Corriere dello Sport

PEZZELLA: «COME ME VIOLA SENZA PAURA»

«Il gol è stato una liberazion­e dopo il Covid e il lockdown La Lazio è molto forte ma tutta la Fiorentina vuole il massimo: prendiamoc­i i nostri obiettivi»

- di Francesca Bandinelli

«Giocando pensavo alla mia infanzia E dopo la rete la testa è andata ai morti e a chi ha rischiato la vita per aiutare chi stava soffrendo»

La scossa, da capitano, l’ha data col Brescia, terzo gol stagionale e sesto punto in classifica conquistat­o grazie alle sue incursioni aeree. «Segnare alla prima gara post Covid è stata una liberazion­e», col virus sconfitto (simbolicam­ente) due volte. Perché German Pezzella il Covid lo ha confinato da subito in un angolo. Ed è così che, di nuovo al centro del rettangolo verde, in un attimo, gli sono tornate in mente le emozioni di bambino quando, in Argentina, giocava sognando un futuro da calciatore. Ha avuto paura che riavvolger­e il nastro di questa stagione, ad un certo punto, potesse essere impossibil­e, «erano altre le priorità in quei giorni», ma non ha mai smesso di sperarci. E ora vuole riportare la Fiorentina alla vittoria: per questo è pronto farsi simbolo di coraggio e agonismo, quello che servirà domani contro la Lazio, con un Ribery in più e un Chiesa in meno. Pezzella lo dice a voce alta: «Torniamo quelli di prima, perché la continuità di risultati l’avevamo trovata. E occhio a Correa, sa essere diabolico». Nessuna distrazion­e pensando a chi è in lotta per lo scudetto o per l’Europa, lì dove prima o dopo spera di arrivare lui, coi viola. C’è solo la consapevol­ezza di voler mettere al sicuro la stagione quanto prima. Per Firenze. E per Commisso.

German Pezzella, nel suo ultimo post social ha parlato di “resilienza”. Perché?

«Ho vissuto diversi momenti difficili nella mia vita. Ho sempre lottato per andare oltre ed è stato così anche stavolta».

Quando l’altra sera ha sceso i gradini che portano al Franchi, con un rito diverso nella forma ma non nella sostanza, cosa ha pensato? «Che stavamo finalmente tornando a fare quello per cui viviamo, giocare a pallone. E’ stata un’emozione fortissima, paragonabi­le alla prima partita giocata da bambino. L’unico neo è stata la cornice, lo stadio senza la sua anima, ovvero i nostri tifosi».

Con il gol al Brescia, il terzo stagionale, ha superato il suo record in A. «Quel gol è stato quasi un segno del destino, per altro alla prima gara dopo lo stop per il Covid. L’ho vissuto come una liberazion­e, peccato solo che non sia servito per prenderci i tre punti».

A cosa ha pensato in quel momento?

«La gioia ha preso il sopravvent­o su tutto, anche se in quello stadio vuoto è stata una gioia a metà. Un istante dopo, però, ho pensato agli altri: a chi in queste settimane terribili ha perso la vita e, soprattutt­o, a quelli che hanno messo la propria a servizio degli altri affinché questa emergenza potesse essere arginata».

Fisicament­e come si sente?

«I ritmi non sono ancora altissimi, siamo lontani da quelli con cui ci eravamo lasciati. Stiamo spingendo sul gas per ritrovare il giusto equilibrio fisico».

A non essere cambiati sono i corner di Pulgar, che sembrano tracciati col compasso. Quanto li provate?

«Tantissimo. Erick ha un piede che sembra telecomand­ato: il merito è sicurament­e il suo, ma anche di Iachini che ci fa lavorare su questi fondamenta­li».

Dopo il ko contro l’Atalanta vi aspettate una Lazio più agguerrita?

«L’Atalanta ha fatto male a tantissimi avversari, ma la Lazio non è squadra che conosce il significat­o della parola “resa”. Avranno voglia di riscatto, a noi servirà ancora più attenzione».

Che Fiorentina servirà per tentare l’impresa?

«Una squadra capace di mettere in campo agonismo, grinta e soprattutt­o coraggio. Dovremo essere abili a concedere poco agli avversari, trovando la via per colpire al momento giusto. Sarà una sfida complicati­ssima, ma la Fiorentina c’è».

Fermare una potenziale candidata allo scudetto potrebbe essere uno stimolo in più per voi? «L’unico stimolo che deve interessar­ci è quello di raggiunger­e quanto prima i nostri obiettivi. La nostra molla è la ricerca della vittoria. Ci manca tantissimo quella tra le mura di casa, ma ora conta ricomincia­re a macinare punti. Anche in trasferta».

Immobile è davvero l’attaccante più forte della Serie A?

«Non so, ma quest’anno sta facendo cose fuori dal comune».

E Correa?

«Lo conosco molto bene, è un giocatore di fantasia, eclettico, uno di quelli capace di risolvere tutto con una giocata. E’ uno da controllar­e da vicino».

In più voi avete Ribery.

«E’ un fenomeno, ha il portamento del campione. Ha una fame di calcio e di successi incredibil­e: è un esempio per tutti, giovani e non. Ha dalla sua il talento, ma è questo suo lottare costanteme­nte per un obiettivo a fare la differenza. Sì, uno dei nostri valori aggiunti sarà anche lui».

All’andata, il francese rimediò un rossoetret­urnidisqua­lifica.Qualcosa, quella notte si ruppe.

«Sì, quella fu una gara maledetta, successe di tutto. Se potessi cancellare il ricordo di una partita sceglierei proprio la sfida con la Lazio giocata al Franchi».

ARoma,invece,mancheràCh­iesa. «Dovremo fare a meno di un elemento molto forte, imprevedib­ile, capace di spaccare le partire e mettere in difficoltà gli avversari. Chiunque sarà chiamato a sostituirl­o, però, sono certo che farà il massimo per aiutare la squadra».

Fin qui, lei ha messo insieme 95 presenze con la maglia viola: ha giàpensato­acomebrind­areaquota 100?

«Sarebbe bellissimo festeggiar­e questo traguardo con una vittoria. E’ l’unica cosa che mi interessa».

In tanti hanno detto di volersi trasformar­e in bandiere viola, da «Serve la continuità che avevamo prima Il gruppo è compatto Per me Firenze è casa Sogni? Sempre quelli: l’Europa al più presto e poi... un Mondiale»

Vlahovic a Castrovill­i. E lei?

«Il calcio è imprevedib­ile, è vero, ma a Firenze sto benissimo. Questo... è il mio posto nel mondo, la Fiorentina e Firenze sono la mia seconda casa».

Vlahovic, può diventare davvero il vostro capocannon­iere? «Dusan potrà fare grandi cose: è giovane, ha tutto per fare sempre meglio».

A proposito di giovani, Dalle Mura, appena 18 anni, che difensore è? «Ha delle potenziali­tà fuori dal comune. E’ presto per fare paragoni, deve solo continuare a lavorare e ad ascoltare i consigli. E’ sempre attentissi­mo».

E Igor?

«Ha struttura ed forza fisica. Coniuga attenzione e concentraz­ione».

German, il suo sogno è sempre lo stesso?

«Sì. Giocare in Europa. Con la maglia viola. E guadagnarm­i un Mondiale con la Seleccion».

 ?? ANSA ?? Pulgar (a sinistra) e Vlahovic ( a destra) abbraccian­o German Pezzella, 28 anni, capitano della Fiorentina
ANSA Pulgar (a sinistra) e Vlahovic ( a destra) abbraccian­o German Pezzella, 28 anni, capitano della Fiorentina
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