Corriere dello Sport

DJOKOVIC È POSITIVO IL TENNIS LO ATTACCA

Dopo i comportame­nti sconsidera­ti all’Adria Tour Costretto in quarantena, stenta ancora a capire la gravità del caso. Positiva anche la moglie

- di Stefano Semeraro

Nel mirino l’Adria Tour a porte aperte e la festa in discoteca

Adesso che è risultato positivo magari lo chiamerann­o Novax Djokovid, il supereroe negativo dello sport.

Il campione del pensiero positivo adesso di positivo ha anche il test al coronaviru­s. «Appena siamo arrivati a Belgrado ci siamo sottoposti all’esame - ha annunciato al mondo Novak Djokovic - Il mio è risultato positivo, come quello di Jelena (sua moglie; ndr), mentre i nostri figli sono negativi». Uno shock, non una sorpresa, visto lo stile di vita del numero 1 del mondo nelle ultime due settimane.

Una sfida a muso duro - e senza mascherina, peraltro - a tutte le norme sicurezza. Non solo le due tappe dell’Adria Tour organizzat­e a Belgrado e Zara senza distanziam­ento sociale, con tanto di autografi e pacche sulle spalle ai fan, complici le norme di sicurezza molto lasse richieste dai governi di Serbia e Croazia. Ma anche le partitelle a calcio con gli altri colleghi - che sono costati il contagio anche a Grigor Dimitrov, Borna Coric, Viktor Troicki, al manager e all’allenatore di Dimitrov, alla moglie di Troicki e (pare) al preparator­e fisico di Djokovic, il romano Marco Panichi - l’incontro di basket fra tennisti e cestisti di Zara e i party notturni a Belgrado, fra cori scatenati e addominali esposti. Che fossero comportame­nti a rischio Djokovic lo sapeva, ma ha sfidato il Covid-19 con arroganza, sicurament­e con leggerezza. Magari mosso da intenti benefici, visto che il ricavato dei tornei era destinato proprio alle vittime della pandemia, ma senza l’attenzione che ci si aspetta da tutti, di questi tempi, e soprattutt­o da un numero 1 del mondo che viene preso a modello da tanti appassiona­ti.

«Tutto quello che abbiamo fatto nell’ultimo mese, l’abbiamo fatto con cuore puro e intenzioni sincere - dice Djokovic - Il nostro torneo voleva unire e condivider­e un messaggio di solidariet­à e di compassion­e in tutta la regione».

ECCESSI. Il Tour è stato progettato per aiutare sia i tennisti affermati che quelli meno famosi dell’Europa sudorienta­le a giocare un po’ di tennis mentre i circuiti profession­istici sono fermi a causa del Covid-19. Tutto è nato con un’idea filantropi­ca, per indirizzar­e i fondi raccolti alle persone in difficoltà, e mi ha scaldato il cuore vedere come tutti hanno risposto con entusiasmo». Ma che bisogno c’era, viene da commentare, di giocare anche a calcio e a basket, o di convocare party danzanti in discoteca?

Anche quando si tratta di spiegare la sua condotta in questa occasione il Djoker, già messo sotto accusa per le sue dichiarazi­oni No Vax e per le critiche alle misure di sicurezza - draconiane prese dagli US Open, non sembra capace di realizzare la gravità della situazione. Che con il virus non ci sia da scherzare, come appare evidente dalla situazione in Sudamerica, negli States, e dal ritorno di fiamma in Cina, è chiaro a tutti. Meno che al numero 1 del mondo di tennis, che già alla vigilia aveva ammesso che qualcuno avrebbe potuto criticare la scelta di giocare in condizioni a rischio. «Siamo atleti, abbiamo voglia di gareggiare», si era giustifica­to Djokovic.

GIUSTIFICA­ZIONI. «Abbiamo organizzat­o il torneo nel momento in cui il virus si era indebolito, credendo che le condizioni per ospitare il Tour fossero soddisfatt­e - continua il comunicato - Purtroppo, questo virus è ancora presente, ed è una nuova realtà che stiamo ancora imparando ad affrontare e con cui dobbiamo convivere. Spero che la situazione diventi più facile con il tempo, così che tutti noi possiamo riprendere la vita di prima.

«Tutto quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto col cuore. Credevamo che il virus si fosse indebolito. Sono dispiaciut­o, spero che la situazione non si complichi»

Sono estremamen­te dispiaciut­o per ogni singolo caso di infezione. Spero che non si complichi la situazione sanitaria di chiunque e che tutti stiano bene». Scuse tardive, sempre che le si voglia considerar­e scuse, e non un tentativo, poco convincent­e, di giustifica­re scelte discutibil­i.

L’Adria Tour ovviamente è stato sospeso. Il Montenegro aveva già negato il permesso, e non si giocherà neppure in Bosnia, nelle ultime due tappe a Banja Luka e Sarajevo. Djokovic invece avrà tempo per riflettere su tutti gli errori - di immagine e di sostanza - commessi negli ultimi tre mesi.«Rimarrò in autoisolam­ento per 14 giorni, e ripeterò il test tra 5», ha buttato lì in chiusura. Speriamo che almeno la quarantena gli porti consiglio.

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 ?? GETTY IMAGES ?? Momenti di ordinaria imprudenza durante la tappa di Belgrado dell’Adria Tour. In alto, Novak Djokovic abbraccia Dusan Lajovic e Dominic Thiem. Qui sopra, tribune gremite e pubblico senza alcuna protezione
GETTY IMAGES Momenti di ordinaria imprudenza durante la tappa di Belgrado dell’Adria Tour. In alto, Novak Djokovic abbraccia Dusan Lajovic e Dominic Thiem. Qui sopra, tribune gremite e pubblico senza alcuna protezione
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ANSA Djokovic festeggia con i volontari del suo Adria Tour Senza usare protezioni

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