IL PESO DELL’ATTESA RALLENTA TORTU
Era annunciato su tempi super malgrado i problemi causati dal virus. Invece ha molto da lavorare
Calma e gesso. Non siamo tra quelli che già nei minuti successivi alla sconfitta di Filippo Tortu sabato sera a Rieti, quando il primatista italiano dei 100 con 9”99 è stato sconfitto malamente in finale dal poco noto sprinter ghanese Safo-Antwi col mediocre tempo di 10”31, si sono affrettati ad aprire un processo sui perché e percome della controprestazione del 22enne finanziere brianzolo. Processo no. Ma un’analisi tecnica sulle circostanze che hanno determinato un esordio così deludente ci sembra invece doverosa. Senza per questo voler giustificare un risultato giudicato negativo dallo stesso atleta, dal papà-allenatore Salvino e dai tanti appassionati che da qualche stagione seguono l’evoluzione dello sprinter più veloce d’Italia.
Ieri mattina lo staff di Tortu ha fatto tappa allo Stadio dei Marmi - Pietro Mennea, al Foro Italico, che il 17 settembre sarà teatro del Golden Gala, per le riprese di uno spot pubblicitario. In serata ha spiccato il volo verso Olbia, terra del nonno, per uno stage in tutta tranquillità, su un’isola a crescita zero dei contagi, prima di tornare ai blocchi di partenza il 16 luglio a Savona. Indubbiamente il lungo “lockdown”, che per almeno un paio di mesi ha tenuto lontani tutti gli atleti dalle piste, ha prodotto effetti negativi sulla psiche e sul fisico più di quanto il clan Tortu immaginasse.
AVVICINAMENTO. Partiamo dalla considerazione statistica più ingenerosa: era da quattro anni che Filippo non faceva un esordio così lento. Dal 2016 in avanti, da quando a Savona corse in 10”24, il brianzolo ha esordito praticamente sempre in crescendo. Per tornare a un crono di ingresso peggiore al 10”28 corso nella batteria di Rieti bisogna andare indietro al 2015, a quando aveva solo 17 anni. Un dato statistico negativo, ma che va letto con le attenuanti delle circostanze che hanno di fatto fortemente condizionato e ritardato sia la sua preparazione che l’attività agonistica. A differenza del passato, quando l’esordio nella gara individuale era sempre avvenuto a maggio, stavolta i primi 100 metri li ha corsi a luglio per via dell’emergenza sanitaria. Ma non è tutto. Quando lo scorso anno sfrecciò, sempre a Rieti, in 10”08 e poi in finale a 9”97 sospinto da un vento troppo generoso, in realtà Filippo due settimane prima aveva trascinato alla qualificazione olimpica il quartetto azzurro della 4x100 ai World Relays di Yokohama. Arrivando così all’appuntamento in Sabina già rodato.
Diverso il percorso quest’anno, con gli allenamenti in pista iniziati solo il 4 maggio, dopo due mesi di lavori in giardino e qualche sprint su un viale sterrato nella tenuta di un conoscente vicino casa. Quindi il risultato di Rieti ci può anche stare. Sarebbe stato piuttosto sorprendente, troppo, e forse anche sospetto, se Filippo fosse riuscito, già alla prima gara all’aperto (250 giorni dopo la finale iridata e il settimo posto di Doha) e con un mese e mezzo scarso di preparazione specifica effettiva, a battere il cronometro in queste circostanze.
TECNICA. Viene da chiedersi allora perché nei giorni precedenti l’esordio di Rieti, persino il d.t. tecnico azzurro Antonio La Torre si fosse sbilanciato su ipotesi cronometriche rivelatesi eccessivamente generose. Il fatto, poi, che al di là del crono lontano dalle aspettative Filippo in finale non si sia migliorato rispetto alla batteria, nonostante le più clementi condizioni meteo, fa sospettare che il lavoro ancora da fare sia tanto.
Soprattutto dal punto di vista tecnico. «Così la partenza non va, male i primi appoggi e male anche quando invece di distendersi è indietreggiato con le spalle, depotenziando così la fase di accelerazione», ha ripetuto coach Salvino. Segno che il problema è tutto nell’esecuzione e poco ha a che fare con la condizione fisica e la potenza messa in cascina in inverno.
«In Sardegna ci concentreremo sulla giusta esecuzione dei primi 4-5 appoggi, senza la quale non si vince nessuna corsa contro il cronometro». Diamo tempo e fiducia. Da questo punto di vista sono rassicuranti le parole di Filippo: «Voglio guardare avanti, alla prossima gara». Appuntamento a Savona tra dieci giorni, quando si confronterà con Marcell Jacobs, il numero 2 dello sprint azzurro, che esordirà sabato a Rieti.
Filippo a Olbia per preparare Savona, dove il 16 luglio ritroverà Jacobs