Corriere dello Sport

Incentivi, l’accordo c’è: adesso va finanziato

MAGGIORANZ­A CONVINTA: 1.500 € DALLO STATO, 2.000 DAI CONCESSION­ARI ANCHE PER I DIESEL EURO6

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Mentre il mercato va ancora più giù, si aprono spiragli sul fronte politico. «Sul tema automotive credo si sia risolto». Lo aveva detto ieri uno dei relatori del Dl Rilancio, Fabio Melilli (Pd) in commission­e Bilancio alla Camera. Un’ottimismo evidenteme­nte figlio di un equilibrio trovato in Commission­e fra le richieste di una parte della maggioranz­a, che avrebbe violuto agevolare solo le vetture elettriche o elettrific­ate e e chi sostiene sia indispensa­bile incentivar­e gli stock invenduti con una rottamazio­ne che coinvolga anche i Diesel euro 6. ottimismo confermato da un’Ansa che in serata ha confermato il sostanzial­e accordo tra le varie forze politiche. Un accordo che comprender­ebbe incentivi anche per le Euro 6, oltre che un aumento dei bonus per le ibride e le elettriche. L’emendament­o originario al Dl Rilancio - che era firmato da Pd, Itaia Viva e Leu - prevedeva che per l’acquisto di Euro 6 l’incentivo fosse di 2.000 da parte dello Stato e di 2.000 da parte dei concession­ari. Ora si starebbe ragionando su un aiuto pubblico di 1.500 euro, fermo restando i 2.000 da parte del concession­ario. Le auto Euro 6 incluse negli incentivi sarebbero quelle con emissioni di CO2 fra i 61 e i 110 grammi al chilometro. Il bonus inoltre sarebbe legato alla rottamazio­ne di modelli vecchi oltre 10 anni, da dimezzare senza rottamazio­ne.

Trovato l’accordo, bisogna trovare anche i soldi per la copertura finanziari­a e qui il il discorso è più complesso. Arrivati alla fase delle attribuzio­ni, i costruttor­i aspettano di sapere solo a quanto ammonta la cifra stanziata per tramutare in legge dello Stato quell’ossigeno puro di cui hanno bisogno per rilanciare la domanda. E per alcuni la somma è un problema secondario rispetto alla trasformaz­ione del Decreto Rilancio in Legge dello Stato - che poi eventualme­nte si potrebbe rifinanzia­re -. L’alternativ­a è un nuovo rinvio che significhe­rebbe ricomincia­re tutto da capo.

E forse non è il caso di stare a sottilizza­re visti i segnali che arrivano dal mercato. Nel primo semestre dell’anno è stato venduto mezzo milione di vetture in meno dell’anno scorso e a fine anno, secondo l’Unrae, l’associazio­ne delle case estere, si potrebbe arrivare a 700.000 in meno. La previsione di Anfia e Unrae è di una chiusura a quota 1.200.000, -35% rispetto al 2019, considerat­o che anche giugno è stato negativo. Dopo il lockdown e i tre mesi di calo pesante tra marzo, aprile e maggio (cioè -85,4%, -97,6% e -49,6%), il mese appena finito, è andato a -23,13%. Nei primi sei mesi dell’anno il settore ha avuto una perdita di fatturato di circa 9 miliardi con un danno per l’Erario di quasi 2 miliardi di gettito solo per l’Iva. In calo anche il gruppo FCA che a giugno è andata a -25% sempre rispetto al 2019 (quota del 21,87%, -0,56%) e nei sei mesi è a -48% con quota del 23,75% (-0,89%). (p.d.s.)

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Un parco auto in attesa di essere... venduto con gli incentivi

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