UNO SCUDETTO DA 10
Sarri non cambia: Con Paulo e Cristiano gioco e gol, per ora non servono rotazioni Inzaghi lancia lo spagnolo falso nueve: Niente paura, noi abituati all’emergenza
Da Allegri a Sarri, è diventato il simbolo della Juve: sconfitto il Covid, le sue magie per il rinnovo
Esterno in controtempo nell'angolino basso sinistro. Tiro a giro nell'angolino alto a sinistra. Palombella nell'angolino alto a destra. Piattone nell'angolino basso sinistro. Il tutto usando sempre il suo magico piede sinistro come se fosse un telecomando. O per gli amanti di altri tappeti verdi, come se chiamasse con la stecca la prossima palla da mandare in buca. Così Paulo Dybala sta spaccando in due tutto il campionato, trascinando con il suo piede sinistro la Juve proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno. Prima dello stop del campionato, la sua magia ha steso definitivamente l'Inter nello scontro diretto già sbloccato da Aaron Ramsey. Poi alla ripresa ha continuato a scardinare le difese avversarie, partecipando con giocate da fuoriclasse alle vittorie ottenute in scioltezza contro Bologna, Lecce e Genoa. Giocate da dieci.
IL DIECI. Dieci è il numero che porta con sempre maggior merito e disinvoltura sulla schiena, dieci sono anche i gol già segnati in questo campionato, per sette volte quando il risultato era ancora sullo 0-0, per un conteggio che sale a quota sedici considerando anche le coppe rendendo Dybala l'unico bianconero in grado di timbrare il cartellino in ogni competizione stagionale. E dieci sono pure gli assist sfornati in campionato, una doppia-doppia che lo rendono decisivo come e magari più di Cristiano Ronaldo.
IL SIMBOLO. Leader tecnico, anche emotivo. Dybala di questa Juve è il simbolo. Un po' perché lui più di tutti si è ritrovato diventando sempre più forte e decisivo nel passaggio dall'era allegriana a quella sarrista. Nonostante fosse stato ritenuto ben più sacrificabile dalla dirigenza bianconera la scorsa estate, un anno fa che sembra una vita ormai. Ma Dybala è anche il simbolo di questo campionato post-Coronavirus, perché lui il Covid-19 lo ha combattuto e sconfitto, uscendone ancor più maturo e dimostrandosi subito pronto. Vero, c'è stato quel rigore sbagliato contro il Napoli in finale di Coppa Italia, ma i rigori non li sbaglia solo chi non li calcia e poi per il resto non ha più sbagliato nulla. Né una giocata, né una parola. Pronto com'è a legarsi alla Juve, fosse pure a vita, senza però fare sconti in quella trattativa per il rinnovo di contratto che è entrata nel vivo e lo porterà a sfondare abbondantemente il muro dei dieci milioni di ingaggio.
JOYA E RIVOLUZIONE. Gioca più vicino alla porta, pur restando libero di andare dove vuole per raccogliere la palla e illuminare la manovra bianconera. Corre meno, corre meglio. Ed è nuovamente felice, di giocare, di giocare nella Juve, come nell'ultima stagione forse non era più anche se poi alla Juve è voluto restare proprio lui nonostante tutto e tutti. E se dovesse riuscire a trascinare i bianconeri alla vittoria anche di questo scudetto, in cuor suo, saprebbe che proprio il nono tricolore di fila sarebbe quello che potrà sentire suo più di tutti gli altri.