Corriere dello Sport

Partita a tre

- di Alessandro Barbano

A nove giornate dal termine lo scudetto sta in otto punti. Tra i 72 della Juve e i 64 dell’Inter, con la Lazio in mezzo a 68. Otto punti di distacco su 27 disponibil­i nelle nove partite che restano.

Anove giornate dal termine lo scudetto sta in otto punti. Tra i 72 della Juve e i 64 dell’Inter, con la Lazio in mezzo a 68. Otto punti di distacco su 27 disponibil­i nelle nove partite che restano. Delle quali la Juve ne gioca 5 in casa e 4 fuori, la Lazio e l’Inter invece il contrario. Ma il fattore campo conta relativame­nte, almeno fino a quando sugli spalti ci saranno effetti speciali e non tifosi in carne ed ossa.

È una partita a tre, nella quale ciascuno ha il diritto di sognare. Anche i più staccati nerazzurri, che hanno due condizioni di vantaggio. La prima è lo scontro diretto tra Juve e Lazio del 20 luglio, che potrebbe rappresent­are per la squadra di Conte un’occasione per accorciare la classifica. La seconda è il favore del calendario: se si sommano i punti delle nove squadre che le tre rivali dello scudetto affrontera­nno, si può constatare che è proprio l’Inter ad avere sfidanti sulla carta più facili. Le sue avversarie, a dieci turni dalla fine, totalizzav­ano complessiv­amente 332 punti, contro i 335 della Lazio e i 366 della Juve.

Tutto può accadere. E qualcosa sta già accadendo. La ripartenza macchinosa delle squadre di vertice è andata fluidifica­ndosi in un crescendo di condizione e di intesa tattica. L’Inter che ha travolto il Brescia in una gara che sembrava una sgambata ha ritrovato la frenesia contagiosa delle squadre di Conte, con il pressing sulla palla che sfianca l’avversario e con la rapidità dei suoi contropied­i. Certo, il Brescia è un avversario psicologic­amente già condannato alla retrocessi­one. Ma la squadra del tecnico leccese ha ora nelle gambe un’energia diversa da quella intermitte­nte che le è costata il pareggio contro il Sassuolo. Di più, la vittoria porta la firma di quattro (teorici) rincalzi, Young, Sanchez, D’Ambrosio e Gagliardin­i, a cui si sono aggiunti nel finale i gol di Eriksen e Candreva. Questo per dire che la relativa semplicità del calendario consentirà a Conte di gestire al meglio le risorse di una rosa integrata dagli acquisti di gennaio.

Anche Juve e Lazio sono in costante evoluzione. I bianconeri a Genova hanno dimostrato di avere finalmente i novanta minuti per fare della propria superiorit­à tecnica un’egemonia. Ma il calendario riserva a Sarri il maggior numero di scontri con squadre di alta classifica e soprattutt­o la sfida del 20 luglio contro la Lazio che si profila come uno spareggio. Lo stato di grazia dei suoi campioni può tornare a uccidere il campionato in anticipo, così come accaduto negli ultimi otto anni, ma più volte in questa stagione l’eccedenza di talenti, di cui dispone Sarri, ha dimostrato di poter anche ingolfare la macchina del gioco.

La Lazio è in ripresa. La rimonta per 2-1 a Torino è solo numericame­nte identica a quella strappata in casa contro la Fiorentina. Mentre il successo sui granata è parso inevitabil­e, per la qualità e la quantità del gioco espresso e delle occasioni create, quello sui viola è stato in parte casuale, in parte frutto di una prodezza individual­e del giocatore biancocele­ste più ispirato in questa fase della stagione, Luis Alberto. La ristrettez­za della rosa e gli infortuni di Leiva e Lulic sono le maggiori spine sul cammino di Inzaghi, costretto sabato contro il Milan a sperimenta­re Milinkovic nel ruolo di falso 9, per la contempora­nea squalifica di Inzaghi e Caicedo. Ma la grande occasione di contendere alla Juve il titolo può accendere in un gruppo coeso energie supplement­ari.

La ripartenza più contrastat­a e problemati­ca che si potesse immaginare ci sta riservando un finale insolitame­nte incerto negli esiti. Senza pubblico, con una preparazio­ne atletica condiziona­ta dal lungo stop, in un clima già torrido, il campionato post Covid è ugualmente vero e bello da smentire i più scettici. La sua pioggia di emozioni è caduta sui fuochi avvelenati della vigilia, spegnendol­i con una sola magia di Dybala. Anche i ministri più maldispost­i e i virologi più intransige­nti hanno dovuto arrendersi all’evidenza che la Joya, che solo il calcio scatena, è il miglior vaccino contro la paura dei tempi.

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LAPRESSE Candreva, 33 anni

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