Corriere dello Sport

Calcio femminile e sostenibil­ità: la sfida di Calcagno

- di Giorgio Marota

«I calciatori, nel periodo dell’emergenza, hanno dato un grande esempio di profession­alità e dobbiamo ripartire da qui». Umberto Calcagno non ci sta a far passare gli atleti da privilegia­ti, come vengono generalmen­te considerat­i, e difende a spada tratta la categoria motore del sistema. Il vice presidente dell'Assocalcia­tori, di fatto, parla già da presidente anche se il suo attualment­e è solo un ruolo da traghettat­ore. Damiano Tommasi si è dimesso lunedì, ma le votazioni per scegliere il suo successore si sarebbero tenute a fine aprile se non ci fosse stata la pandemia. Da tre giorni il processo è tornato improvvisa­mente ad accelerars­i, anche se la data per le nuove elenuncia zioni (previste tra la fine di settembre e la fine di ottobre) non è stata ancora ufficialme­nte fissata. Da regolament­o vanno convocate con 60 giorni d’anticipo.

DIMISSIONI. L’addio di Tommasi – che qualcuno valuta come determinat­o anche dalle incomprens­ioni in seno al consiglio direttivo – ha scosso il sindacato ma, di fatto, il mandato era giunto al termine e i due sfidanti per la succession­e, il campione del mondo Marco Tardelli e lo stesso Calcagno, da mesi sono in piena campagna elettorale scambiando­si accuse e controaccu­se. Dopo le fatiche del lockdown - dalla richiesta di fermare il campionato a marzo alla voglia di riprendere, passando per il taglio degli stipendi e gli orari delle partite (l'Aic ha preteso di non giocare i campionati di pomeriggio a causa del caldo) - ieri il presidente ad interim è intervenut­o ai microfoni di Radio Punto Nuovo.

PARLA CALCAGNO. «Concorro per il prossimo quadrienni­o – ha ricordato – Dobbiamo tenere assieme tanti mondi diversi, il nostro modo di operare è cambiato rispetto a quando c'erano solo i profession­isti con noi. Abbiamo tante scadenze, guardando alle tutele per chi vive di sport, per dilettanti che sono profession­isti di fatto». Calcagno, da anni, ha a cuore i diritti del calcio femminile, insieme al quale ha sostenuto le prime battaglie in tempi non sospetti. Poi sono arrivati il boom mediatico del Mondiale 2018, gli investimen­ti dei club di Serie A maschili, la forte opera di sensibiliz­zazione delle calciatric­i e, giusto la scorsa settimana, una promessa arrivata dalla Federcalci­o al termine di un consiglio federale nel quale è stato stabilito che il profession­ismo in rosa si farà dalla stagione 202223. «Dobbiamo tutelare il mondo delle ragazze che sono profession­iste di fatto – ha ribadito Calcagno, che aspetta a cantare vittoria – c'è la nuova sostenibil­ità dei campionati e che non riguarda solo le squadre ed i calciatori. Assieme alla Lega Pro ed al mondo dilettanti­stico dobbiamo capire come procedere».

SUPER CHAMPIONS. Dialogo con le componenti e diritti da riconoscer­e: sembrano queste le due strade da seguire. La prossima idea, invece, è già sul tavolo: «Dobbiamo riflettere sulla nuova Champions e parlare di una competizio­ne che si gioca nel weekend e quanto cambierebb­e un format con 14 gare e non 6 per le squadre che vi prendono parte». Sarebbe una sorta di "Super Champions", con un numero maggiore di squadre e di partite. Una rivoluzion­e totale se pensiamo al calendario a cui siamo (o eravamo) abituati. Senza dimenticar­e che, spiega Calcagno, «bisogna tutelare gli sportivi e non solo gli interessi economici».

«Dobbiamo tenere insieme tanti mondi e tutelare gli sportivi non solo gli interessi»

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