Mani in area ci pensa Collina
Troppe difformità d’interpretazione, presto nuove norme Nicchi con Giacomelli «In Italia non ci sono regole diverse» Divisi gli ex arbitri
Portano via il campionato a braccia. Chi si rassegna, chi ci si avvelena. Certo che così il calcio si accosta ulteriormente all’effimero, alla fragilità di un gesto istintivo. Oppure no, trova una nuova concretezza nella rigidità delle regole, una nuova ragion d’essere nella certezza del diritto. Tocchi il pallone con la mano e io ti fischio il rigore contro o ti annullo il gol.
A molti non piace. A qualcuno sì. A Paolo Casarin, ex designatore e scrittore di riforme regolamentari, non piace: «L’International Board una volta era formato dai rappresentanti delle federazioni britanniche e da ospiti provenienti dalle altre. Con quella struttura ha tenuto in piedi lo sport per centocinquant’anni. Adesso è corredato, e probabilmente indebolito, da gruppi di studio con membri di varia provenienza. La loro visione è annacquata anche dal contributo di ex calciatori. Così è venuta fuori la bella idea di eliminare il concetto di volontarietà. Quarant’anni fa nessuno mi chiese di prendere un provvedimento disciplinare nei confronti di Martina, dopo quello scontro in cui Antognoni per poco non lascia le penne. Perché a nessuno venne in mente che Martina l’avesse fatto apposta. Al contrario, oggi nei falli di mano tutto èconsiderato volontario ed è la più grossa stupidaggine possibile. Poi gli arbitri sembrano diventati improvvisamente severissimi. Non lo so, sarà il caldo».
Aggiungiamo - ma potete rendervene conto da soli grazie alla tabella pubblicata a fianco - che in Italia si fischiano molti più rigori che altrove e la percentuale di falli di mano è accostabile solo a quella della Spagna. Dice Graziano Cesari, oggi commentatore arbitrale: «Due ragioni per tutto questo. La prima è il Var. Siamo al terzo anno e sono arrivati gli arbitri specializzati nella lettura delle immagini. Questo è un motivo in più per assegnare calci di rigore. La seconda sta nel regolamento, cambiato completamente. Siamo passati dalla competenza del direttore di gara nel rilevare la volontarietà all’analisi della posizione delle braccia. Il braccio si stacca, rigore in automatico. Prima del Var il mani costituiva il 18% dei falli, ora siamo al doppio. Poi succede che contro la Roma non viene sanzionato Mancini, l’arbitro finisce nell’angolo e alla giornata successiva tutto è rigore. Così non si gioca. Si voleva garantire uniformità di giudizio, ma è pura utopia. Ogni arbitro è diverso dall’altro per cultura, sensibilità, estrazione sociale. Un ripensamento delle regole è auspicabile».
Gasperini alla fine della doccia scozzese emotiva con la Juve si è lamentato però non tanto delle regole quanto dell’interpretazione che se ne dà in Italia. Tiziano Pieri, altro ex arbitro di vasta esperienza, gli dà ragione: «È significativo il fatto che un arbitro italiano da noi fischia 35 volte in una partita e 18 in una internazionale. Abbiamo sempre fatto polemica sui falli di mano e siamo sempre stati più fisici nel gioco e tendiamo a restare più a terra eccetera. Ogni federazione dà indicazioni diverse ai suoi arbitri. In Italia, fatto unico nella storia, è stato convocato un secondo incontro per correggere l’interpretazione. Risultato: l’argomento è diventato d’attualità e gli arbitri sono ancora più severi. A me non dispiacciono regole stringenti. Maggiore rigidità significa maggiore oggettività».
Significa anche però dare un’arma in più agli attaccanti in grado di mirare alle braccia. Beppe Bergomi, campione del mondo e difensore che qualche gol ha saputo evitarlo, sottolinea: «Sembra quasi che si cerchi di far carambolare la palla in modo da ottenere il rigore. L’ho visto fare a Baggio nel 1998 contro il Cile. Per il mio modo di intendere il calcio non va bene, è fuori dello spirito del gioco. In Italia abbiamo un certo modo di usare il Var, vogliamo andare a rivedere qualsiasi cosa, altrimenti nasce un caso». Una via razionale alla correzione sia delle regole sia delle interpretazioni esiste e la indica un allenatore, Francesco Guidolin: «Va giudicata la pericolosità dell’azione. Dev’esserci proporzione tra fallo commesso e decisione dell’arbitro. Punire tutti i falli di mano volontari e per gli involontari sanzionare quelli che ostacolano un’offensiva pericolosa. Io sono d’accordo con Gasperini: spesso il difensore non può, semplicemente non può, presentarsi con le braccia dietro la schiena. E’ un dato di fatto che in Italia i rigori assegnati per falli involontari sono aumentati e non è giusto». C’è chi non si rassegna ad alzare le mani davanti al caos.