LA ROMA BRUCIA
La sconfitta con l’Udinese mette in discussione anche Fonseca Sondaggio del magnate dei Miami Heat, ma Pallotta cerca soci
Vertice notturno dopo il ko umiliante con l’Udinese Il tecnico per ora non rischia, ma il suo futuro torna in discussione Intanto Pallotta cerca nuovi soci per portare avanti il business dello stadio
La Roma è una polveriera, la sconfitta contro l’Udinese ha aperto la crisi. Pallotta è molto arrabbiato, ma aspetta la partita di Napoli prima di prendere decisioni. Che in questo momento non riguarderanno la panchina. La gestione della squadra dopo la sosta ha visto crollare le quotazioni di Fonseca, la cui conferma per la prossima stagione a questo punto è a rischio, nonostante un altro anno di contratto. Una sostituzione in corsa era stata presa in esame giovedì notte, ma non è praticabile, non ci sono profili giusti per cambiare ancora durante la stagione, come Pallotta ha fatto spesso in passato, con Zeman, Garcia e Di Francesco. Il presidente ha capito che è meglio aspettare, anche perché ripone fiducia in Fonseca per l'Europa League, avendo il portoghese una buona esperienza in campo internazionale.
GLI EQUIVOCI. La situazione è diventata pesante, affiorano tutti gli equivoci di questa gestione che si avvia a diventare fallimentare. La Roma è ostaggio di Pallotta e Baldini. Sono stati perpetrati degli errori che hanno portato al punto più basso della presidenza americana, la quale in nove anni non ha vinto un titolo. La Roma ha mostrato evidenti lacune sul piano della condizione atletica, da due anni è la squadra con il maggior numero di infortuni. Sono cambiati tanti preparatori atletici, ma tutti devono relazionarsi con Ed Lippie, il personal trainer di Pallotta, che prima di essere mandato a Roma non aveva mai allenato un calciatore. Ancora oggi che non è più in organico è rimasto come consulente, viene a Roma saltuariamente, ma deve essere lui ad avallare i programmi di lavoro, tutti i preparatori atletici si sentono delegittimati. Baldini continua a essere il consigliere ombra di Pallotta, negli anni ha tolto autorevolezza ai direttori sportivi che lui stesso ha indicato, da Monchi a Petrachi. Ora si occuperà di una campagna acquisti che decreterà il ridimensionamento della Roma.
LO STADIO. In questo clima di incertezza il nuovo stadio di proprietà rappresenta l’ultima ancora di salvezza per Pallotta. Il presidente non vuole mollare e spera che a breve ci sia il via libera definitivo per fare entrare nuovi soci interessati al business dello stadio. L'approvazione della convenzione si avvicina, tutti aspettano che la Raggi dia un’accelerazione. Lunedì si riunisce in Campidoglio la maggioranza del Movimento 5 Stelle per discutere del progetto di Tor di Valle. Il meeting è stato voluto dalla stessa Raggi, che incontrerà i consiglieri di maggioranza per esaminare la due diligence svolta sul dossier dopo l’inchiesta della procura di Roma. Ma per arrivare al voto della convenzione in aula ci sarà da aspettare, anche se la Raggi vorrebbe fare di Tor di Valle il cavallo di battaglia in vista delle elezioni. Bisogna tenere presente che oggi al tifoso medio interessa poco se Pallotta riuscirà ad avere lo stadio.
SONDAGGI DA MIAMI. Ci sono altri imprenditori interessati, ma nessuno finora va oltre qualche sondaggio. E’ il caso di un gruppo di investitori di Miami, che si è avvicinato al club giallorosso. A capo della cordata c’è Micky Arison, 71 anni, nato a Tel Aviv ma naturalizzato americano e proprietario dei Miami Heat di basket. Arison è il presidente della Carnival Corporation, una delle più grandi compagnie di navi da crociera al mondo. Il suo patrimonio è di 5.8 miliardi di dollari e Forbes lo inserisce al 357esimo posto nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. E’ appassionato di calcio ed è molto amico di Beckham.
Ma siamo ai primi contatti. Solo quando arriverà la richiesta di documenti la trattativa entrerà nel vivo. A quel punto era arrivato solo Friedkin, che può ancora chiudere l’operazione perché conosce già i numeri e ha studiato i bilanci della Roma, altri dovranno ricominciare daccapo. Jim ha tempo per completare l’aumento di capitale e aspetta qualcuno che possa rilevare la società, che ha brand, storia. Per questo non vuole farsi prendere per il collo. Se non arriva l’offerta giusta Pallotta non vuole cedere. Ha investito nella Roma e fortunatamente per lui è lontano, non avverte la pressione.
Alla guida c’è ancora il consulente Lippie che toglie potere a chi cura la parte atletica