Spettacolo Insigne la Roma va a fondo
Apre Callejon, risponde Mkhitaryan Rientra Zaniolo ma la partita è decisa da Lorenzo, magnifico protagonista
Il Napoli batte Fonseca e lo aggancia: decidono il gol di Callejon e il capolavoro di Lorenzinho: 2-1 Giallorossi al terzo ko di fila. Si rivede Zaniolo
Gli «scugnizzi» sono fatti così, bisognerebbe conoscerli, e quando entrano nel ruolo, s’inventano la vita o capolavori per una notte: Lorenzo Insigne è padrone delle insidie del calcio, le affronta faccia a faccia, e in quell’istante che separa tra la gioia e il nulla, ha scelto di osare, di regalarsi un frammento di gloria. 38° minuto d’una gara a tratti folle, ma in quel pallone apparentemente normale, il «monello» scorge il proprio istinto e anche il talento, lo accarezza e lo modella e poi lascia che il Napoli si perda insieme a lui, quinto in classifica, e la Roma precipiti nella disperazione. La frontiera tra l’estasi e il tormento è un fotogramma, ma anche una prodezza, e Gattuso può dare un senso anche aritmetico alla sua rimonta, mentre Fonseca, abbandonato nei propri pensieri, ora ondeggia in una crisi che lo travolge .
(TRE)MATE. Napoli-Roma è tante cose, apprezzabili e pure no, ma che le certezze siano sparite da un bel po’ e che le cicatrici delle ultime due sconfitte si vedano sulla testa della Roma, s’intuisce dalla scelta di Fonseca, dalla sua (quasi) inedita difesa a tre, poi di fatto declinata a cinque e retta da Pau Lopez: il Napoli di Gattuso fa quel che deve e ciò che sa ma lo fa anche bene, sviluppa calcio verticale, tira (21 a 9, nelle statistiche del dopo-gara) e lo spagnolo, al debutto post-Covid, reagisce (12') sul destro di Fabian e poi (14') oppone tu se stesso nel faccia a faccia con Zielinski e sulla volée di Insigne. Le notti d’estate «consumano» e l’avvio bruciante il Napoli lo paga per rifiatare però anche perché la Roma ha cominciato a capire come sistemarsi, lasciando che Zappacosta e Spinazzola si alzino di cinque metri (almeno) e poi godendosi il luccicante Pellegrini: è già un’altra partita, e altre ancora ce ne saranno, però adesso gli equilibri si avvertono e la girata di Mkhitaryan (18' di testa) sa di spia giallorossa. Il campo s’è allungato, magìe della fatica, e quando Pellegrini lo attraversa, al Napoli viene la pelle d’oca: palla fuori d’un palmo, con deviazione di Manolas. Nella «tonnara» del centrocampo, c’è più Veretout di Demme, c’è un meraviglioso braccio di ferro tra Zielinski e Pellegrini, si «sfondano» Fabian e Mkhitaryan, ed è una sfida muscolare ovunque, sugli esterni, nelle aree: Gattuso si tiene il pallone (60% di possesso alla fine) ma Fonseca s’inquieta quando Smalling l’«abbandona» e lascia a Fazio. Tre minuti ed è tutto chiaro: traversone di Mario Rui, Milik stacca imperioso tra giganti come lui, la traversa gli si oppone e Callejon, con la porta spalancata, non riesce a si
stemarla. E’ una partita «irregolare», come quelle di questo bimestre in cui la logica ha meno senso e le impressioni possono restare soffocate nell’afa: a Gattuso manca qualcosa, per esempio la freddezza nei sedici metri; a Fonseca viene meno altro, la personalità ma anche la presenza di Dzeko e Under (ma c’era?), che la strusciano o forse no. Ma chi può starsene in poltrona e spassarsela e Mancini, il Ct, al quale potrebbero anche brillare gli occhi osservando un Insigne a tutto campo e un Lorenzo Pellegrini autorevole, lui sì, nel assumersi responsabilità che dovrebbero appartenere ad altri. E quando (21' st) rientra Zaniolo, c‘è un motivo in più per sentirsi soddisfatto.
INCERTEZZA. Napoli-Roma riesce ad essere più godibile che bella nonostante sia sgrammaticata, ma quando il Napoli comincia a scegliere ritmicamente la corsia di sinistra, la Roma si smarrisce ed evapora, e Mario Rui, ch’è cresciuto terribilmente, ha anche imparato i movimenti: sa bene che Callejon l’aspetta dall’altra parte, a modo suo, pronto a «fregare» Ibañez con un taglio letale, sul quale Pau Lopez non ha miracoli da opporre. E’ la serata degli eccessi e il Napoli, inebriato, si lascia andare, colpevolmente: il contropiede di Mkhitaryan è fulminante, fa una cinquantina di metri in solitudine, e la «rasoiata» è tagliente e vale il pari da congelare, perchè l’Europa non può attendere e la Roma non può negarsela. Pau Lopez lo sa bene e la stringe nei guanti che (34') oppone a Mario Rui. Ma i geni, si sa, escono dalla noia e dalle tenebre e sanno dove volare: Insigne sceglie le stelle, con quel tiro a giro che finisce proprio all’incrocio dei pali e spedisce la Roma in prossimità dell'inferno.