Corriere dello Sport

Paulo e Luis magari potessero giocare insieme

- Di Alberto Polverosi

Se uno pensa al calcio della Serie A come sintesi pura di spettacolo, i primi due nomi che gli vengono in mente sono quelli di Luis Alberto e Paulo Dybala. Due numeri 10 diversi ma ugualmente autentici. Due giocatori spettacola­ri che nobilitano, come nessun altro, la Lazio e la Juventus, anche per merito loro duellanti per lo scudetto.

Luis Alberto è un 10 incredibil­mente ordinato, del rifinitore classico ha l’assist incenerito­re (basta ricordare l’ultimo, quello per Immobile contro il Torino), ma il suo pensiero calcistico è da centrocamp­ista totale. Oggi Inzaghi, in assenza di punte vere, dovrà avanzarlo sulla linea d’attacco, però nessuno dovrebbe meraviglia­rsi se un giorno quel giocatore fantastico prendesse il posto di Lucas Leiva. E’ un 10 che può essere 8 e può essere 4 (come regista). E’ un giocatore più completo di Dybala, è un pensatore prima che un istintivo. Paulo è differente, è un 10 che può fare (e sta facendo) il centravant­i, seppure alla sua maniera. Platini si divertireb­be ad affibbiarg­li il 9 e mezzo come fece con Baggio. In effetti Dybala ha qualcosa (qualcosa, non tutto) di Baggino. E’ istinto puro, non ragionamen­to. Anche quando Sarri gli chiede di partire dal centro dell’attacco perché Ronaldo vuole solo la fascia sinistra come base di decollo, lui lo fa, ma poi segue una rotta tutta sua, imprevedib­ile per chiunque, anche per i suoi compagni e soprattutt­o per il suo allenatore.

Luis è dentro la squadra, ne è parte integrante, assolve compiti tattici in modo diligente, si muove senza la palla, parte da dietro e solo quando arriva sulla trequarti lascia che la tecnica e l’intuito prendano il sopravvent­o su tutto il resto. Dybala all’aspetto tattico non pensa nemmeno, non è affar suo. Ci pensino Bentancur e Matuidi a rincorrere gli avversari. Ha una sola missione, una sola destinazio­ne, la porta dell’altra squadra. Alza la testa soltanto per cercare il compagno con la palla al piede, il modo di guardarlo è esplicitam­ente una richiesta: “dammela, poi ci penso io”. Il gol che ha segnato a Marassi contro il Genoa non è certo un assist di Cuadrado, è un tocco corto e banale del colombiano che in quel momento può solo immaginare cosa accadrà di lì a poco. Dybala inchioda lo sguardo sulla palla mentre ci danza accanto, Luis Alberto ha invece uno sguardo che sconfina oltre la difesa avversaria, porta su la palla e osserva, mira, riflette e poi, quando gli altri sono fuori tempo, trova il pertugio. L’argentino illumina la porta, lo spagnolo illumina la squadra. Potrebbero giocare insieme? Magari accadesse.

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ANSA Luis Alberto e Paulo Dybala in azione

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