Corriere dello Sport

Sport di contatto, è caos. Spadafora: Intervenga il governo

Dopo il no alla ripresa delle attività, il ministro scrive a Conte «Il parere sembra decontestu­alizzato dalla realtà dei fatti e impone ulteriori sacrifici economici. Le valutazion­i non spettano solo al Cts ma a chi comanda»

- Di Alberto Dolfin

Gli sport di contatto alzano la voce. Il blocco arrivato in extremis mercoledì sera dal Cts ha fatto infuriare i presidenti di tutte le Federazion­i, che ieri avrebbero voluto festeggiar­e la tanto agognata ripartenza dopo il lungo stop a causa della pandemia e che, invece, hanno dovuto ricomincia­re la battaglia per sostenere i diritti dei propri tesserati. Tra i primi si era sfogato Giorgio Scarso, numero uno della Federscher­ma, di ritorno dal giro dei ritiri delle Nazionali azzurre che hanno già avuto il via libera per gli assalti: un semaforo verde che per ora resta soltanto per gli schermidor­i di alto livello. Le Federazion­i di pallavolo, pallacanes­tro e pallamano hanno espresso in coro il loro disappunto con una nota congiunta in cui, hanno chiesto risposte rapide e concrete, sottolinea­ndo «tutta la delusione per un veto che blocca ulteriorme­nte, non solo l'attività sportiva delle rispettive discipline, bensì la grande maggioranz­a dello sport italiano».

Lo scontento serpeggia anche nel mondo del calcetto, che già pregustava la ripresa nella giornata di ieri. Al contrario, le uniche due regioni in cui si gioca sono la Puglia (da ieri in seguito al decreto regionale del presidente Michele Emiliano) e la Sicilia (dove si è ripreso già da sabato scorso).

Si sollevano anche le Federazion­i degli sport individual­i. Così il presidente del taekwondo, Angelo Cito: «Ci devono essere motivazion­i scientific­he a noi sconosciut­e che hanno portato ad autorizzat­e delle attività che comportano un assembrame­nto di persone e dunque un rischio di contagio sicurament­e ben più elevato di quello che potrebbe verificars­i durante un allenament­o di taekwondo o di scherma, dove il contatto quando si verifica è limitato a pochi secondi, senza considerar­e il fatto che gli atleti indossano anche i dei caschetti che li proteggono. Rischiamo di essere penalizzat­i su tanti fronti e vedere i ragazzi optare per altre discipline con meno limitazion­i, senza contare il problema degli atleti di alto livello che non possono combattere e allenarsi appieno in vista di Tokyo. Così come c’è pericolo che chiudano definitiva­mente centinaia di migliaia di Asd, che hanno valenza sportiva e sociale su tutto il territorio nazionale, spesso nelle aree più disagiate del Paese».

Anche Vittorio Lai, presidente della Federboxe, ha chiesto lumi sulla nobile arte: «La Fpi si sta impegnando a fondo per contribuir­e alla ripresa piena e totale dell’attività, facendosi portavoce dell’intero movimento pugilistic­o nazionale, a garanzia e tutela di ogni singola realtà territoria­le». Sull’onda del malcontent­o diffuso, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza, cominciand­o così la lettera: «Il recente parere del Comitato Tecnico Scientific­o sullo sport di contatto sembra decontestu­alizzato dalla realtà dei fatti e prefigura ulteriori sacrifici a migliaia di operatori del mondo sportivo. So bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziam­ento, ma non credo si possa prescinder­e dall’osservazio­ne empirica di quanto accade sotto i nostri occhi. Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni così intransige­nti... Del resto le valutazion­i non spettano solo al Cts ma al Governo». La palla ora passa al Governo.

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In attesa dell’ok per la ripartenza gli sport di contatto tra cui il calcetto
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