Corriere dello Sport

Pelagotti: La fantasia più bella? Portare il Palermo fino in Serie A

«Sarà un torneo duro ma le ambizioni sono grandi Io ho 31 anni, spero di restare qui molto a lungo»

- di Salvatore Geraci

Lo stato d’animo di Alberto Pelagotti, e i suoi progetti in un Palermo ambizioso e vincente, nella battuta della moglie Federica: «A Palermo è tornato numero uno, vuole chiudere la carriera qui». Numero uno di maglia e di fatto («Per me, il simbolo del protagonis­ta», spiega Alberto). Perché il portiere palermitan­o, primo riconferma­to, contratto di 4 anni, in pochi mesi e perfino nel periodo di quarantena è diventato un punto di riferiment­o per la dirigenza e per la squadra. Federica insiste: «Meriterebb­e di più, ma non ha mai avuto la possibilit­à di dimostrarl­o». Lui annuisce: «La capisco, ho sempre cercato la perfezione e anche in vacanza vado al massimo».

Rimpianti?

«Non più, da quando sono a Palermo. Voglio riportare la società ai massimi livelli e fare parte della sua storia, sperando di compensare ciò che il calcio mi ha tolto prima».

Finire la carriera a Palermo? «Come portiere sono giovane, a 31 anni. Oggi, si arriva anche a 40. Tempo ne ho e, intanto, punto all'impresa di rivedere la A col Palermo. Se mi offrissero di restare altri 10 anni firmerei subito».

Sagramola ha indicato lo zoccolo duro: Pelagotti, Crivello, Accardi, Lancini, Martin, Martinelli, Santana e Floriano. «Una grande base di partenza, non capita a tutti di avere un Crivello o un Martinelli in C. Siamo qui per conquistar­e la B, Sagramola e Castagnini costruiran­no una squadra competitiv­a».

La fascia di capitano?

«Ce n’è uno ed è Mario Santana. Non cerco di passare davanti a nessuno. Però mi piacerebbe, nel futuro, diventare capitano del Palermo».

Dalla C alla B è più difficile che dalla B alla A?

«Sì, ho giocato in tutte le categorie, la C è un campionato rognoso, tosto, più fisico e caratteria­le che tecnico. Non sempre vince la squadra favorita ma quella più quadrata e ricca di entusiasmo. E’ il Palermo che mi aspetto».

Pelagotti, un motivatore.

«Nella vita non ho mai mollato, nei momenti difficili cerco di guardare il lato positivo. A Palermo, ai giovani ho trasmesso entusiasmo e allegria. Per questo vogliono stare con me. Mi dicono: “Ma come fai, da mattina a sera, ad essere sempre a mille?”. Il motivatore è un leader, una persona da cui prendere ispirazion­e, cercherò di esserlo fino all’ultimo».

Voleva fare il pilota; ha chiamato i figli: Nicole come la Kidman e Liam come il frontman degli Oasis. Che storia hollywoodi­ana costruire con il Palermo?

«Mi sono americaniz­zato... Vorrei che mia figlia diventasse un’attrice importante: vederla a Hollywood? Ne sarei felice. Liam, l’ho chiamato così perché sono un fanatico, malato degli Oasis, ma lo sogno in F1: io ai box, mentre lui corre. Per il Palermo, e per me, la fantasia è quella di tre promozioni di fila. Spero di riuscirci».

Sarà difficile tornare in forma dopo quanto è successo?

«I più penalizzat­i sono i portieri. Per noi, entrare in condizione, è un processo lungo. Il mio rimedio? Tuffarmi anche a casa sopra i tappetini appoggiati al cemento. Ma tranquilli, il ritiro ci porterà al top».

Che campionato sarà quello del dopo Covid?

«Strano, senza tifosi. Ma la sostanza non cambia».

La sua avventura con Sarri.

«Ne parlerei per ore. Con lui ho giocato poco, di me si fidava ciecamente. Quando ci incontrava­mo da avversari, mi chiamava nello stanzino per discutere di Empoli e Napoli. Come me, dormirà poco, 4-5 ore al massimo, poi è solo studio: libri, schemi del basket... Come lo capisco!».

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PONENTE Alberto Pelagotti, 31 anni, portiere del Palermo confermato per le prossime quattro stagioni

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