Pieri: «Ci fosse stata la possibilità Fabbri avrebbe tolto il rigore...»
L’ex arbitro internazionale, oggi opinionista alla Rai, certo: la “chiamata” unica soluzione «Il challenge la via più breve per liberare le mani al VAR: oggi il penalty su Caicedo non può essere materia per una revisione E il protocollo spesso diventa un
Tiziano Pieri è stato arbitro internazionale in serie A, figlio d’arte (il papà Claudio è stato un talent scout eccezionale, una volta appeso il fischietto al chiodo). Oggi è opinionista alla Rai, le sue analisi degli episodi da moviola passano però da quel filtro che non può sparire per chi ha fatto l’arbitro. Non la semplice analisi, tout court, ma la spiegazione vista con gli occhi di un (ex) direttore di gara.
Pieri, abbiamo ritrovato un campionato stravolto, diverso da come lo avevamo lasciato: niente tifosi, niente pathos da stadio, tutti distanziati. Eppure le polemiche non mancano mai...
«Sono l’unica certezza, se mi permettete la battuta, ma fa parte del calcio: tante volte sono un alibi per trovare una giustificazione, l’arbitro fa da parafulmine. La coppa Italia sembrava avesse dato sicurezze importanti, ma Orsato, Rocchi e Doveri danno al momento quelle garanzie che gli altri non possono dare, inevitabile che ci siano polemiche».
Campionato tirato, tanti verdetti ancora in ballo.
«Per gli arbitri sarà dura, ogni episodio che può determinare una posizione per la salvezza o per la corsa allo scudetto sarà vivisezionato. E poi, la verità: di errori ce ne sono stati tanti. Penso a Genova, a Brescia, a Lazio-Fiorentina, certo, e Bologna-Juve. Alcuni potevano essere evitati dal VAR, altri no con questo protocollo».
Commisso vuole il challenge. «E’ l’unica soluzione per slegare le mani al VAR, chi dice che il protocollo si può bypassare viola le regole. E gli arbitri non possono violarle. E’ l’unica soluzione nel breve, una chiamata per tempo, più che sufficiente, evita le chiamate pretestuose. Se la chiedi e hai ragione, te ne resta sempre una, altrimenti l’hai bruciata. La Fiorentina avrebbe potuto chiedere il challenge, mandando Fabbri a rivedere l’azione. E secondo me il rigore lo avrebbe tolto».
Si dirà: troppe interruzioni «Ma in caso contrario ci sarebbero troppi errori. Rizzoli s’era già fatto portavoce insieme alla Federcalcio di poter sperimentare questa soluzione. Se non c’è, non è certo colpa degli arbitri italiani».
Altra accusa: sembra sempre più una moviola in campo. «Lo spirito iniziale era quello di scongiurare un gol di mano come quello di Maradona ai Mondiali dell’86, o come il colpo di Henry che ha promosso la Francia ai Mondiali 2010, o rivedere la manata di Danilo a La Gumina, per rimanere all’ultima giornata. Bisogna trovare il modo di evitare che si assegnino calci di rigori come quello di Caicedo. Ci vuole il challenge».
Polemiche parafulmine per le società, il VAR può esserlo per gli arbitri?
«No, il protocollo è l’alibi dietro il quale molti arbitri si nascondono, è successo anche di recente. Lazio-Fiorentina è un caso limite. Servono VAR di personalità e nel gruppo di lavoro degli arbitri della CAN devono esserci allenatori, calciatori. Gli arbitri sono al servizio del calcio».
Siamo alla vigilia di un momento cruciale per l’AIA, la decrescita degli arbitri italiani passa anche da lì. Le elezioni sono vicine ....
«Nicchi dovrebbe prendere esempio da Tommasi: ha fatto i suoi mandati, ora manda avanti gli uomini che sono cresciuti con lui. Se l’attuale presidente dell’AIA pensa che non ci sia nessuno in grado di sostituirlo dopo tre mandati e mezzo, allora vuole dire che si è circondato di persone sbagliate. Magari sono impaurite, più che sbagliate. Ma lui avrebbe comunque fallito e dovrebbe dimettersi».
«Troppi errori, Rizzoli ha pochi arbitri sui quali poter contare Serve personalità»