Le scelte di Nicchi dividono gli arbitri
Trentalange lascia il settore tecnico: possibile candidato alla presidenza Aia
«Grazie dell’offerta, preferisco fare un passo indietro». Da ieri Alfredo Trentalange non è più presidente del settore tecnico dell’AIA. Il segreto di Pulcinella, sapevano tutti che sarebbe finita così. Lo sapeva anche Marcello Nicchi, il presidente, che fino all’ultimo ha provato ad offrirgli “carta bianca” (avete presente quelle trattative di mercato in cui, per pochi fuoriclasse, i presidenti sono pronti a concedere il foglio sul quale mettere la cifra?) pur di evitare di trovarselo di fronte fra qualche mese. Perché è chiaro che la rottura (attenzione, di tutta l’AIA: all’interno del Comitato Nazionale ci sono molte anime e affatto concordi, anche le insospettabili) lascia presagire che sarà proprio l’ex internazionale di Torino il possibile candidato alternativo alla presidenza, da 11 anni (tre mandati e mezzo) nelle mani di un solo uomo (ma non c’è nulla di epico). Offerte, anche se non soprattutto economiche, che Trentalange ha rispedito al mittente, troppo distanti le sue idee da quelle dell’attuale governance che dopo 11 stagioni non ha prodotto alcun arbitro di vertice, tanto che corriamo il rischio concreto (per non dire la certezza) di non averne uno ai prossimi Mondiali, in Qatar, nel 2022. Che ha quasi azzerato i talenti della nostra scuola arbitrale (basta scorrere l’elenco degli ultimi vent’anni per capire a che punto siamo arrivati).
LA MOSSA. Posto che è bizzarro pensare che il management di un’azienda importante (gli arbitri per il mondo del calcio) scelga i suoi vertici prima delle elezioni (in caso di cambio della guardia, il nuovo si troverebbe nei ruoli chiave persone non scelte da lui, senza arrivare a ipotizzare uno scenario a quel punto favorevole per l’urna), lo strappo si è consumato ieri, anche se ha avuto dei prodromi nella serata (romana) di martedì. Nel corso del Comitato Nazionale è stato ratificato quanto successo nell’ultimo CN, quando la divergenza fra i due s’era fatta concreta e palese. La classica goccia, la necessità (secondo Trentalange) di conservare la formazione arbitrale anche durante il lockdown, che aveva chiuso in campionasempre ti Dilettanti ma non la A, B e C; per Nicchi, invece, tale necessità non era «più impellente» e ai campionati professionistici ci avrebbero pensato le «rispettive commissioni». Il motivo: evitare che altre persone potessero usare il ruolo per apparire: già, le elezioni...
RINUNCIA. Con queste premesse, e con le proroghe che il CN ha stabilito, ad esempio, per gli organi disciplinari dell’AIA (evidentemente il differimento vale per molti, ma non per tutti), Alfredo Trentalange ha preferito fare un passo indietro. Il suo destino si sarebbe comunque compiuto sabato, quando verranno ufficializzate le scelte in merito alle cariche tecniche (ma sempre senza A, B e C). Non avendo firmato quel “foglio in bianco”, al suo posto al Settore Tecnico
dovrebbe andare (andrà) Matteo Trefoloni, attuale commissario della CAN D (pare che anche col campionato sospeso, lui durante il lockdown potesse continuare a fare formazione ai suoi arbitri) e, ovviamente, uomo vicino a Nicchi. La ridi ieri da parte dell’ex arbitro internazionale di Torino (a livello economico, ballano 520mila euro, tanto prende in quattro anni ad esempio il designatore della serie B) ha lasciato il Comitato Nazionale nel gelo. Alimentando i dubbi e i dissapori fra i suoi componenti.
CALO. Fra le altre cose, ieri l’AIA ha certificato la sua debacle: rispetto alla stagione 2018-19, ci sono stati 554 nuovi arbitri in meno (piena crisi di vocazione), pari al 12,1%.
All’ex internazionale di Torino offerto un ruolo “in bianco” pur di non candidarsi
Certificata anche la crisi della base arbitrale: -554 nuovi direttori di gara