Se fosse spietato come CR7...
Quatto quatto l’elegante cammellone di Bosnia ha sforato le quinte troppo ordinarie delle cronache contemporanee per farsi largo a colpi di prodezze bipedi nella bacheca della Roma. Surclassato Rudi Voeller, preso Pedro Manfredini, ora è a due passi da Volk e sette da Amadei. Niente male. Da lì, già entro la prossima stagione, potrà lanciare funi e chiodi in direzione Pruzzo, dove l’aria è rarefatta ma ancora possibile. Decisamente irrespirabile la cima Totti, ma lì siamo nel paranormale. La suggestione? Acchiappato il Pedro del passato, aspetta il Pedro del futuro, quello che sta arrivando dentro un bellissimo pacco gratis, o quasi, dal Chelsea, per le sue imprese di fine carriera.
Da cinque anni a Roma, Edin ha dovuto penare non poco per spiegare l’ovvio a una piazza per niente ovvia: di essere cioè portatore sano, nei suoi ottanta chili ben distribuiti in un metro e novantatré, di un talento raro al mondo. Colpa anche della sua testa. Che non è una fortezza inespugnabile. Edin ha vissuto la guerra da bambino, ma non l’ha incorporata. Ha subito le bombe ma, se escludiamo quelle scagliate mercoledì sera all’Olimpico, non farebbe male a una mosca, nemmeno se fosse lei a implorare di farlo. Edin è un buono, dotato di un talento terrificante. Se fosse cattivo e spietato come Cristiano Ronaldo, starebbe ora baloccandosi con almeno un paio di palloni d’oro. Edin è un emotivo. Soffre, o almeno soffriva, quando si sente incompreso o non amato. Tende a inciampare nell’ostacolo, come confessa la sua lieve balbuzie. Se la prende. Vive l’iniquità del mondo come un’aggressione personale. Ma è un ragazzo traboccante d’orgoglio e, dopo aver sofferto, punta i piedi, allarga i gomiti, abbassa la testa, quella mai, e parte alla carica di nemici veri o immaginari. Daniele De Rossi lo ha protetto più volte davanti a tutto lo stadio nei momenti difficili. Da capitano, gli ha fatto da fratello maggiore. Ora che la fascia sul braccio ce l’ha lui, Dzeko è diventato il fratello maggiore di se stesso. Dover proteggere i compagni lo aiuta a proteggere se stesso.
La Roma di Fonseca, unica certezza nel caos che la sgoverna, deve ripartire da lui. È già ripartita da lui. Mercoledì sera all’Olimpico dentro un canovaccio da brividi. Prima ripudiato, poi mai accettato del tutto, dunque già venduto all’Inter, Dzeko è oggi il manifesto della Roma. In attesa che si allineino gli altri due, pronti ad affiancarlo. Edin, Nicolò e Lorenzo. Fateceli godere, belli, insieme, e sani.