C’è ancora chi vuole infangare Maradona
Caro Cucci, non capisco che gusto ci sia a mettere in ridicolo Maradona con filmati vecchi dei suoi tanghi e commenti acidi sui suoi comportamenti. Eppure qualcuno nel tuo mondo lo fa...
Caro Carlo, vanno di moda iene e sciacalli, mi perdonerai, mi perdoneranno lettrici e lettori pudichi se combatto l’eternità dei comentai glioni. Anche a scoppio ritardato. Per molti l’arrivo di Diego a Napoli fu soprattutto una botta di colore. Tant’è che l’Avvocato prima lo snobbò poi rimproverò al mio amico Boniperti (un abbraccio per i 92 anni, Giampiero) di non averlo preso, e aveva ragione: il Napoli crebbe intorno al suo sole, la Juve era già squadra fatta con Platini e Paolo Rossi e Boniek. Oddio, io il posto gliel’avrei trovato visto che tutti lo davano guarito dai guai non solo fisici di Barcellona. Piuttosto, credo che Re Diego a Torino avrebbe forse trovato meno giullari alla sua corte, meno menestrelli alle sue feste, meno profittatori... alle sue tasche. Quando ai Mondiali Usa del ‘94 fu cacciato per doping - ingannato dagli argentini e da Havelange - comil tristissimo evento con un pezzo intitolato “Le avventure di Pinocchio”, non tanto riferito alle bugie di Diego quanto ai suoi fedelissimi accompagnatori: «Il Gatto, la Volpe e Lucignolo che gli prospettavano subdolamente una vita di allegria e di trionfi nel Mondo del Pallone altresí noto come Paese dei Balocchi...». Non gli piacque la mia nota da Grillo Parlante, non ci siamo più parlati fino al 2006 quando ci siamo ritrovati ai Mondiali tedeschi, a Monaco, e ci siamo abbracciati come fratelli. Quando sento che non sta bene e fa casino ho sempre il timore che qualcuno si approfitti della sua generosità, della sua insostenibile leggerezza così ben raccontata da Carlo Collodi. Che non era un giornalista sportivo.