Fallo di mano, ci penserà Collina a dare uniformità
Troppe interpretazioni, norma lontana dal gioco: cambierà Dal primo luglio, l’implementazione del progetto Var è allo studio della Fifa. Ecco l’evoluzione della regola
Adesso arriva in aiuto Pierluigi Collina, che conosciamo benissimo: è stato un grande arbitro in Italia, s’è affermato a livello internazionale dirigendo tutte le finali più importanti (tranne quella dell’Europeo, e i maligni dicono che per questo non abbia designato Rizzoli nel 2016, per evitare che l’allievo superasse il maestro: fantasie), adesso guida gli arbitri di tutto il Mondo, è lui il Chair of the Fifa Referees Committee, il presidente della commissione arbitrale Fifa. Dallo scorso primo luglio ha preso in carico dall’Ifab «l’implementazione del progetto Var», praticamente interpretazioni e nuove direttive arriveranno direttamente dagli arbitri (e che arbitri!) invece che dall’organo che cambia, sulla carta, le regole. Un bel passo avanti. Anche in materia di fallo di mano. Perché la revisione della regola 12 («Falli e scorrettezze», dunque anche la punibilità dei tocchi con braccia/mani), che avrebbe dovuto fornire certezze e aprire minori discussioni, ha avuto un solo effetto certo: distanziare la regola dal gioco. Oggi è sufficiente che il pallone sfiori la mano dell’attaccante per vanificare la sua azione da gol (chiedere a Simeone, tanto per citare uno degli ultimi casi): la valutazione sull’infrazione in fase d’attacco cambierà nel 2020-21. Per traslato, nelle varie interpretazioni che si sono succedute in Italia (anche a questo dovrà provvedere Collina, cercare di dare un’uniformità sempre impossibile da raggiungere, ma lo sa già: «La nostra responsabilità è garantire che il calcio sia giocato allo stesso modo in tutto il mondo» ha detto alla Reuters), anche il tocco di mano difensivo è stato incardinato sul postulato «make the body unnaturally bigger», amplia la grandezza del corpo in maniera innaturale, o come si dice sempre, «aumenta lo spazio». E dunque, tutto ciò che è staccato dalla silhouette, dalla figura, del giocatore diventa punibile. Non sempre (vedi Chiffi ieri a Firenze, solo per citare l’ultimo).
PRIMO CAMBIO. La grande novità è arrivata all’inizio di questo campionato, la spiegazione data da Rizzoli a Coverciano alla vigilia della prima giornata sembrava essere stata molto convincente. Ma il diavolo, si sa, fa pentole e casseruole, non i coperchi: e così arrivò il tocco di mano di Cerri in Cagliari-Brescia, rigore certo, e invece no. E anche quello di Zielinski in Fiorentina-Napoli. Da quel momento in poi, è stato un susseguirsi di spiegazioni su spiegazioni, interpretazioni uguali e contrarie a se stesse, tanto da evocare spesso il conte Mascetti, magistralmente interpretato da Ugo Tognazzi in Amici
Miei, e le sue “supercazzole”, definizione inserita anche nel vocabolario Zingarelli. Il maquillage apportato dall’Ifab in pieno lockdown (aprile scorso) non ha cambiato la sostanza, se non stabilire che la parte superiore del braccio (deltoide e ascella) appartiene alla spalla e dunque non è punibile, così come quello in attacco lo diventa se è immediato nell’azione del gol.
È di solito un’infrazione se un calciatore:
• tocca il pallone con le mani / braccia quando:
- queste sono posizionate in moo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo
- queste sono al di sopra dell’altezza delle sue spalle (a meno che il calciatore non giochi intenzionalmente il pallone che poi tocca le mani/braccia) Le suddette infrazioni si concretizzano anche se il pallone tocca le mani/ braccia del calciatore provenendo direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) di un altro calciatore che è vicino.
«L’uniformità di giudizio è utopia Un arbitro italiano dirigerà sempre in modo diverso da uno straniero»
Graziano Cesari, 63 anni, ex arbitro internazionale ANSA
«Ormai sembra che gli attaccanti mirino alle braccia degli avversari. E da noi se non si usa il Var scoppia un caso»
Beppe Bergomi, 56 anni, campione del mondo e commentatore LAPRESSE