PALLOTTA VOTA PER FONSECA
«L’allenatore non è in discussione» Anche la squadra è d’accordo: «I bilanci si fanno solo alla fine»
Uno schieramento a testuggine protegge Paulo Fonseca. I giocatori più importanti hanno rassicurato la dirigenza: non lo hanno scaricato, proveranno anzi a salvarlo perché lo stimano. In più ieri James Pallotta ha cinguettato dagli Usa un messaggio forte: «Il futuro di Fonseca non è in discussione. Ha il mio totale supporto». E anche i tifosi sembrano per una volta d’accordo con il presidente: negli striscioni esposti ieri nei pressi di Trigoria, nel mirino figurano “solo” la dirigenza e la squadra. Eppure la Roma si avvicina con enorme inquietudine allo scontro diretto per il quinto posto contro il Napoli. Paradossalmente sono proprio i motivi di cui sopra a non tranquillizzare l’allenatore: se un presidente esce allo scoperto per confermare la fiducia, se i manager ritengono opportuno ascoltare il parere della squadra, significa che la società sta davvero riflettendo su un possibile cambio di timoniere. La speranza a Trigoria è che il punto più basso sia stato toccato contro l’Udinese. Perché esonerare Fonseca a campionato compromesso, dopo aver già defenestrato Petrachi, significherebbe smantellare un altro progetto tecnico senza garanzia di miglioramento nell’immediato. Quale livello di allenatore, nelle attuali condizioni finanziarie della Roma, potrebbe essere raggiungibile? Peraltro, con un probabile passaggio di proprietà nei prossimi mesi, ciò che serve oggi potrebbe diventare inutile domani a fronte di nuovi quadri dirigenziali.
FLASH. Fonseca, da parte sua, prova a ostentare normalità negli 8 minuti e mezzo di conferenza virtuale che precede la trasferta (tutta in giornata: partenza stamattina, rientro stanotte). Non contempla l’ipotesi di dimettersi, anche se al San Paolo dovesse arrivare la decima sconfitta, né si aspetta di essere esonerato: «Non mi sono mai sentito abbandonato. Sento il sostegno della società, dei dirigenti, del presidente». Che però dopo la sconfitta infrasettimanale aveva usato l’espressione profetica («I’m disgusted») già utilizzata prima dell’allontanamento di Garcia e Di Francesco. «Non tutte le cose sono andate male
Media punti 1,65
Paulo Fonseca, 47 anni, prima stagione a Roma. In 29 giornate ha ottenuto 48 punti (media 1,65) contro l’Udinese - continua Fonseca - ma è chiaro che nessuno può essere contento del nostro momento. Non lo sono i tifosi e non lo sono neppure io. Ma come ho già detto altre volte, i bilanci si fanno alla fine. Mancano 9 partite e poi c’è l’Europa League. Io devo solo a pensare a trovare le soluzioni che migliorino il rendimento della squadra, non possiamo pensare che sia tutto finito».
TESTA. Probabilmente schiererà una Roma più accorta, senza però rinunciare al 4-2-3-1 ibrido delle ultime partite: «Già da tempo in fase di costruzione giochiamo a tre in difesa. A me piace una squadra capace di interpretare più moduli. E soprattutto mi aspetto una maggiore voglia di vincere, una superiore cattiveria agonistica». Fonseca si augura che il ritorno di alcuni giocatori determinanti, da Dzeko a Pellegrini, da Veretout a Mancini, possa riportare equilibrio e serenità: «Un problema tattico c’è stato contro l’Udinese perché eravamo in inferiorità numerica. Ma se ho fatto certe scelte è proprio perché pensavo alla partita di Napoli. Di questi tempi non si può essere brillanti in tutte le partite, ma non mi risulta che i giocatori siano stanchi. A me nessuno l’ha detto». Non gli risulta neppure un condizionamento esterno, legato alle incertezze sul futuro della società: «Per me non esiste alcuna relazione tra i risultati della squadra e ciò che si sente fuori. E’ normale essere arrabbiati ma noi dobbiamo occuparci delle cose che possiamo modificare». Per la Champions è tardi, per la dignità ancora no.