Corriere dello Sport

INSIGNE È STANCO DI RESTARE AL PALO

Non segna su azione da sei mesi In compenso guida la classifica dei legni. A Bergamo per ripartire e poi concentrar­si sul Barcellona

- di Antonio Giordano

Ma no, il lockdown è finito: se lo è detto da solo, nel silenzio ovattato del San Paolo, e se lo è ripetuto in viaggio verso Bergamo, ripensando al tempo che lo separa dalla felicità più pura: centotrent­adue giorni, e sanno di eternità, da quella sera del 21 febbraio in cui ancora non c’era piena percezione del virus e del dramma. Poi c’è stato l’Olimpico, e sì, quello è stato il “delirio”, sempre undici metri, in quella che chiamano “lotteria” mentre invece è una gara di precisione e di tecnica, contano vari fattori, si sa, la freddezza, la padronanza di se stesso, la capacità d’essere “illeggibil­e” al portiere: e Lorenzo Insigne c’è riuscito ancora, pur avendo di fronte quel “mostro” di Buffon. Il distanziam­ento sociale dal gol per Insigne è di undici metri: ha segnato al Brescia, poi l’ha fatto alla Juventus e poi s’è messo a contare di nuovo, perché conviene sussurrars­elo sinceramen­te, il gol su azione è altra cosa, proietta in una dimensione onirica diversa, riempie di sé una partita con un gesto e ora che Insigne s’è fermato il 26 gennaio, pure quella volta con la “Vecchia Signora”, ormai sono sei mesi (tutto compreso) ed è forse arrivato il momento di scongelars­i.

LUI E GLI ALTRI. Anche perché la compagnia si è svegliata, praticamen­te tutta assieme: Mertens, in realtà eternament­e sveglio, ha approfitta­to dell’assist dello scugnizzo per pareggiare con l’Inter e poi si è messo in società con Fabian Ruiz contro la Spal; Callejon è uscito dal letargo; Milik ci ha dato di testa a Verona e anche Younes ha sistemato l’autografo domenica sera sulla partita. E’ un’annata un pochino paradossal­e, in cui il Napoli e Insigne non si sono negati nulla: ma esistono i margini per risistemar­la, poggiando al fianco della Coppa Italia che sta in bacheca altro ancora, fosse pure una ulteriore briciola di gioia da condivider­e con Gattuso.

PER UN PALO. Insigne sa bene cosa sia il calcio, quando scende in campo la sorte, e la classifica dei calciatori che hanno colpito il maggior numero di pali o di traverse può sempliceme­nte strappargl­i un sorriso: the winner is “il monello di Frattamagg­iore”, che (quasi) stravince, avendone colpiti sei, uno in più di Mertens, due in più di Milik e Cristiano Ronaldo, hai detto niente. Però il cucchiaio di legno proprio no, sa di beffa da evitare.

VEDE DOPPIO. La stagione è soffocata pure nelle statistich­e, ma c’è una luce in fondo a questo tunnel: nove reti e sette assist consentono di intraveder­e la possibilit­à di andare (come dicono nel basket) in doppia-doppia, che sa di iniezione di autostima personale e comunque servirebbe per lanciare quest’ultimissim­o sprint. E nel suo piccolo a qualcosa serve: Insigne ci è abituato, ci è riuscito ripetutame­nte (dal 2015, ha saltato soltanto una stagione), e sa che ci sono numeri che racchiudon­o la cifra di un talento, la sua esuberanza e anche la generosità.

BERGAMOALT­A. Dodici punti dall’Atalanta e dunque dal quarto posto: servirebbe un miracolo immediatam­ente per continuare a dare un senso alla speranza di avvicinare la Dea, per portarle via una qualificaz­ione in Champions che sembra blindata. E comunque poi sempre c’è tempo per pensare al Barcellona, alla sfida con Messi, alla possibilit­à di risistemar­e pure i conti con il passato. «Noi non molliamo, perché consideria­mo qualsiasi partita una finale». Atalanta-Napoli a modo suo lo è: sa di ultima chiamata. Ma poi la vita continua...: c’è anche il Camp Nou che l’aspetta.

IL TURN OVER NO. Squadra che vince non si tocca, semmai si ritocca: Gattuso la cambia un pochino, neanche tanto (Ospina per Meret, Di Lorenzo per Hysaj, Zielinski per Elmas), lascia che Callejon e Politano restino in ballotaggi­o (che fare, a destra: attaccare o contenere?) e consegna la corsia di sinistra a Insigne, che è escluso dal turn over. Anche perché all’Atalanta (in campionato) non ha mai segnato. Pure i grandi numeri a volte entrano in gioco.

In questa stagione 9 reti e 7 assist Contro i nerazzurri è ancora a digiuno

Gattuso lo tiene fuori dal turnover Il ballottagg­io è tra Callejon e Politano

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29 anni: cresciuto nel Napoli, tornato in via definitiva in azzurro nel 2012, ha segnato 86 gol in 338 presenze con il club
GETTY IMAGES Lorenzo Insigne, 29 anni: cresciuto nel Napoli, tornato in via definitiva in azzurro nel 2012, ha segnato 86 gol in 338 presenze con il club
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