Che bravi questi opinionisti hanno scoperto Dybala!
CON ALLEGRI PESCI IN FACCIA, CON SARRI MEGLIO CEDERLO. POI CI HANNO RIPENSATO
timone non cambia, sono sempre i «senatori» che fanno il bello ed il cattivo tempo? Mettiamoci d’accordo... troviamo un punto d’incontro.
Le critiche ai suoi le ha fatte Gattuso, perché non accettarle? Saremmo dunque tornati al periodo infausto di Ancelotti? Rifiuto ancora il confronto con Carlo, un grande d’Europa che a Napoli ha accusato - come dire? - una sorta di... svanimento, come un novizio fra le tigri, o come un leoncello impaurito dal Domatore; trovo addirittura inutile approfondire quell’incresciosa storia restando dell’idea - dal primo momento, quando Carlo mi disse “parto” e invece restò - che entrambi, lui e il Napoli, abbiano pagato una scommessa sciocca: il club felice di tentare un matrimonio impossibile, il tecnico voglioso di dimostrare la capacità di vincere con una squadra apprezzatissima ma perdente, come quando Trapattoni volle cimentarsi con il Cagliari. Be’, non pensavo certo che Gattuso sarebbe stato l’uomo giusto soprattutto quando s’annunciò la rovinosa sfida fra i giocatori e il presidente, e invece... Si dimentica spesso che la miglior medicina in caso di crisi è il lavoro, disposto seriamente, illustrato con chiarezza: si scopre che non servono generali medagliati ma sottufficiali con le palle e si capisce perché vengono spesso invocati i sergenti di ferro. Come Rocco, Radice, Bersellini. Come Rino. D’accordo, signor Lucio: lasciamolo (lasciamoli) lavorare.
Caro Cucci, è... Atalantissima! E lo dico con grande ammirazione verso una squadra che, sin dal primo tempo, ha sistemato un forte Napoli che aveva maramaldeggiato in Coppa su una Juventus più smarrita che ricca. Il calcio è questo, e il pallone non è che scelga il piede che lo mandi in rete. Eppure, per l’Atalanta, pare covi una peraltro legittima predilezione. Peccato che, all’inizio di campionato, alcuni risultati abbiano frenato questa splendida squadra fatta di pane e gloria, ma il suo è uno scudetto ancora non nato che dura da tre anni di gioco assolutamente concreto e spettacolare. Quanto alla Juventus, detentrice sinora di ben otto anni di tricolore al petto, oggi non si sta facendo che celebrare Dybala ma sottolinenado, come un mantra, la buia annata 2018-19 come se ora fosse passato da brocco a campione. Ma stiamo scherzando? E’ da quando era al Palermo che sta dimostrando una classe di particolare bellezza, quella oscurata specie l’anno scorso da un incomprenal sibile Allegri che lo teneva prevalentemente in panchina e malgrado il contributo che il giocatore dava le poche volte messo in campo. Sarri, preso quest’anno da una sorta di “inversa antonomasia”, stava persino condividendo una strana cessione di Dybala cercata accanitamente dala Società. Uno “sdybalamento” atroce, incomprensibile soprattutto avendo un giovane calciatore non qualsiasi ma dalle doti non comuni. Adesso, coi gol che tornano a fioccare, e con un ragazzo che sta imparando a difendere se stesso come mai prima, i dirigenti della Juve ci stanno ripensando, ma parrebbero un po’ tiratini circa il contratto. E a questo punto a me viene un pensiero, non proprio stupendo ma decisamente ignobile. Lo paragono a quanto ogni tanto si legge su facoltosi quotidiani laddove luccicano alti generi di consumo. Ve ne sono di tutti i tipi, ma gli orologi, i piccoli porta-orario ora orpellati alla grande e che se cadono hai perso di botto migliaia di euro, sono i preferiti. Ve n’è uno, di Chanel, che costa commoventi 650.000 euro. Ovvero, lo stipendio medio di un lavoratore quasi per tutta la vita. Dybala, sinora, ha fatto 52 gol negli anni di Juventus e, per ogni gol, la Società ha un giro di entrate, nel mondo, pari a quell’orologio. Viene quasi un mal di stomaco a pensare che un uomo e un orologio possano essere stimati in simbiosi, e chi ci perda è l’uomo. Il mio sarà solo uno straziante metaforico esempio, benchè da nulla, o al massimo da grillo parlante.