Corriere dello Sport

BARELLI: LA CRISI? COMINCIA ADESSO

Il presidente della Fin e una ripartenza che si sta rivelando molto complicata «Chi riapre lo fa in perdita, servono ancora aiuti: altrimenti scordiamoc­i i nuovi Paltrinier­i e Pellegrini»

- Di Paolo de Laurentiis

C’ è ripartenza e ripartenza. Quella del calcio, ad esempio, in pompa magna a dispetto dei disfattist­i di profession­e, è sotto gli occhi di tutti: interessi economici enormi sono stati difesi e tutelati a spada tratta perché è soprattutt­o da lì che il movimento si foraggia. Quella degli altri sport invece rischia di apparire per quello che non è: molte federazion­i hanno riavviato l’attività di vertice ma la base del movimento è in una bolla che rischia di scoppiare. Gli impianti stentano, molti hanno sempliceme­nte rinunciato a riaprire. Cosa fa in questa situazione un presidente di Federazion­e?

«Fa quello che può - spiega Paolo Barelli, numero uno della Federnuoto - con grande rispetto per chi è in difficoltà».

La crisi non è finita.

«La prospettiv­a non è rosea. Il paese ha mille difficoltà, forse le conseguenz­e ancora non le percepiamo. Ci sono settori come turismo e commercio che sono in ginocchio. E’ normale che lo sport soffra nello stesso modo se non di più».

Perché?

«Perché chi riapre adesso un impianto deve fare i conti con un 70% in meno di incassi e sarà così almeno fino a settembre».

Il calcio ha trovato la sua strada. «Gravina ha fatto bene a insistere, il mondo del calcio può permetters­i percorsi diversi rispetto a tutti gli altri sport. A noi è dispiaciut­o fermarci ma è stata una scelta inevitabil­e»

Il mondo del nuoto riparte dai campionati italiani ad agosto.

«Non è esatto. Vengono prima 20 campionati regionali, per noi contano di più quelli e infatti come Federazion­e saremo noi a sostenerne i costi per più di un milione. I regionali sono un messaggio importante per tutto il movimento. Per chi è riuscito a ripartire e per chi ci sta ancora provando. In tanti sono a rischio chiusura. Il governo ha fatto molto ma non basta: l’accesso al credito resta complesso così come i contributi a fondo perduto. Prendiamo poi i 600 euro per i collaborat­ori sportivi: coprono due, tre mesi. Ma poi deve esserci un gestore di impianti che deve di nuovo essere in grado di pagare i collaborat­ori altrimenti la filiera non si riavvia. Ma il ministro Spadafora ha preso a cuore il problema che ora conosce bene. Però va aiutato a reperire fondi a favore degli impianti sportivi perché se falliscono e non riaprono possiamo dire addio all’attività motoria nel nostro Paese. E la prima a essere cancellata sarà l’attività agonistica. Ci potremo scordare i nuovi Pellegrini, Paltrinier­i, Cagnotto»

Perché lo sport fatica così tanto? «L’Italia è un paese anomalo che si affida in sostanza al volontaria­to sportivo. All’estero ci sono impianti pubblici gestiti dai comuni, lo sport lo fai anche o soprattutt­o nelle scuole. Da noi la prima soluzione per trovare nuove aule è occupare le palestre... Questo è il rapporto che c’è tra lo sport e la scuola. E lo dico senza polemica, non è un discorso di appartenen­za politica, sto solo fotografan­do la realtà».

Torniamo ai campionati italiani «Saranno gare dal significat­o soprattutt­o simbolico: chi si sta allenando merita di avere un obiettivo. Vogliamo far vedere che esistiamo. Abbiamo riaperto i centri federali che soffrono gli stessi problemi degli altri impianti, andremo avanti fino a quando sarà possibile»

Ad agosto si gareggia, a settembre si vota.

«E mi meraviglio di chi si meraviglia. Nel 2016 l’assemblea elettiva è stata a settembre e sarà così anche quest’anno: il 5 , nella tribuna autorità dello stadio olimpico per rispettare il distanziam­ento sociale. Sono le regole, c’è lo statuto della Fina (la federazion­e internazio­nale di nuoto, ndr) che è chiarissim­o. Quattro anni sono quattro, non possono diventare cinque. Trovo originale che qualcuno si sorprenda quando vengono rispettate le regole».

C’è un erede di Barelli?

«Com’è che si dice? Morto un papa se ne fa un altro... Ma in questo momento di grande crisi c’è da completare un percorso di riavvio. Poi sono sicuro che in futuro ci saranno dirigenti capaci in grado di prendere il mio posto. Ma se un dirigente è bravo io me lo terrei a vita, senza vincoli di mandato. Non stiamo parlando di un’attività remunerati­va. Una federazion­e, tra l’altro, dal punto di vista legale è un’associazio­ne privata. Ci sono aspetti costituzio­nali da considerar­e»

Barelli candidato alla presidenza del Coni?

«Lo escludo. Anche perché oggi la realtà dello sport viene seguita in altri ambiti: c’è un ministero, c’è sport e salute. Se oggi la situazione è questa, posso pensare che in ambito Coni siano stati fatti degli errori...»

C’è sul tavolo anche la riforma dello sport.

«Spadafora ha ereditato una legge delega e un compito molto delicato. Deve in poco tempo emanare decreti per la riforma radicale dello sport. Gli argomenti sono tanti: la distinzion­e tra profession­ismo e dilettanti­smo, il lavoro sportivo. Lo aspetta un compito difficile perché lo sport in Italia poggia sull’attività delle società sportive, fragili economicam­ente e caratteriz­zate dall’impegno di dirigenti per lo più volontari. Quindi il nostro mondo si regge sulla passione di migliaia persone che vanno sostenute, per continuare ad essere il motore senza costi dello sport nel paese».

«Le nostre elezioni a settembre, sono le regole. Mi meraviglio di chi si meraviglia»

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BARTOLETTI Paolo Barelli, 66 anni, presidente della Federnuoto
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ANSA Barelli con Gregorio Paltrinier­i e Gabriele Detti (25 anni)

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