Sport di contatto, è caos. Spadafora: Intervenga il governo
Dopo il no alla ripresa delle attività, il ministro scrive a Conte «Il parere sembra decontestualizzato dalla realtà dei fatti e impone ulteriori sacrifici economici. Le valutazioni non spettano solo al Cts ma a chi comanda»
Gli sport di contatto alzano la voce. Il blocco arrivato in extremis mercoledì sera dal Cts ha fatto infuriare i presidenti di tutte le Federazioni, che ieri avrebbero voluto festeggiare la tanto agognata ripartenza dopo il lungo stop a causa della pandemia e che, invece, hanno dovuto ricominciare la battaglia per sostenere i diritti dei propri tesserati. Tra i primi si era sfogato Giorgio Scarso, numero uno della Federscherma, di ritorno dal giro dei ritiri delle Nazionali azzurre che hanno già avuto il via libera per gli assalti: un semaforo verde che per ora resta soltanto per gli schermidori di alto livello. Le Federazioni di pallavolo, pallacanestro e pallamano hanno espresso in coro il loro disappunto con una nota congiunta in cui, hanno chiesto risposte rapide e concrete, sottolineando «tutta la delusione per un veto che blocca ulteriormente, non solo l'attività sportiva delle rispettive discipline, bensì la grande maggioranza dello sport italiano».
Lo scontento serpeggia anche nel mondo del calcetto, che già pregustava la ripresa nella giornata di ieri. Al contrario, le uniche due regioni in cui si gioca sono la Puglia (da ieri in seguito al decreto regionale del presidente Michele Emiliano) e la Sicilia (dove si è ripreso già da sabato scorso).
Si sollevano anche le Federazioni degli sport individuali. Così il presidente del taekwondo, Angelo Cito: «Ci devono essere motivazioni scientifiche a noi sconosciute che hanno portato ad autorizzate delle attività che comportano un assembramento di persone e dunque un rischio di contagio sicuramente ben più elevato di quello che potrebbe verificarsi durante un allenamento di taekwondo o di scherma, dove il contatto quando si verifica è limitato a pochi secondi, senza considerare il fatto che gli atleti indossano anche i dei caschetti che li proteggono. Rischiamo di essere penalizzati su tanti fronti e vedere i ragazzi optare per altre discipline con meno limitazioni, senza contare il problema degli atleti di alto livello che non possono combattere e allenarsi appieno in vista di Tokyo. Così come c’è pericolo che chiudano definitivamente centinaia di migliaia di Asd, che hanno valenza sportiva e sociale su tutto il territorio nazionale, spesso nelle aree più disagiate del Paese».
Anche Vittorio Lai, presidente della Federboxe, ha chiesto lumi sulla nobile arte: «La Fpi si sta impegnando a fondo per contribuire alla ripresa piena e totale dell’attività, facendosi portavoce dell’intero movimento pugilistico nazionale, a garanzia e tutela di ogni singola realtà territoriale». Sull’onda del malcontento diffuso, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza, cominciando così la lettera: «Il recente parere del Comitato Tecnico Scientifico sullo sport di contatto sembra decontestualizzato dalla realtà dei fatti e prefigura ulteriori sacrifici a migliaia di operatori del mondo sportivo. So bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento, ma non credo si possa prescindere dall’osservazione empirica di quanto accade sotto i nostri occhi. Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni così intransigenti... Del resto le valutazioni non spettano solo al Cts ma al Governo». La palla ora passa al Governo.