Violenza, cuore e politica quei pattini senza pace
UNO SPORT PUNTEGGIATO DI CLAMOROSE VICENDE Le sprangate a Nancy, le terribili accuse a Beyer, Carolina in difesa di Alex. Ma la prima fu la Henie
La legge del contrappasso del pattinaggio artistico, che lascia suo malgrado spazio alla cronaca. Il colorato palaghiaccio dove prendono forma poetiche evoluzioni che vira al nero delle tetre stanze di un commissariato. E dalle pagine sportive si passa a quelle meno liete.
HARDING-KERRIGAN. Il caso domina le cronache degli anni 90 e riguarda la statunitense Nancy Kerrigan. Il 6 gennaio 1994 viene aggredita alla Cobo Arena di Detroit da un uomo, Shane Stant, che le colpisce il ginocchio destro con una spranga. I mandanti sono Shawn Eckardt e soprattutto Jeff Gillooly, ex marito della sua rivale Tonya Harding, allo scopo di tagliarla fuori dalle Olimpiadi invernali. La Harding nega di aver ideato l’aggressione, ma ammette di esserne stata a conoscenza. Eppure le due si ritroveranno a Lillehammer:
terza la Kerrigan, ottava la Harding.
VIOLENZA. Siamo a gennaio quando la 44enne ex stella francese Sarah Abitbol denuncia pubblicamente di essere stata ripetutamente stuprata dal suo ex allenatore, Gilles Beyer, quando aveva tra i 15 e i 17 anni. Dichiara inoltre di aver messo al corrente un ministro, nel 2007, senza però farne il nome. Puntano il dito altre ex atlete: Helene Godard dice di aver subito, all’età di 13 anni, violenze sessuali sempre da Beyer; Béatrice Dumur e Anne Bruneteaux chiamano invece in causa Michel Lotz.
DOPING. Da noi c’è la vicenda di Carolina Kostner, accusata nel 2014 di aver coperto la detenzione di sostanze dopanti dell’allora fidanzato Alex Schwazer. Carolina si dichiarerà sempre innocente, lottando fermamente in tutte le aule di tribunale della giustizia sportiva e ordinaria. Il Tribunale Nazionale Antidoping arriva a chiedere una squalifica di 4 anni e 3 mesi. Ma lei dopo varie traversie e l’accordo Coni-Wada riesce a ottenere il reintegro nel gennaio del 2016: la squalifica è durata 12 mesi. Oggi è testimonial dell’Agenzia mondiale antidoping.
NAZISMO. Tra il 1928 e il 1936 è tre volte campionessa olimpica la norvegese Sonja Henie. Smessi i pattini, inizia poi una luminosa carriera a Hollywood. Il fattaccio nel 1936: ai Giochi invernali di Garmisch-Partenkirchen rivolge il saluto nazista ad Adolf Hitler, suo grande ammiratore, che la invita a pranzo insieme alla sua famiglia. Polemiche a non finire in Norvegia; anche per una foto autografata col Führer che, si dice, la salva dalla confisca dei beni durante l’occupazione nazista. Il clamore si spegne gradualmente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sonja torna nei cuori dei norvegesi, al punto che la famiglia reale partecipa ai suoi spettacoli sul ghiaccio nonché ai suoi funerali, nel 1969.