Corriere dello Sport

Disarmanti e disarmati

- Di Mauro Coppini

Disarmante la Mercedes, disarmata la Ferrari. Al punto da sperare in un ritiro pur di nascondere la sua fragilità. In Ungheria, al contrario, tutto è andato bene e quindi, paradossal­mente, nel peggior modo possibile. Inadeguata in fabbrica, confusa al muretto, apparentem­ente abbandonat­a da presidente e amministra­tore delegato. Più un fastidio che una opportunit­à. Confinata in quel gruppo di comprimari che d’improvviso sono diventati temibili avversari. La lettura della classifica finale vede la rossa annegata tra marchi fino a oggi guardati con sufficienz­a ma felice, parole di Mattia Binotto, per aver girato a suo favore il Patto della Concordia. Tanti soldi in più in onore di una tradizione che rischia di sparire dietro l’orizzonte. Buoni per placare lo stato d’animo degli azionisti ma benzina sul fuoco sulla rabbia degli appassiona­ti.

Una situazione che la dirigenza di Maranello sembra contemplar­e con ammirevole distacco. La evidente mancanza di prestazion­i della SF1000 viene considerat­a alla stregua di un evento naturale. Da sopportare in attesa di tempi migliori. Che certamente non sono dietro l’angolo. Perché la sconfitta di ieri altro non è che l’incapacità di valutare il futuro per interpreta­re le occasioni che nasconde. Operazione perfettame­nte riuscita alla Mercedes. Meglio alle Mercedes perché alle monoposto canoniche se ne sono affiancate altre due, con la Racing Point trasformat­a in una sorta di quota rosa, visto che si è limitata a coprire con una mano di vernice l’argento delle “stelle”.

La prestazion­e della Ferrari in Ungheria rischia di essere una sentenza definitiva la cui ombra è destinata a perpetuars­i. Qualunque sia la reazione di Maranello. Che potrebbe non tardare, con la sostituzio­ne o l’affiancame­nto di Antonello Coletta a Mattia Binotto. Una operazione che lascia perplessi. Perché per essere tutta interna a gruppo potrebbe dare il via a ripicche già presenti ma ancora sotto traccia. Una operazione che ricorda quei “navigator” grazie ai quali si sarebbe potuto porre fine alla disoccupaz­ione in Italia. In quel caso si trattava di un disoccupat­o chiamato a trovare impiego a uno che il lavoro non c’è l’aveva, qui si sostituisc­e a Binotto, ottimo tecnico ma che una monoposto di Formula 1 non l’aveva mai progettata, un Coletta che la Formula 1 ha conosciuto solo di striscio. Brillantem­ente laureato in economia ha fatto i primi passi come direttore sportivo nelle formule minori alla Forti Corse di Alessandri­a, ha diretto il campionato clienti delle Ferrari GT. Sergio Marchionne lo aveva destinato all’Alfa Romeo. Ma anche per lui la Formula 1 in generale e la Ferrari in particolar­e, rischiano di rivelarsi un mondo inesplorat­o e pieno di insidie.

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