Luis Alberto alla Rivera ma stasera sale in attacco
Inzaghi orientato a impiegarlo in posizione più avanzata come nel 2017-18. Coppia con Correa
È il Golden Boy della Lazio, un vecchio e classico numero 10, regista a tutto campo. Genera gol, assist, fraseggio. Partecipa alla costruzione e rifinisce. Sa gestire e dribblare, può lanciare o ragionare. Luis Alberto fa correre il pallone perché ha deciso come giocarlo prima di averlo ricevuto. Velocità di pensiero e profondità di passaggio. L’immediatezza del tocco in verticale, il modo in cui riesce a smarcare Immobile davanti alla porta e la postura, testa alta e baricentro basso, fanno venire in mente Gianni Rivera. Sì, proprio lui, la bandiera del Milan. Il paragone in carriera non esiste, può reggere per le caratteristiche fisiche, per l’inventiva e la capacità di creare occasioni. L’ex Pallone d’Oro, pupillo di Rocco, era sublime nella visione di gioco. Un tempo d’anticipo, forse due. Poteva permettersi di correre meno. Lodetti, il mediano del Milan, era il suo scudiero. Gli copriva le spalle. Un po’ come succederà a Luis Alberto stasera all’Olimpico con Parolo e forse Milinkovic, chiamato da Inzaghi a contrastare Kessie.
COME DUE ANNI FA. Il dubbio, senza Immobile e Caicedo, era proprio questo. Avanzare il Sergente o il Mago? Le prove tattiche di Formello hanno risolto l’interrogativo. Toccherà allo spagnolo salire accanto a Correa per cercare il colpo, il duetto, l’imbucata giusta per filare dritti verso Donnarumma. Chissà se resterà 3-51-1 o diventerà 3-4-2-1 con due trequartisti (compreso il serbo) a sostegno dell’argentino. Cambia poco. Inzaghi pare aver optato per la versione old style di Luis Alberto. L’andaluso tornerà all’antico, a un ruolo più avanzato, come nel 2017/18, l’anno della sua esplosione, quando diventò (un po’ casualmente) la spalla di Immobile. L’infortunio di Felipe Anderson e l’addio di Keita gli spalancarono un posto per la finale di Supercoppa vinta con la Juve. Diventò insostituibile, la vera chiave tattica per il modo di aggiungersi in attacco senza concedere riferimenti e diventare l’uomo in più a centrocampo. Segnò 11 gol e tirò fuori dal cilindro una dozzina di assist. Quest’anno si è superato come suggeritore, segnando meno: dopo Torino, con il passaggio vincente per Immobile, è arrivato a quota 14 assist. E’ il primo in Serie A davanti al suo amico Gomez. Inzaghi, non solo per ovviare all’assenza di Leiva, nell’ultima stagione gli ha chiesto soprattutto un lavoro di regìa e di impostazione. Compromesso tattico trovato per inserire stabilmente Correa vicino a Immobile.
PRECEDENTE. Un passo indietro per consentire alla Lazio di guardare avanti, di trovare slancio e coraggio, di esprimere un calcio verticale e ora di palleggio, l’antidoto per resistere al caldo e alle maratone estive prodotte dalla ripresa del campionato. Luis Alberto stasera dovrà ispirare l’attacco biancoceleste: non sarà la prima volta in coppia con il Tucu, c’è un precedente e risale a giovedì 13 dicembre 2018 nell’ultimo turno del girone di Europa League, sconfitta all’Olimpico con l’Eintracht Francoforte (12). Gol dell’argentino con il tocco smarcante del Mago prima della rimonta tedesca dentro una partita ininfluente per la classifica.