NoVax Djokovid un errore tira l’altro
Adesso che è risultato positivo magari lo chiameranno Novax Djokovid, il supereroe negativo dello sport diventato virale nel senso arcaico, fatale del termine. Non solo nella circolazione astratta dei social, ma nella carne e nel sangue suoi, di sua moglie Jelena, dei suoi amici tennisti e di chissà quanti altri ancora. La pandemia difficilmente ci renderà migliori, di sicuro ha reso peggiore il numero 1 del mondo del tennis. Che ha attraversato tre mesi da incubo, i meno felici della sua carriera, smerciando follie con la presunzione di chi si sente imbattibile in campo e crede di esserlo anche fuori. Prima le uscite No Vax, i deliri sulla possibilità della mente di purificare l’acqua sporca o le sostanze tossiche. Poi l’arroganza dell’Adria Tour, il circuito senza distanziamento sociale che ha giocato e organizzato mentre nel mondo si muore. Sfruttando - certo - le indicazioni molto blande dei governi di Serbia e Croazia, ma condendoli con partitelle di calcio e di basket, abbracci, “high five” e party sfrenati in discoteca, dove si è fatto filmare mentre saltava a torso nudo, ultras di se stesso nella curva della movida.
La delusione è grande perché grande è il personaggio. Un fuoriclasse assoluto, che punta (che puntava) a diventare il più grande di tutti. Impegnato nel sociale, brillante con il microfono, il Fiorello del tennis.
Qualche dubbio lo avevano acceso le sue frequentazioni con Pepe Imaz, il guru che predica amore e abbracci, e l’integralismo della sua dieta vegana. Ma qui si tratta della salute altrui, altro che tisane, e sgomenta anche l’ingenuità del comunicato con cui ieri ha provato non a scusarsi, attenzione, ma a giustificarsi. Come un bambino preso con le mani sporche di Nutella, non come il modello a cui bisognerebbe guardare. «Sfortunatamente il virus è ancora presente, ed è una nuova realtà con cui stiamo ancora imparando a venire a patti e convivere». Come se le fosse comuni in Sudamerica o i bollettini devastanti “made in Usa” fossero notizia di ieri. «Mio figlio è convinto di essere in missione per conto di Dio», ha detto qualche tempo fa mamma Djiana, per cui il vero “arrogante” sarebbe Roger Federer, incapace di piegarsi alla grandezza del figlio. Si vede che stavolta il cielo era distratto, e ha sbagliato. di grosso, a conferire l’incarico.