Dal ranch di Rossi alle gare “vere” il cross è di moda
Non solo passione: ai piloti serve per allenare soprattutto i riflessi
Dovizioso, Viñales, Petrucci, Rea, Marquez, prima di loro Melandri. Dovendo scegliere i migliori “crossisti” tra i protagonisti dell’asfalto, sarebbero questi i candidati per il podio. Perché si tratta di piloti nati fuoristradisti il cross è una palestra utile per il controllo della moto, in particolare della derapata – diventati assi della velocità.
RIFLESSI. L’utilità dell’allenamento nel fuoristrada anche per chi corre in pista è diventata di moda soprattutto nell’era del dominio statunitense nella 500, con piloti cresciuti sulla terra del Dirt Track. E nel presente è una necessità, dato che le giornate di test in circuito sono contingentate, e l’allenamento in palestra e in bicicletta soddisfa soltanto una parte delle necessità di un pilota. Tra le quali manca l’allenamento sui riflessi. L’eccezione in questo è Cal Crutchlow, ciclista mancato (si allena spesso con Mark Cavendish) e poco avvezzo agli allenamenti off-road, ma soltanto perché “sulle moto da fuoristrada sono davvero penoso...” ha ammesso.
E così, il Ranch di Tavullia e la struttura catalana di Rufea sono diventate i centri d’allenamento di Rossi e della VR46 Academy e dei fratelli Marquez. Mentre la riapertura del kartodromo di Pas de la Casa, ad Andorra, ha reso necessario smistare il traffico, vista l’invasione di piloti della MotoGP residenti nel principato per girare con le Supermotard.
RISCHI. I rischi legati al fuoristrada sono evidenti, se è vero che il 2019 della MXGP (la MotoGP del Cross) ha visto quasi tutti i big saltare almeno tre gare a causa di infortuni. Di fronte a moto sempre più estreme, i salti possono fare persino più paura della velocità e delle staccate a 300 orari su asfalto. E tanti protagonisti della MotoGP hanno rimediato infortuni tra sterrati, buche e salti: Rossi si fratturò una gamba tre anni fa facendo Enduro, a Miller capitò facendo Trial. E ancora Marquez, Rins, Rea fino allo scafoide rotto di Lorenzo facendo Dirt Track a Verona.
AUTO E MOTO. Dovizioso e la Ducati, che l’ha autorizzato, erano consapevoli dei rischi, ma la necessità di nuove sfide a volte è più forte. Dovi sapeva che i rischi si amplificano in gara, con la presenza di altri piloti forse ancora più disposti a sgomitare per ben figurare di fronte al grande nome. E il fatto che l’incidente di ieri sia stato in “autonomia”, non è una consolazione.