Se l’affare mette agitazione
Nel mondo ideale di Maurizio Sarri la campagna trasferimenti durerebbe pochi giorni, perché «io faccio un altro lavoro» e «il mercato mi annoia». In ritiro si penserebbe solo a lavorare sodo sui movimenti che lui pretende in campo. E alla vigilia di una sfida che può valere un altro allungo in classifica, dopo lo strappo maturato tra lunedì e mercoledì, si penserebbe solo a questo: a scappare via. La stoccata servita a Quique Setién a proposito dello scambio Arthur-Pjanic, praticamente andato in porto, è qualcosa che va oltre l’urgenza del momento. «Non mi è piaciuto quando l’allenatore del Barcellona ha parlato di Pjanic», dice Maurizio, marcando innanzitutto una differenza di stile rispetto al collega blaugrana nell’approccio a una materia delicatissima. Ma è anche la conferma della sua vecchia idiosincrasia per riti e abitudini di questo calcio post-moderno in cui tutto sembra venire prima di ciò che alla fine conta veramente, il campo. E, in definitiva, suggerisce anche un suo dissociarsi da certe scelte della dirigenza determinate non da valutazioni tecniche ma essenzialmente da necessità di bilancio. «Se verrà ceduto sarà per altri motivi», dice a proposito di Miralem, il regista che nei suoi desideri avrebbe dovuto toccare 150 palloni a partita e che forse arriverà davvero a farlo, un giorno. Ma lo farà in blaugrana, nel tempio del tiki-taka.
Gli altri motivi di cui Sarri parla sono noti a tutti: si chiamano plusvalenze. Quella che realizzerà la Juve (con un minimo esborso avrà in cambio un giocatore più giovane) e quella che realizzerà il Barcellona, costretto quest’estate a fronteggiare la crisi indotta dal Covid-19: al mercato del baratto, si sa, servono operazioni come questa per sistemare i conti.
Un’estate fa Sarri, nel bel mezzo dell’ICC, aveva definito «imbarazzante» l’ultima fase del mercato della Juve, costretta a trattare le cessioni di potenziali titolari per non doverli escludere dalla lista Uefa. Ora dovrà convivere con un altro incubo: giocarsi tutto, scudetto e Champions, mentre intorno a lui continuerà ad agitarsi un mercato perpetuo. La fase degli accordi preliminari, di solito concentrata a giugno e a campionati già conclusi, andrà avanti sino al 31 agosto, senza vincoli, turbando anche le vigilie europee. E poi si spalancherà la finestra ufficiale (1 settembre-4 ottobre), più breve ma perfettamente sovrapposta alla preparazione estiva che ciascuno potrà permettersi e alle prime giornate di campionato. Toccherà farsene una ragione.