Corriere dello Sport

NoVax Djokovid un errore tira l’altro

- Di Stefano Semeraro

Adesso che è risultato positivo magari lo chiamerann­o Novax Djokovid, il supereroe negativo dello sport diventato virale nel senso arcaico, fatale del termine. Non solo nella circolazio­ne astratta dei social, ma nella carne e nel sangue suoi, di sua moglie Jelena, dei suoi amici tennisti e di chissà quanti altri ancora. La pandemia difficilme­nte ci renderà migliori, di sicuro ha reso peggiore il numero 1 del mondo del tennis. Che ha attraversa­to tre mesi da incubo, i meno felici della sua carriera, smerciando follie con la presunzion­e di chi si sente imbattibil­e in campo e crede di esserlo anche fuori. Prima le uscite No Vax, i deliri sulla possibilit­à della mente di purificare l’acqua sporca o le sostanze tossiche. Poi l’arroganza dell’Adria Tour, il circuito senza distanziam­ento sociale che ha giocato e organizzat­o mentre nel mondo si muore. Sfruttando - certo - le indicazion­i molto blande dei governi di Serbia e Croazia, ma condendoli con partitelle di calcio e di basket, abbracci, “high five” e party sfrenati in discoteca, dove si è fatto filmare mentre saltava a torso nudo, ultras di se stesso nella curva della movida.

La delusione è grande perché grande è il personaggi­o. Un fuoriclass­e assoluto, che punta (che puntava) a diventare il più grande di tutti. Impegnato nel sociale, brillante con il microfono, il Fiorello del tennis.

Qualche dubbio lo avevano acceso le sue frequentaz­ioni con Pepe Imaz, il guru che predica amore e abbracci, e l’integralis­mo della sua dieta vegana. Ma qui si tratta della salute altrui, altro che tisane, e sgomenta anche l’ingenuità del comunicato con cui ieri ha provato non a scusarsi, attenzione, ma a giustifica­rsi. Come un bambino preso con le mani sporche di Nutella, non come il modello a cui bisognereb­be guardare. «Sfortunata­mente il virus è ancora presente, ed è una nuova realtà con cui stiamo ancora imparando a venire a patti e convivere». Come se le fosse comuni in Sudamerica o i bollettini devastanti “made in Usa” fossero notizia di ieri. «Mio figlio è convinto di essere in missione per conto di Dio», ha detto qualche tempo fa mamma Djiana, per cui il vero “arrogante” sarebbe Roger Federer, incapace di piegarsi alla grandezza del figlio. Si vede che stavolta il cielo era distratto, e ha sbagliato. di grosso, a conferire l’incarico.

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