La forza tranquilla di un numero uno
Contro il Torino il portiere bianconero dovrebbe centrare il prestigioso primato solitario ora condiviso con Paolo Maldini Una presenza nel derby lo farà salire a quota 648 partite in Serie A come mai nessuno prima di lui «Quando smetterò prenderò il dipl
A molti, Gigi Buffon appare spregiudicato, eccessivo, contraddittorio, perfino presuntuoso. Un “ganassa” come dicono a Milano. Niente di più lontano dalla realtà: la sua condanna è di vivere con grande trasporto le passioni.
Gigi, derby, record. Ancora una volta. Era il 20 marzo 2016 quando all'Olimpico-Grande Torino si celebrava il record di imbattibilità di Buffon: 973 minuti, poi il rigore di Andrea Belotti a fermare il cronometro ma non a rendere meno netta la vittoria della Juve, un secco 1-4. Gigi, derby, record. Potrà essere così anche domani pomeriggio, perché salvo nuovi cambi di programma sarà quella dello Stadium contro il Toro la partita che permetterà a Buffon di staccare Paolo Maldini e diventare il calciatore con più presenze in serie A: sono 647 ora, diventeranno 648 e poi aumenteranno ancora. «Non so quando, ma avrà sicuramente tempo e modo di conquistare il record con altre 48 partite a disposizione», commentava serenamente Maurizio Sarri prima della partita con il Genoa, facendo anche riferimento al rinnovo di contratto annunciato proprio lo stesso giorno. In un primo momento doveva essere quella la partita dei record per Buffon, poi il cambio di programma e l'evento rimandato solo di una manciata di giorni salvo nuove inversioni decise dal preparatore dei portieri Claudio Filippi. E ora il Toro, per l'ennesimo appuntamento con la storia di SuperGigi in un derby.
LA MATURITA'. Intanto il portiere bianconero ha avuto modo proprio ieri di raccontarsi in diretta su Instagram a un evento di formazione proposto da Randstad. Con Buffon che pur non pensando ancora al ritiro, per quello ci sarà tempo eventualmente alla fine della prossima stagione, sa già che una volta appesi i guantoni al chiodo si prenderà almeno un anno per studiare: «Credo che quando smetterò mi prenderò un anno sabbatico, ma sarà un anno di formazione nel quale mi dedicherò a me stesso, vorrei chiudere certi cassetti, finire e fare quell'anno di quinta superiore che mio padre e mia madre mi stanno rompendo le scatole perché venga finito, giustamente. Da genitore devo dare l'esempio, vorrei imparare molto bene l'inglese, che ho dimenticato col francese e poi tante piccole cose di formazione che secondo me una persona come me ha bisogno».
LE MOTIVAZIONI. Per quello ci sarà tempo in ogni caso. Ora, a 42 anni, la voglia di Buffon è sempre la stessa, anzi pure un po' di più: «Negli ultimi 2-3 anni ho ritrovato piacere di allenarmi, migliorarmi ancora, giocare. È stato un po' come fare pace con la mia passione, il mio mondo e tutto ciò che mi aveva avvicinato al calcio. È un po' come se da vecchio, sportivamente parlando, stessi rivivendo le emozioni che avevo da giovane, questo è anche il segreto per cui vado avanti. Continuo a giocare perché mi sento bene e sono competitivo e poi perché posso ancora migliorare. Se uno ha ancora margini ha sempre dentro quel fuoco che ti fa capire di non sentirti ancora appagato».
LE SCONFITTE. E poi c'è quella Champions che ancora manca all'appello nella carriera di un fuoriclasse che ha vinto tutto il resto. Buffon non la nomina, ma le sconfitte che bruciano sono proprio quelle: «Negli ultimi 1213 anni di carriera ho pensato tanto alle sconfitte e ho goduto poco delle vittorie. Quando hai una certa abitudine a vincere, vincere ti sembra la normalità. È un pensiero malsano anche se continuare a vincere non è normale. Quando entri in quell'ottica, le vittorie hanno poco sapore e cosa ti rimane è la frustrazione delle sconfitte, col quale devo far pace altrimenti rischio di non smettere più». Per fare pace, ci sarà tutto agosto. Intanto la lotta scudetto. Intanto Buffon domani potrà dire 648. La filastrocca è la stessa di quattro anni fa: Gigi, derby, record.