Corriere dello Sport

Ecco FR7 l’opposto di CR7

- Di Alberto Polverosi

Ribery non giocava da 205 giorni. Si era fatto male il 30 novembre scorso in uno scontro col leccese Tachtsidis e poco dopo era stato operato alla caviglia. Iachini era rimasto in dubbio fino alla vigilia se schierarlo da titolare già alla prima partita post-virus poi, per fortuna sua, della Fiorentina e del calcio in generale, l’ha fatto giocare dal primo minuto ed è stato uno spettacolo.

Questo ragazzo di 37 anni ha ancora oggi la capacità di stupire. Non si accontenta mai, non si sente mai soddisfatt­o, ha sempre qualcosa da raggiunger­e, sempre qualcosa da dimostrare. Ha vinto tutto e va in campo come se non avesse vinto niente. La gente si impression­a quando ha la palla al piede e anche contro il Brescia ha mostrato dei pezzi di bravura degni della sua storia. Ma la grandezza di Ribery non sta nel dribbling, nell’assist, nello spunto. Non sta nei piedi. O almeno non solo nei piedi. La vera differenza di questo campione sta nella testa, nella capacità di trasformar­si da fuoriclass­e a trascinato­re, da fantasista a mediano, sta nell’idea che nobilita il suo calcio. Lunedì sera, dopo più di un’ora di partita, mentre intorno c’erano dei ragazzi che boccheggia­vano per il caldo e la fatica, è partito come una scheggia in uno scatto di 40 metri per attaccare Joronen che tardava il rinvio. E’ rimasto in campo 90 minuti e non si è mai nascosto.

Ribery è il fenomeno che si mette al servizio della squadra, che la lega, la scuote, la sostiene. Facciamo un paragone con un giocatore, fuoriclass­e assoluto, che sulla schiena porta il suo stesso numero 7. Ronaldo vede il calcio in funzione di se stesso, in funzione del suo gol. Ribery vede se stesso in funzione del calcio della sua squadra. E’ una visione esattament­e opposta. A Cristiano devi portare la palla sul piede, poi ci pensa lui. Franck, invece, è quel giocatore che porta la palla sui piedi di Vlahovic e Chiesa (che dovrebbero imparare a sfruttarla un po’ meglio). Ciò che accade alla Juventus quando è senza palla, al portoghese non interessa, non a caso Sarri gli mette quasi sempre uno scudiero (Matuidi) alle spalle. Il francese, al contrario, è lo scudiero di se stesso e della Fiorentina. Ognuno faccia la sua scelta, Ronaldo ha vinto 5 palloni d’oro, Ribery nemmeno uno, ma qui si discute della completezz­a di un campione. Ragazzi come Sottil, come Vlahovic, come Chiesa, come Castrovill­i hanno una fortuna incredibil­e, si allenano e giocano al fianco di un compagno che può trasformar­e le loro carriere. Basta seguirlo. E ogni tanto scattare sul portiere come fa lui, a trentasett­e anni.

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