PANCHINE IMBULLONATE
La crisi post-lockdown frena le smanie di cambiamento: in Italia (e all’estero) la tendenza è confermare i tecnici
Costerebbe troppo sostituire Sarri (a meno di delusioni europee) Conte riscuote fiducia, Gattuso e Fonseca saldi, svolta per Pioli
Irisultati, sicuramente. Le prestazioni, in parte. I progetti, dove esistono, se resistono. Ma in questo preciso momento storico, se tutti o quasi i grandi club almeno in Italia sono destinati a confermare gli attuali allenatori, il vero motivo va ricercato in quell'effetto coronavirus che, calcisticamente parlando, ha anche avvitato con decisione i bulloni delle panchine più traballanti. Non c'è abbastanza tempo. Soprattutto, non ci sono abbastanza soldi per nuove rivoluzioni. Così, per forza più che per scelta, fino a prova contraria Maurizio Sarri dovrebbe essere l'allenatore della Juve anche nella prossima stagione e Antonio Conte quello dell'Inter. Poi c'è anche la categoria di chi sarebbe stato comunque certo di una conferma, vedi Rino Gattuso, nuovo eroe di Napoli. O Simone Inzaghi, penalizzato con la sua Lazio più di chiunque altro dal lockdown. Ma ognuna della venti panchine di Serie A ha una sua storia: più aumentano interessi e pressioni, più il fattore epidemia sembra legare le mani ai club che in un contesto normale avrebbero un potere decisionale più orientato al cambiamento.
IL GRANDE MA. Per esempio, il caso Sarri. Con la Lazio a -1 e la pesante lezione ricevuta a Lione in Champions, il tecnico bianconero qualche mese fa era in bilico. Poi il lockdown e un'annata compressa in estate, con qualche settimana appena di passaggio da una stagione all'altra: difficile disegnare un nuovo cambiamento al di là dei risultati. Però il paradosso di uno scudetto stravinto anche al piccolo trotto è quello che vede Sarri lo stesso al centro di valutazioni, interne ed esterne. E al netto del voto di fiducia reso pubblico da Fabio Paratici, la sensazione è che il titolo italiano potrebbe non bastare nel caso in cui la Champions non dovesse portare i risultati sperati. Insomma, la Juve conti alla mano potrebbe cambiare solo se costretta a farlo. Perché Sarri è sempre stato chiaro, non sarà mai lui ad andarsene, e moltiplicare questa voce di spesa non può permetterselo a cuor leggero nemmeno la Juve.
A MILANO. Un discorso valido anche per Conte. Il suo operato è giudicato positivamente dalla proprietà, la qualificazione in Champions in ampio anticipo rappresenta già un bel passo avanti per l'Inter dopo due anni di festeggiamenti all'ultimo respiro. Le esternazioni polemiche hanno lasciato il segno, ma qui i conti impongono continuità ancor più che alla Juve: Conte nei prossimi due anni incasserà 12 milioni netti a stagione più 2 di bonus, il ragionamento (forse) inizia e finisce qui. Si passa dall'altra parte di Milano e si trova uno Stefano Pioli che ha trovato la formula giusta per il suo Milan e che - dopo le notizie tedesche sul rinnovo del legame tra Ralf Rangnick, la Red Bull e il Lipsia - ha visto di colpo materializzarsi la conferma, e per due anni.
A ROMA E NAPOLI. Si è preso tutto Gattuso in questi mesi: la fiducia della piazza, della squadra, della società. Non è per forza ma per scelta che resterà ancora al Napoli. Anche Simone Inzaghi è pronto a dare continuità al progetto biancoceleste, a un certo punto ha davvero creduto di poter riportare lo scudetto alla sua Lazio, ma quanto successo di recente è già storia. Mentre Paulo Fonseca, superata la tempesta, ha saputo traghettare la Roma anche cambiandole volto tatticamente, senza la paura di prendere decisioni impopolari (vedi Zaniolo): il tecnico ha già avuto garanzie via Guido Fienga di avere la fiducia del club pure nel caso in cui James Pallotta dovesse poi cedere a Dan Friedkin. E poi Fonseca ha ancora altri due anni di contratto da 3 milioni, una conferma conviene a tutti anche in questo caso.
CHI RESTA. Avanti insieme anche in provincia. La storia tra Gian Piero Gasperini e l'Atalanta può interrompersi solo nel caso in cui dovesse presentarsi al tecnico la classica offerta irrinunciabile. Hanno già incassato la fiducia i vari Sinisa Mihajlovic, Roberto De Zerbi e Roberto D'Aversa, con l'obiettivo di continuare a far crescere i progetti di Bologna, Sassuolo e Parma. Si è meritato sul campo la conferma anche Claudio Ranieri alla Sampdoria. Dalla salvezza dipende la permanenza di Davide Nicola sulla panchina del Genoa, la vittoria sul Lecce sembra un'ipoteca in tal senso.
CHI CAMBIA. Salvezza acquisita ma non basterà invece a Giuseppe Iachini, destinato a lasciare una Fiorentina che punta in alto. Tutto da definire il futuro di Walter Zenga a Cagliari. Dipende da Ivan Juric se continuare o meno a Verona. Aspettando l'aritmetica certezza della salvezza, anche le strade di Moreno Longo e del Torino sembrano potersi dividere. Così come la missione di Luca Gotti a Udine attende la salvezza per ritenersi ultimata. Il ciclo da sogno di Fabio Liverani a Lecce sembra ormai ai titoli di coda, nuove imprese permettendo. Mentre Gigi Di Biagio lascerà la Spal e Diego Lopez appare in dubbio al Brescia. Sono storie diverse da quelle delle grandi: lassù “continuità” oggi sembra una parola d'ordine per forza più che per scelta.