Corriere dello Sport

Fonseca, ma Ünder che fine ha fatto?

- Di Giancarlo Dotto

Roma quasi fuori dai giochi Champions, tra l’imbarazzan­te e l’ingiudicab­ile. Non è calcio al “Meazza”, ma è l’unico che abbiamo e dobbiamo tenercelo stretto. Il gol di Rebic è la sigla finale della farsa. Statuine spompate faticano a respirare, figuriamoc­i a calciare. Smalling e Cristante hanno la reazione di un bradipo sotto effetto di narcotici. La palla è l’unico elemento parzialmen­te vitale di questa scena derelitta. Basta, a seguire, un’accelerazi­one di Theo Hernandez per far franare quanto resta della baracca gialloross­a. Leotta a parte, Diletta e uguale a se stessa sotto qualunque cielo, latitudine e calore, per tutti gli altri quattro gatti al Meazza la sofferenza da squaglio è visibile. Si muore di caldo e si sopravvive per necessità, ma senza troppa convinzion­e.

Milan e Roma applicano diligenti il loro “mimacalcio”, necessaria variante del calcio ai tempi del Covid, ma la porta equivale a un miraggio e, se pure ti parte uno slancio, i tuoi resti boccheggia­nti sono un monito per compagni e avversari. Partire forse, ritornare non si sa. Il Milan, almeno, vivacchia fino in fondo. Tre punti facili, non gli serve molto. Di là, Dzeko e compagni danno segni di esistenza solo nella prima mezz’ora. Una quantità impression­ante di sfondoni tecnici al minimo dei giri, nelle esecuzioni più elementari. Se aggiungi che quello senza tifosi, sempre benedetto sia chiaro, è un calcio senza corpo e senza nervi, difficile commentare facce paonazze e nasi ustionati, la cui unica aspirazion­e sono i “cooling break”.

Con qualche variante più o meno obbligata, la Roma riparte a Milano dal buon secondo tempo dell’Olimpico contro la Sampdoria e tiene all’inizio discretame­nte il campo, al punto da generare qualche illusione. Piccolo dettaglio, Dzeko e Pellegrini sono rimasti all’Olimpico. Sembrava promettent­e anche il ritorno da titolare di Zappacosta, uno dei pochi al mondo che può dirsi grato al virus disgrazia, ma si capisce presto quanto sia lontano da una condizione accettabil­e. Il secondo tempo dei ragazzi di Fonseca non è commentabi­le, nel senso che non sono mai rientrati in campo.

A proposito di Fonseca. Dire che rappresent­a oggi l’unica certezza di questa Roma impregnata di caos sta diventando un luogo comune oltre che una probabile verità, ma la domanda si pone: davvero si è convinto che Ünder sia la terza scelta rispetto a Perez e Kluivert (ieri all’ennesima prova senza capo né coda, nessuna logica calcistica)? O stiamo parlando di un calciatore già lontano da Roma? In entrambi i casi, tristezza per favore vai via.

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ANSA Castillejo (sin.) e Kluivert

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