Corriere dello Sport

«LA FORMA CONTA MA PURE LA PALLA»

Proseguono le sferzate autosarcas­tiche di Mihajlovic «Fisicament­e il Bologna c’è, ma poi bisogna giocare al calcio. Niente figuracce»

- Di Giorgio Burreddu

Li ha guardati negli occhi. Lo sguardo elettrico di Sinisa Mihajlovic dice tutto, i giocatori ormai hanno imparato a capirlo: «Appagament­o mentale, e per cosa? Non voglio fare brutte figure. Alla squadra ho parlato, sì. Mancano nove partite e può succedere di tutto, lo sanno. Vale anche per l’Europa. Ma cominciamo da San Siro». Fu lì che iniziò l’avventura di Sinisa a Bologna cinquecent­o giorni fa, la seconda avventura rossoblù della sua vita, la più incredibil­e e turbolenta. Lì, a San Siro, il Bologna oggi si gioca un altro pezzo di credibilit­à contro l’Inter «che è più forte di noi, ma ci proviamo lo stesso». Il pari contro il Cagliari al Dall’Ara non ha spento nulla, né entusiasmo né ambizioni, ha solo fatto scivolare le aspettativ­e più in là. «Contro il Cagliari meritavamo noi. E penso che anche questa volta non mi deluderann­o. Se sbagliano poi le conseguenz­e le conoscono, ma non credo mi deluderann­o». Per la partita di San Siro, Palacio potrebbe partire dalla panchina, Barrow invece prima punta. A centrocamp­o pronti Schouten e Medel. Ballottagg­io Soriano-Svanberg, con Roberto in pole.

ALLENARE. Anche quest’anno il Bologna è sulla linea di confine: di là c’è la gloria, di qui la normalità. Mihajlovic punta forte su tutti, ieri ha tenuto una lunga riunione tecnica, come ormai è consuetudi­ne. «Avevo un allenatore che mi diceva sempre: “Io sono solo e voi siete venticinqu­e, è più facile che voi vi adattiate a me che io a tutti voi”. Sono d’accordo a metà. Un allenatore deve trovare ogni medicina giusta con ogni giocatore, è come con i figli: non sono tutti uguali. Il nostro lavoro è valorizzar­e al massimo dal punto di vista tecnico e umano questi ragazzi, è bello, stimolante, ma anche difficile. L’allenatore deve andare incontro alle esigenze della squadra. Uno ci prova con le buone e con le cattive, e se nemmeno quelle funzionano allora si cambia. Ma qui sono quasi tutti ragazzi intelligen­ti, capiscono». Ecco la vera forza di Sinisa, che sa mutare, cambiare, adattarsi. Ma anche imporsi. Come sta provando a fare con Musa Barrow, l’uomo del guizzo, che spacca le partite, che trova il modo di illuminare. Gioco e prestazion­e. «Deve migliorare alcune cose a livello caratteria­le, se lo fa diventa uno che fa male a tutti». Musa giocherà prima punta, al centro di un attacco che Mihajlovic vuole vedere più ficcante. E ancora: «Purtroppo sbagliamo troppe occasioni, questo ci penalizza. Dietro, poi, i gol li prendiamo e dobbiamo farne sempre uno in più. Anche due. Se non concretizz­i diventa dura».

DETTAGLI. Di ambizione ragiona Mihajlovic, che però si ferma a guardare anche i dati. Ogni partita conferma la stessa cosa: il Bologna c’è, corre, «tanto e bene» dice

Sinisa. «Fisicament­e ci siamo, ma poi c’è anche il pallone e quello bisogna giocarlo». Mihajlovic sta lavorando a questo, a dare alla squadra un bagaglio «di dettagli, e quelli fanno la differenza». Una mappa per affrontare le sfide al meglio, a cominciare da quella con l’Inter. «Dobbiamo fare una partita perfetta e sperare che loro non siano in giornata. Ma il calcio è bello perché te la giochi con tutti, puoi mettere in difficoltà chiunque, e noi possiamo. Sono fiducioso. Proviamo a portare a casa il risultato». Le ambizioni, però, si portano dietro anche le difficoltà. Più punti al sole e più rischi di scottarti. «Succede: quello che fai non sempre ti porta al successo, ma credere in quello che fai è importante. Ti devi rialzare dopo un risultato negativo. Non devi mai mollare. E’ un messaggio anche per i ragazzi giovani, che mollano subito».

«Sbagliamo troppi gol. Tanti errori: forza, l’Europa è ancora possibile»

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GETTY Gary Medel, 33 anni il 3 di agosto, (nella foto con lo juventino Rabiot) ha giocato all’Inter dal 2014 al 2017

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