Corriere dello Sport

JUVE E LAZIO CHI RESISTE?

Un mese al traguardo senza soste: vincerà chi resta in piedi tra assenze squalifich­e e condizione Lo scudetto diventerà un duello di resistenza Stessi giocatori (18) impiegati: per Inzaghi ben 10 a tempo pieno Sarri ruota tra centrocamp­o e attacco. Pesano

- Di Fabrizio Patania

Persino Sarri, qualche giorno fa, si lamentava. «Esclusi i portieri, sono rimasto con 14 giocatori». A Marassi, mica male, nell’ultima mezz’ora ha inserito Douglas Costa, Ramsey e Higuain. Li sta allenando e scaldando in attesa del confronto scudetto, fissato il 20 luglio all’Allianz. Inzaghi, al suo posto, salterebbe dalla gioia sino a sbattere la testa sul soffitto. Djavan e Andrè Anderson, ex Salernitan­a, nel giro di una settimana sono diventati i primi cambi e sembra già un miracolo vedere Jordan Lukaku, dopo due anni di interventi chirurgici, riabilitaz­ioni e fugaci apparizion­i, sprintare negli ultimi 15-20 minuti di partita. Agli infortuni si sono aggiunte le squalifich­e di Caicedo e Immobile, è rimasto solo Correa in attacco per provare a battere il Milan sabato all’Olimpico. Un’altra montagna da scalare con gli uomini contati.

GESTIONE. Vince chi resta in piedi. Lo scudetto della resistenza si giocherà sul recupero degli infortunat­i, sul filo dei minuti da dividere, sui cambi di qualità: non a caso i gol nell’ultima mezz’ora di partita si sono moltiplica­ti. Pesano, eccome, le panchine: freschezza e lucidità per contrastar­e i crampi. Inzaghi, rimasto senza alternativ­e, è disperato ma può contare sull’entusiasmo e sulle feroci motivazion­i del gruppo: la Lazio, spinta da un’energia interiore infinita, si sta dimostrand­o più forte dell’emergenza. Sino a quando continuerà a vincere, combatterà la stanchezza. Il dubbio resta: potranno durare un altro mese senza riposo Luis Alberto, Acerbi e Milinkovic? La Juve, per tradizione societaria e carriera dei suoi giocatori, è abituata a vincere i campionati sotto pressione, anche di “corto muso”, come amava ripetere Allegri, usando la metafora ippica. Basta un punto di vantaggio (ora ne ha 4) per portare a casa il titolo ed entrare nell’albo d’oro, i bianconeri lo sanno, la differenza è sottile. Sarri, con il suo meraviglio­so Napoli, collassò al Franchi di Firenze dopo aver quasi completato la rimonta all’Allianz Stadium grazie al gol di Koulibaly.

PRECEDENTE. Inzaghi può confidare nell’esperienza maturata da centravant­i nello squadrone di Cragnotti. La Lazio scavalcò la Juve di Ancelotti, complice il diluvio di Perugia, all’ultima giornata. Meno 9 da recuperare a 8 turni dal traguardo, erano ancora 5 a sole 3 partite dalla 34ª (nonostante il colpo al Delle Alpi firmato Simeone). I bianconeri persero a Verona prima di soffrire con il Parma (1-0, pareggio annullato a Cannavaro da De Sanctis) e crollare al Curi. Simone, rispetto al suo maestro Eriksson, gestisce molta meno ricchezza. Uno scudetto così entrerebbe realmente nella storia del calcio italiano e non ci sarebbero precedenti o quasi, tolto forse il Verona di Bagnoli. Il Cagliari di Scopigno, la Lazio di Maestrelli e la Sampdoria di Boskov erano in partenza squadre potenziali da scudetto. Il paragone con il Duemila è improponib­ile, ma la lezione a Formello è conosciuta: non è mai finita.

CARTELLINI. Inzaghi immaginava un altro tipo di volata. Dopo Lulic, ha perso Luiz Felipe e non ha ancora recuperato Leiva. Si è fatto male Marusic, ci sono dubbi su Cataldi, ha perso anche Adekanye e Moro, le baby punte di scorta. Acerbi e Lazzari, due titolariss­imi, in diffida. Sarri non ha impiegato Rugani, Chiellini non sta ancora bene, Alex Sandro si è fatto male e sono fuori in tre (Khedira, De Sciglio, Demiral). La Coppa Italia, però, si è rivelata un bel rodaggio. Anche la Juve deve stare attenta ai cartellini: Bentancur, Cuadrado, De Ligt e Dybala sono in diffida.

DIVERSITA’. Inzaghi e Sarri, dalla ripresa del campionato, hanno impiegato lo stesso numero di giocatori (18) in tre partite ma la differenza è profonda. Guardate la tabella in pagina con presenze e minuti. Strakosha, Patric, Acerbi, Radu, Lazzari, Jony, Parolo, Luis Alberto, Milinkovic e Immobile hanno giocato quasi a tempo pieno: sono 10 su 11 titolari più Correa e Caicedo. Ben sei giocatori sono sotto la soglia dei 60 minuti. Nella Juve, tolto il blocco difensivo, Sarri ha ruotato tra centrocamp­o e attacco. Sta tenendo Matuidi di scorta, ha rilanciato Rabiot e Bernardesc­hi, si scalda Douglas Costa. Solo in 4 non hanno toccato i 60 minuti in tre partite: due sono Muratore e Olivieri (promossi dall’Under 23), gli altri due si chiamano Ramsey e Higuain...

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Maurizio Sarri allena la Juve dalla scorsa estate e va a caccia del suo primo titolo in Italia
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