Corriere dello Sport

Errore grave da evitare

- di Giancarlo Dotto

La pazienza ha un limite? Sarebbe meglio per tutti non scoprirlo. Si chiama effetto Zagor aliás Zaniolo il test da evitare per il bene di tutti.

La pazienza ha un limite? Sarebbe meglio per tutti non scoprirlo. Si chiama effetto Zagor aliás Zaniolo il test da evitare per il bene di tutti. Non fai in tempo a riconcilia­rti con il mondo fatto calcio perché l’hai rivisto in campo dopo una vita, il ragazzo, biondo che Dio l’ha fatto, come lo ricordavi solo nei sogni, i crociati nuovi di zecca. Due o tre numeri del suo calcio totale, quanto basta per sapere che è tornato forte almeno quanto prima, che già stai lì a domandarti se dovrai digerire da qui a breve il rospo della sua possibile cessione. Cinquanta milioni. Si fissa anche l’eventuale prezzo per cui il cedimento alla tentazione sarebbe giustifica­bile. Come se la cosa potesse avere un qualunque prezzo. Come se in gioco ci fosse solo un magnifico calciatore dagli orizzonti di gloria. Nicolò Zaniolo oggi è ben altro. È il punto di non ritorno. È il confine che separa nella breccia del tifoso romanista il confine tra l’esasperazi­one e la rivolta. Tra l’accettare tutto e prendere atto di quello che è inaccettab­ile. La cessione di Zaniolo lo sarebbe. Per tante ragioni. Inclusa quella del travolgent­e feeling che è partito nell’ultimo anno tra i due soggetti in amore, anche e soprattutt­o nel nome di un vuoto da colmare. Totti e De Rossi. Non ci saranno stadi, acquisti, promesse, niente di niente, a medicare questa volta la ferita.

Se fosse misurabile lo stress (lo fanno a Boston, non a casa di Pallotta, ma nei laboratori biochimici di Harvard), quello del tifoso romanista farebbe saltare i rilevatori. Lasciamo stare il calvario degli anni recenti, attese deluse, risultati mancati, strappi e lutti cardiaci a ripetizion­e. Cancellare Zaniolo dalla mappa del cuore gialloross­o, e vestirlo magari di bianconero, sarebbe un atto vicino al sadismo. Le cose vanno chiamate per quello che sono.

Al di là di operazioni di facciata, brillanti trovate di marketing, questa società non ha quasi mai dimostrato di voler cercare un rapporto empático con la pancia dei suoi tifosi (l’ultimo caso, l’inspiegabi­le benservito a Sebino Nela). Adesso, chi di dovere, non sappiamo più bene chi, deve saperlo: se non hai il dono dell’empatia devi avere quello dell’intelligen­za.

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