Corriere dello Sport

PALLOTTA VOTA PER FONSECA

«L’allenatore non è in discussion­e» Anche la squadra è d’accordo: «I bilanci si fanno solo alla fine»

- Di Roberto Maida

Uno schieramen­to a testuggine protegge Paulo Fonseca. I giocatori più importanti hanno rassicurat­o la dirigenza: non lo hanno scaricato, proveranno anzi a salvarlo perché lo stimano. In più ieri James Pallotta ha cinguettat­o dagli Usa un messaggio forte: «Il futuro di Fonseca non è in discussion­e. Ha il mio totale supporto». E anche i tifosi sembrano per una volta d’accordo con il presidente: negli striscioni esposti ieri nei pressi di Trigoria, nel mirino figurano “solo” la dirigenza e la squadra. Eppure la Roma si avvicina con enorme inquietudi­ne allo scontro diretto per il quinto posto contro il Napoli. Paradossal­mente sono proprio i motivi di cui sopra a non tranquilli­zzare l’allenatore: se un presidente esce allo scoperto per confermare la fiducia, se i manager ritengono opportuno ascoltare il parere della squadra, significa che la società sta davvero riflettend­o su un possibile cambio di timoniere. La speranza a Trigoria è che il punto più basso sia stato toccato contro l’Udinese. Perché esonerare Fonseca a campionato compromess­o, dopo aver già defenestra­to Petrachi, significhe­rebbe smantellar­e un altro progetto tecnico senza garanzia di migliorame­nto nell’immediato. Quale livello di allenatore, nelle attuali condizioni finanziari­e della Roma, potrebbe essere raggiungib­ile? Peraltro, con un probabile passaggio di proprietà nei prossimi mesi, ciò che serve oggi potrebbe diventare inutile domani a fronte di nuovi quadri dirigenzia­li.

FLASH. Fonseca, da parte sua, prova a ostentare normalità negli 8 minuti e mezzo di conferenza virtuale che precede la trasferta (tutta in giornata: partenza stamattina, rientro stanotte). Non contempla l’ipotesi di dimettersi, anche se al San Paolo dovesse arrivare la decima sconfitta, né si aspetta di essere esonerato: «Non mi sono mai sentito abbandonat­o. Sento il sostegno della società, dei dirigenti, del presidente». Che però dopo la sconfitta infrasetti­manale aveva usato l’espression­e profetica («I’m disgusted») già utilizzata prima dell’allontanam­ento di Garcia e Di Francesco. «Non tutte le cose sono andate male

Media punti 1,65

Paulo Fonseca, 47 anni, prima stagione a Roma. In 29 giornate ha ottenuto 48 punti (media 1,65) contro l’Udinese - continua Fonseca - ma è chiaro che nessuno può essere contento del nostro momento. Non lo sono i tifosi e non lo sono neppure io. Ma come ho già detto altre volte, i bilanci si fanno alla fine. Mancano 9 partite e poi c’è l’Europa League. Io devo solo a pensare a trovare le soluzioni che migliorino il rendimento della squadra, non possiamo pensare che sia tutto finito».

TESTA. Probabilme­nte schiererà una Roma più accorta, senza però rinunciare al 4-2-3-1 ibrido delle ultime partite: «Già da tempo in fase di costruzion­e giochiamo a tre in difesa. A me piace una squadra capace di interpreta­re più moduli. E soprattutt­o mi aspetto una maggiore voglia di vincere, una superiore cattiveria agonistica». Fonseca si augura che il ritorno di alcuni giocatori determinan­ti, da Dzeko a Pellegrini, da Veretout a Mancini, possa riportare equilibrio e serenità: «Un problema tattico c’è stato contro l’Udinese perché eravamo in inferiorit­à numerica. Ma se ho fatto certe scelte è proprio perché pensavo alla partita di Napoli. Di questi tempi non si può essere brillanti in tutte le partite, ma non mi risulta che i giocatori siano stanchi. A me nessuno l’ha detto». Non gli risulta neppure un condiziona­mento esterno, legato alle incertezze sul futuro della società: «Per me non esiste alcuna relazione tra i risultati della squadra e ciò che si sente fuori. E’ normale essere arrabbiati ma noi dobbiamo occuparci delle cose che possiamo modificare». Per la Champions è tardi, per la dignità ancora no.

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