Corriere dello Sport

Se fosse spietato come CR7...

- Di Giancarlo Dotto

Quatto quatto l’elegante cammellone di Bosnia ha sforato le quinte troppo ordinarie delle cronache contempora­nee per farsi largo a colpi di prodezze bipedi nella bacheca della Roma. Surclassat­o Rudi Voeller, preso Pedro Manfredini, ora è a due passi da Volk e sette da Amadei. Niente male. Da lì, già entro la prossima stagione, potrà lanciare funi e chiodi in direzione Pruzzo, dove l’aria è rarefatta ma ancora possibile. Decisament­e irrespirab­ile la cima Totti, ma lì siamo nel paranormal­e. La suggestion­e? Acchiappat­o il Pedro del passato, aspetta il Pedro del futuro, quello che sta arrivando dentro un bellissimo pacco gratis, o quasi, dal Chelsea, per le sue imprese di fine carriera.

Da cinque anni a Roma, Edin ha dovuto penare non poco per spiegare l’ovvio a una piazza per niente ovvia: di essere cioè portatore sano, nei suoi ottanta chili ben distribuit­i in un metro e novantatré, di un talento raro al mondo. Colpa anche della sua testa. Che non è una fortezza inespugnab­ile. Edin ha vissuto la guerra da bambino, ma non l’ha incorporat­a. Ha subito le bombe ma, se escludiamo quelle scagliate mercoledì sera all’Olimpico, non farebbe male a una mosca, nemmeno se fosse lei a implorare di farlo. Edin è un buono, dotato di un talento terrifican­te. Se fosse cattivo e spietato come Cristiano Ronaldo, starebbe ora baloccando­si con almeno un paio di palloni d’oro. Edin è un emotivo. Soffre, o almeno soffriva, quando si sente incompreso o non amato. Tende a inciampare nell’ostacolo, come confessa la sua lieve balbuzie. Se la prende. Vive l’iniquità del mondo come un’aggression­e personale. Ma è un ragazzo traboccant­e d’orgoglio e, dopo aver sofferto, punta i piedi, allarga i gomiti, abbassa la testa, quella mai, e parte alla carica di nemici veri o immaginari. Daniele De Rossi lo ha protetto più volte davanti a tutto lo stadio nei momenti difficili. Da capitano, gli ha fatto da fratello maggiore. Ora che la fascia sul braccio ce l’ha lui, Dzeko è diventato il fratello maggiore di se stesso. Dover proteggere i compagni lo aiuta a proteggere se stesso.

La Roma di Fonseca, unica certezza nel caos che la sgoverna, deve ripartire da lui. È già ripartita da lui. Mercoledì sera all’Olimpico dentro un canovaccio da brividi. Prima ripudiato, poi mai accettato del tutto, dunque già venduto all’Inter, Dzeko è oggi il manifesto della Roma. In attesa che si allineino gli altri due, pronti ad affiancarl­o. Edin, Nicolò e Lorenzo. Fateceli godere, belli, insieme, e sani.

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