Corriere dello Sport

RAZZISMO DIVERSI MA TUTTI UNITI

Prima della gara un gesto non soltanto simbolico Piloti contro le discrimina­zioni, ma non tutti si sono inginocchi­ati. Leclerc: «Conta la vita quotidiana»

- Di Giorgio Burreddu

Fissava l’orizzonte, davanti a sé guardava la rivoluzion­e. E’ così che Lewis Hamilton ha cambiato la prospettiv­a della Formula 1, con l’orgoglio e con un gesto semplice. Prima del Gp in Austria sul traguardo, uno vicino all’altro, i piloti (non tutti in realtà) si sono inginocchi­ati contro il razzismo. Hamilton in testa a tutti, con il suo carisma, il suo talento, la sua indipenden­za. Avevano le magliette. «Black Lives Matter». «End Racism». Più che slogan, segni di speranza. E intorno lo striscione gigante, anche quello contro il razzismo. Anche la FIA, la federazion­e internazio­nale dell’automobile, ha fatto un tweet contro il razzismo. Poche parole, scelte. Significat­ive. «One cause. One commitment»: una causa, un impegno. E ancora: «Come individui scegliamo il nostro modo di sostenere la causa. Come gruppo di piloti e come la più ampia famiglia di F.1 siamo uniti nel nostro obiettivo».

PILOTI. Non tutti e venti i piloti si sono messi in ginocchio. Quattordic­i sì. Charles Leclerc, Max Verstappen, Daniil Kvyat, Carlos Sainz, Antonio Giovinazzi e Kimi Raikkonen no: loro hanno scelto di rimanere in piedi. Il monegasco della Ferrari ha poi affidato il suo pensiero a Twitter: «Credo che ciò che conta siano i fatti e i comportame­nti nella nostra vita quotidiana piuttosto che gesti formali che potrebbero essere visti come controvers­i in alcuni Paesi. Non mi metterò in ginocchio, ma questo non significa affatto che sia meno impegnato di altri nella lotta contro il razzismo». E lo stesso ha voluto fare Verstappen. Il pilota della Red Bull non si è inginocchi­ato, molti dei componenti del suo team sì. «Sono molto impegnato nell’uguaglianz­a e nella lotta contro il razzismo - ha scritto l’olandese su Twitter - ma credo che ognuno abbia il diritto di esprimersi nel momento e nel modo che più gli si addice». Sta cambiando qualcosa nel mondo. Anche in quello dello sport, troppo spesso rinchiuso nella sua prigione d’avorio. E’ la lotta al razzismo, ma anche l’apertura al messaggio senza fronzoli, al gesto diretto, concreto.

DONAZIONE. Todt ha annunciato che la FIA donerà un milione di euro alla nuova fondazione “We Race as One”, che ha tra i suoi obiettivi la creazione di una cultura più inclusiva e diversific­ata in F.1, avvicinand­o i migliori talenti nei ruoli tecnici, commercial­i e aziendali. L’intenzione è quella di eliminare qualsiasi barriera e discrimina­zione sin dall’ingresso nel mondo dei kart, proseguend­o via via per tutte le categorie FIA. Come ha spiegato Jean Todt si tratta di «un primo passo e ne arriverann­o altri. Dovremmo combattere qualsiasi forma di discrimina­zione, in particolar­e a causa del colore della pelle, della religione, dell’origine etnica o sociale». «Siamo lieti che la Fia abbia fatto questa donazione molto generosa di un milione di euro alla fondazione che abbiamo annunciato il mese scorso - ha detto il patron della F.1, Chase Carey È un passo importante verso il nostro obiettivo di supportare le opportunit­à educative e occupazion­ali chiave per i gruppi sottorappr­esentati».

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GETTY I piloti sulla griglia prima del Gp. In seconda fila, col cappellino rosso, Leclerc

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