Corriere dello Sport

Ricordate quando Agnelli disse che l’Atalanta non era degna di Champions?

- Rado il Figo, gmail.com

circolazio­ne, un’intensa vita vissuta soprattutt­o per la sua metà d’Abruzzo: se si spostava fino a Governolo doveva essere importante. Anche lì, quella sera, una cena, non della mamma, dell’intero paese, e quante chiacchier­e, quanti ricordi, quanto lambrusco, che notte quella notte. Poi silenzio. Fino in fondo. L’avessi incontrato ierlatro, sarebbe rinato uno di quei dialoghi dell’assurdo che facevamo non con comodo, mi accucciavo dietro la porta, durante l’allenament­o, e continuavo a fare domande le cui risposte rimandava puntualmen­te a fine campionato. Gli avrei detto: «Sai che devi cambiare cognome? Negri non si può più dire, rischi una denuncia». E lui, naturalmen­te: «A fine campionato ti dirò». Volete mai che possa dimenticar­e un uomo come William? O pensarlo morto? No. È sempre la prima parola della canzone più bella, «Negri, Furlanis, Pavinato...». Niente lacrime. È sempre vivo.

Caro Cucci, si è ripreso (almeno momentanea­mente) a giocare, dando una parvenza di normalità alla vita quotidiana, per cui vorrei tornare alle parole di Agnelli pre-blocco. Parlo, ovviamente, della riflession­e sulla presenza dell’Atalanta in Champions League a scapito della Roma; ebbene, se sulla “legittimit­à” dei bergamasch­inelmassim­otorneoper club, si sono spese repliche e difese (di parte), mi pare che nessuno abbia scorto l’attacco al fair play finanziari­o, tanto sorprenden­te provenendo da un paladino del calcio come attività redditizia...

Gentile lettore, mi sono tolto la curiosità di andare un po’ oltre il suo pseudonimo. Salvo il ricordo della gaffe agnelliana, il resto lo sottoporrò a un esperto.

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