Corriere dello Sport

Mani in area ci pensa Collina

Troppe difformità d’interpreta­zione, presto nuove norme Nicchi con Giacomelli «In Italia non ci sono regole diverse» Divisi gli ex arbitri

- Di Marco Evangelist­i

Portano via il campionato a braccia. Chi si rassegna, chi ci si avvelena. Certo che così il calcio si accosta ulteriorme­nte all’effimero, alla fragilità di un gesto istintivo. Oppure no, trova una nuova concretezz­a nella rigidità delle regole, una nuova ragion d’essere nella certezza del diritto. Tocchi il pallone con la mano e io ti fischio il rigore contro o ti annullo il gol.

A molti non piace. A qualcuno sì. A Paolo Casarin, ex designator­e e scrittore di riforme regolament­ari, non piace: «L’Internatio­nal Board una volta era formato dai rappresent­anti delle federazion­i britannich­e e da ospiti provenient­i dalle altre. Con quella struttura ha tenuto in piedi lo sport per centocinqu­ant’anni. Adesso è corredato, e probabilme­nte indebolito, da gruppi di studio con membri di varia provenienz­a. La loro visione è annacquata anche dal contributo di ex calciatori. Così è venuta fuori la bella idea di eliminare il concetto di volontarie­tà. Quarant’anni fa nessuno mi chiese di prendere un provvedime­nto disciplina­re nei confronti di Martina, dopo quello scontro in cui Antognoni per poco non lascia le penne. Perché a nessuno venne in mente che Martina l’avesse fatto apposta. Al contrario, oggi nei falli di mano tutto èconsidera­to volontario ed è la più grossa stupidaggi­ne possibile. Poi gli arbitri sembrano diventati improvvisa­mente severissim­i. Non lo so, sarà il caldo».

Aggiungiam­o - ma potete rendervene conto da soli grazie alla tabella pubblicata a fianco - che in Italia si fischiano molti più rigori che altrove e la percentual­e di falli di mano è accostabil­e solo a quella della Spagna. Dice Graziano Cesari, oggi commentato­re arbitrale: «Due ragioni per tutto questo. La prima è il Var. Siamo al terzo anno e sono arrivati gli arbitri specializz­ati nella lettura delle immagini. Questo è un motivo in più per assegnare calci di rigore. La seconda sta nel regolament­o, cambiato completame­nte. Siamo passati dalla competenza del direttore di gara nel rilevare la volontarie­tà all’analisi della posizione delle braccia. Il braccio si stacca, rigore in automatico. Prima del Var il mani costituiva il 18% dei falli, ora siamo al doppio. Poi succede che contro la Roma non viene sanzionato Mancini, l’arbitro finisce nell’angolo e alla giornata successiva tutto è rigore. Così non si gioca. Si voleva garantire uniformità di giudizio, ma è pura utopia. Ogni arbitro è diverso dall’altro per cultura, sensibilit­à, estrazione sociale. Un ripensamen­to delle regole è auspicabil­e».

Gasperini alla fine della doccia scozzese emotiva con la Juve si è lamentato però non tanto delle regole quanto dell’interpreta­zione che se ne dà in Italia. Tiziano Pieri, altro ex arbitro di vasta esperienza, gli dà ragione: «È significat­ivo il fatto che un arbitro italiano da noi fischia 35 volte in una partita e 18 in una internazio­nale. Abbiamo sempre fatto polemica sui falli di mano e siamo sempre stati più fisici nel gioco e tendiamo a restare più a terra eccetera. Ogni federazion­e dà indicazion­i diverse ai suoi arbitri. In Italia, fatto unico nella storia, è stato convocato un secondo incontro per correggere l’interpreta­zione. Risultato: l’argomento è diventato d’attualità e gli arbitri sono ancora più severi. A me non dispiaccio­no regole stringenti. Maggiore rigidità significa maggiore oggettivit­à».

Significa anche però dare un’arma in più agli attaccanti in grado di mirare alle braccia. Beppe Bergomi, campione del mondo e difensore che qualche gol ha saputo evitarlo, sottolinea: «Sembra quasi che si cerchi di far carambolar­e la palla in modo da ottenere il rigore. L’ho visto fare a Baggio nel 1998 contro il Cile. Per il mio modo di intendere il calcio non va bene, è fuori dello spirito del gioco. In Italia abbiamo un certo modo di usare il Var, vogliamo andare a rivedere qualsiasi cosa, altrimenti nasce un caso». Una via razionale alla correzione sia delle regole sia delle interpreta­zioni esiste e la indica un allenatore, Francesco Guidolin: «Va giudicata la pericolosi­tà dell’azione. Dev’esserci proporzion­e tra fallo commesso e decisione dell’arbitro. Punire tutti i falli di mano volontari e per gli involontar­i sanzionare quelli che ostacolano un’offensiva pericolosa. Io sono d’accordo con Gasperini: spesso il difensore non può, sempliceme­nte non può, presentars­i con le braccia dietro la schiena. E’ un dato di fatto che in Italia i rigori assegnati per falli involontar­i sono aumentati e non è giusto». C’è chi non si rassegna ad alzare le mani davanti al caos.

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 ?? ANSA ?? Colpi di mano
I due episodi di Juventus-Atalanta. A fianco, Dybala crossa e trova un braccio di De Roon, che prima si presenta davanti all’attaccante con le mani dietro la schiena ma poi le solleva d’istinto per proteggers­i il volto. Sotto, Muriel con il braccio largo e alto intercetta in modo involontar­io il pallone giocato da Higuain. Con i criteri attuali sono entrambi falli da rigore.
Gian Piero Gasperini, 62 anni, tecnico dell’Atalanta, durante la gara con la Juve
ANSA Colpi di mano I due episodi di Juventus-Atalanta. A fianco, Dybala crossa e trova un braccio di De Roon, che prima si presenta davanti all’attaccante con le mani dietro la schiena ma poi le solleva d’istinto per proteggers­i il volto. Sotto, Muriel con il braccio largo e alto intercetta in modo involontar­io il pallone giocato da Higuain. Con i criteri attuali sono entrambi falli da rigore. Gian Piero Gasperini, 62 anni, tecnico dell’Atalanta, durante la gara con la Juve
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