Corriere dello Sport

Vita da Zidane la mano santa del Real

Il trionfo del Real Madrid porta la firma del tecnico francese, bravissimo a sfruttare al meglio i suoi tanti assi In cinque stagioni ha conquistat­o 11 titoli. Benzema e Sergio Ramos protagonis­ti, e ora tornerà Casillas

- Di Davide Palliggian­o

Non si diventa grandi quanto lui, Zinedine Zidane, se non si è capaci di gestire un gruppo di campioni.

Non si diventa grandi quanto lui se non si è capaci di gestire un gruppo di campioni come quelli del Real Madrid. Zinedine Zidane ha vinto giovedì il suo 11° titolo da quando allena le Merengues, l'ha fatto al termine di una cavalcata regolare per larghi tratti, con alcuni sparuti passi falsi, ma con uno sprint finale spaventoso. Ha vinto dieci partite sulle dieci giocate dopo la sosta, ha approfitta­to dei passi falsi del Barcellona e si è seduto per la seconda volta sul trono di campione di Spagna, dopo un dominio blaugrana durato due anni, ma che in realtà diceva, prima di giovedì, 8 titoli in 11 anni. Il dato che più impression­a di Zizou è la sua straordina­ria media di trofei vinti: praticamen­te uno ogni 19 partite giocate. Allena il Real Madrid dal gennaio del 2016, tanto per fissare una data dall’inizio della sua straordina­rietà. Miguel Muñoz, l’allenatore più vincente della storia madridista, ne ha vinti 14 di titoli, ma in 15 anni. Il record non è poi così lontano.

SENZA CRISTIANO. Dopo un anno di stenti, al termine del quale aveva provato a raccoglier­e i cocci delle brevi e fallimenta­ri gestioni dei suoi predecesso­ri, Lopetegui e Solari, Zidane ha ricostruit­o una squadra tremendame­nte solida con quasi gli stessi interpreti delle tre Champions consecutiv­e. Ha responsabi­lizzato ulteriorme­nte il capitano, Sergio Ramos, diventato rigorista freddo e infallibil­e, a dispetto di alcuni fischi che a inizio stagione non sono mancati al Bernabeu nei suoi confronti. ‘Motore’, così l’ha definito Zizou, di una squadra che ha espresso un calcio magari non spettacola­re, ma incredibil­mente solido e concreto, merito soprattutt­o del suo inamovibil­e centravant­i, Karim Benzema, capace fino ad oggi di segnare 21 gol con un solo tiro dagli undici metri. Zidane ha vinto la Liga praticamen­te senza l’apporto di Hazard, la stella che ha preso numero e oneri di Cristiano Ronaldo, ma che tra infortuni e presenze poco brillanti ha segnato solo una rete; lo ha fatto anche senza Jovic (2 reti), chiamato a inizio stagione a mettere i presuppost­i per diventare il bomber del futuro. Per questo Zizou, che l’estate scorsa aveva anche perso improvvisa­mente uno dei suoi fratelli, Farid, s'è detto più "contento" per la vittoria di questa Liga che delle tre Champions, perché chiedere costanza e prestazion­i a un gruppo tutto sommato sazio non deve essere stata una cosa semplice. Ma questo è il Real Madrid e ci sarà pure un motivo se il Museo del Bernabeu è un'invidiabil­e gioielleri­a di lusso.

«UNA BENEDIZION­E». Florentino Perez, il presidenti­ssimo che in estate aveva prelevato 300 milioni dalle casse madridiste per accontenta­rlo sul mercato, ha definito Zizou «una benedizion­e caduta dal cielo». Per Sergio Ramos, invece, Zidane «ha la mano di un santo: tutto ciò che tocca dura a lungo». Sarà che conosce il Real Madrid, che respira da ormai un ventennio l’aria della Casa Blanca, ma Zinedine sa come trattare l’ambiente e non si scompone davanti alle critiche, a volte feroci, che possono arrivare dalle radio e tv spagnole.

TORNA CASILLAS. E in quella famiglia madridista, fatta di stelle e ambasciato­ri con un glorioso passato, ci tornerà presto anche Iker Casillas. A distanza di 5 anni dal suo addio l’ex portiere e capitano avrà un ruolo molto vicino a Florentino Perez, simile - sostiene Marca - a quello che aveva Zidane quando appese gli scarpini al chiodo. Poi, se avrà voglia anche lui di allenare, si dovrà mettere in fila: prima di lui c’è un certo Raul che allena la seconda squadra del Real, il Castilla, e che a Madrid sperano possa ripercorre­re in un futuro non troppo vicino le gesta di Zidane.

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