Corriere dello Sport

I punti qualità

- Di Ivan Zazzaroni

Quando ti dimentichi dell’assenza del pubblico vuol dire che il cospicuo capitale emotivo del calcio non è andato disperso e che il campionato ha un senso compiuto, nonostante qualcuno continui a ripetere che è tutto diverso, un’altra cosa. Non è un altro calcio: è ancora quello di Dybala e Immobile, di Cristiano e Luis Alberto, della Juve e della Lazio, protagonis­te assolute di una stagione prima strappata e poi ricucita, pur se con tanta fatica.

Molto del merito va attribuito alla Lazio, impegnata nell’inseguimen­to di una Juve in sensibile crescita e, quel che più conta, abituata alle fughe in solitario, da otto anni vincenti. Una Lazio che ha fatto suo lo slogan di Simona Ventura, torinista della prima ora, “crederci sempre, arrendersi mai”: non si concede la resa neppure quando - come è accaduto ieri dopo appena cinque minuti la partita prende l’indirizzo sbagliato. Non è stata ammaliante, nell’occasione, ma la sua voglia inesausta di tenere in vita il sogno si è fatta sicurezza e generosità: per ottanta minuti ha occupato la metà campo del Toro. Che è stato pessimo, troppo trattenuto, bloccato sul vantaggio trovato su rigore e incapace di assistere Belotti che si è sfiancato nel tentativo di allungare la squadra. Troppe zone opache, troppa attenzione tattica (è una mia impression­e) e poco coraggio: Meité e Rincon si sono impegnati prevalente­mente nella prima protezione.

Luis Alberto, Radu e Acerbi i più lucidi e in partita, oltre la sufficienz­a Patric, sempre presente a se stesso Milinkovic. Mi sono piaciuti meno gli esterni Jony e Lazzari, che hanno – sì – garantito l’ampiezza, preoccupan­dosi eccessivam­ente di assicurare l’equilibrio più che di incidere favorendo la superiorit­à numerica – insistita, ad esempio, la palla indietro di Lazzari, al quale concedo l’attenuante dello sfinimento da allungo.

Ciò che si apprezza maggiormen­te di questa Lazio, nella quale si avverte l’assenza di Leiva e Lulic, è il senso di responsabi­lità, la gestione dei tempi, la consapevol­ezza del momento che ispira in particolar­e Immobile, ventinove gol in altrettant­e partite; un Immobile ancora distante, per condizione generale, dalla versione pre-sospension­e, eppure in grado di risolverla ugualmente.

Sabato sera, contro il Milan, Inzaghi, al quale mancherann­o tanto Ciro quanto Caicedo, squalifica­ti, sarà costretto a ridefinire attacco e strategia. Ipotizzo Milinkovic avanzato insieme a Correa. Non credo alla fantasia Bastos, anche se...

Ho tenuto per ultima la Juve, anche per un’urgenza di originalit­à: a Marassi ha giocato da sola, e benissimo, mostrando per la prima volta una condizione da Champions e esaltando la regia di Bentancur, la sconfinata grandezza di Ronaldo e soprattutt­o il talento di Dybala, capace di aprire le ultime tre gare (Bologna, Lecce e, appunto, Genoa) con il piede benedetto da Dio. Un anno fa Paulino era stato inserito nella lista dei partenti, per una serie di motivi che abbiamo più volte elencato è rimasto, facendo registrare un’enorme plusvalenz­a di culo. Inelegante, ma chiaro.

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GETTY Rodrigo Bentancur, uruguaiano, 23 anni, alla Juve dal 2017

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