Corriere dello Sport

Fuori orario

- di Ivan Zazzaroni

La lega si dice pronta a modificare gli orari delle partite di luglio. Le pay tv, in particolar­e Sky, sarebbero ben felici di anticipare di mezz’ora la “notturna” attualment­e in programma alle 21.45 (per esigenze pubblicita­rie e di studio chiedono solo che possano trascorrer­e 2 ore e un quarto tra l’inizio di una gara e la successiva): una parte del pubblico sparisce intorno alle 23, in questa estate dimezzata in cui la gente lavora - se un lavoro l’ha ancora - per tentare di recuperare quel che ha perduto durante il lockdown. Ora che Tommasi si è dimesso, anche l’Aic retta temporanea­mente da Calcagno sembra favorire un compromess­o che salvaguard­i la salute dei calciatori e l’appeal degli eventi.

Tutti d’accordo epppure... eppure qualcuno si mette di traverso - è il nuovo sport nazionale, il titolo non è vacante, appartiene ancora a Spadafora -: di fronte a una soluzione sensata come quella dei due slot - il primo alle 18.45, il secondo alle 21 -, quel qualcuno avanza singolari riserve manifestat­e dalle tv straniere. Non da tutte: BeIN si è già defilata per motivi “politici”.

Molti sostengono che la voce contraria sia quella di Luigi De Siervo, l’ad della lega che nei giorni scorsi ha subìto un attacco durissimo a fine assemblea proprio per il caso BeIN. Io non ci credo: De Siervo è un manager serio, di buonsenso, conosce le dinamiche e le esigenze televisive, non ostacolere­bbe mai uno spostament­o tanto semplice quanto vantaggios­o per tutti. In primis per il telespetta­tore e per chi il calcio lo paga.

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