Corriere dello Sport

UNITÀ DI CRISI MA FONSECA NON RISCHIA

Alla squadra vengono concesse delle attenuanti Il feeling tra la società e l’allenatore per ora non vacilla L’idea è continuare insieme anche nella prossima stagione

- Di Roberto Maida

Sono bastate due partite. Anzi una, quella pessima contro il Milan. Nell’incenerito­re di allenatori chiamato Trigoria, una sola esibizione inadeguata diventa un motivo di frustrazio­ne da addebitare al tecnico. In questo caso tocca a Paulo Fonseca, ottavo allenatore dei nove anni della Roma americana, accettare il gioco delle critiche: del resto la sua media punti tra campionato e coppe, fino a questo momento, è inferiore rispetto al concession­ario del progetto precedente, ovvero Eusebio Di Francesco: 1,70 contro 1,79.

FIDUCIA. Ma il rapporto tra Fonseca e la Roma è solido, almeno per ora. Fonseca e la sua famiglia si trovano benissimo a Roma e consideran­o il club molto più organizzat­o e profession­ale rispetto allo Shakhtar Donetsk, nonostante le tante magagne interne. E Fienga, in qualità di plenipoten­ziario, intende onorare il contratto (biennale con opzione di rinnovo), rendendosi conto che non avrebbe senso vanificare un altro investimen­to su un allenatore soltanto perché i risultati (di gioco e di punti) non sono arrivati nell’immediato.

CALMA. Se potesse, Fonseca chiederebb­e un po’ di pazienza ai suoi detrattori. Le attenuanti in fondo non gli mancano: la squadra che gli ha affidato Petrachi è stata assemblata frettolosa­mente a stagione già iniziata. Inoltre, due titolari importanti come Zaniolo e Zappacosta sono venuti meno aggiungend­osi all’emergenza infortuni che già aveva creato problemi in autunno. Però è innegabile che la Roma, mantenendo il monte ingaggi al terzo posto della Serie A nonostante l’esclusione dalla Champions, puntasse a tornare subito nel salotto buono per poter sfoggiare il vestito migliore. Era questa la missione affidata al sarto Fonseca. L’obiettivo rimane aritmetica­mente possibile, tra campionato ed Europa League, ma perde di consistenz­a giorno dopo giorno, anche grazie allo straordina­rio rendimento di Lazio e Atalanta, che sulla carta (degli stipendi) non partivano davanti alla Roma.

INSISTERE. Ma non per questo Fonseca si è arreso. Anzi, ieri ha invitato la squadra a riprendere velocement­e quota. Perché per rispetto dei tifosi la Roma non può perdere anche il quinto posto. E perché in fondo la sconfitta di San Siro nasce da errori individual­i che si dovevano evitare: ad esempio il gol di Rebic, che ha deciso la partita, nasce da un retropassa­ggio scellerato di Zappacosta a 40 metri dalla porta. Ma Fonseca, come ha spiegato ai giocatori, è convinto che in altri tempi Cristante avrebbe saputo rimediare allo sbaglio del compagno, con un contrasto più convinto sull’avversario. Solo che il grande caldo, e la scarsa condizione fisica generale (che tuttavia dai dati non risulta), ha impedito lo sforzo di cancellazi­one dell’errore.

IL TURNOVER. L’altra critica che è stata mossa a Fonseca sul tribunale social riguarda i tanti cambi di formazione tra una partita e l’altra e le sostituzio­ni effettuate nel secondo tempo, con la rinuncia piuttosto strana a Cengiz Ünder che è vicinissim­o al Napoli. Partiamo dal secondo elemento. Ünder ha avuto molti problemi fisici in questa stagione e dal punto di vista tattico non svolge il lavoro che Fonseca chiede agli esterni nel 4-2-3-1. Entra poco dentro al campo e in fase difensiva fatica. E’ questo il motivo per il quale non lo considera essenziale per il suo gioco, anche se l’estate scorsa lo aveva utilizzato come titolare nelle prime partite. Quanto al turnover, composto di sei giocatori, Fonseca ha notato dopo la vittoria sulla Sampdoria che alcuni giocatori faticavano a camminare. Tra questi Kolarov, che era stanchissi­mo. Dzeko invece aveva un tempo nelle gambe, non di più. Così come Mkhitaryan e Pellegrini. Sono rimasti in campo più del previsto proprio perché aiutassero la Roma a vincere. Ora, pensando all’Udinese, potrebbero pagare il sovraccari­co (a parte Pellegrini che è squalifica­to), specie in prospettiv­a della successiva partita a Napoli che assomiglia a uno spareggio per il quinto posto.

VARIANTE. Intanto Fonseca continua ad abituare la squadra ai concetti della difesa a tre, già attiva in fase di impostazio­ne. Come già si era visto contro la Sampdoria, ma anche in altre partite prima dello stop, Veretout si abbassa come centrale difensivo di sinistra per dare più soluzioni in uscita. E’ la ragione per cui Fonseca ha invertito le posizioni dei due centrali: Smalling adesso parte a destra, Mancini a sinistra. Quando comincia l’azione, Mancini agisce da regista arretrato avendo piedi educati, con Smalling e Veretout che si aprono per fornire una plausibile linea di passaggio. In futuro Fonseca intende investire sulla difesa a tre. E l’imminente arrivo di Pedro, a lui gradito, non è in contraddiz­ione con l’idea. Pedro potrà giocare anche trequartis­ta, oppure falso nove al posto di Dzeko.

Ieri Paulo ha parlato ai giocatori: sul primo gol la colpa è anche di Cristante

La sua variante tattica: la Roma ora imposta sempre a 3 con Mancini regista

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LAPRESSE Paulo Fonseca 47 anni il tecnico portoghese è alla prima stagione con la Roma

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