RIFORMA SPORT MARTEDÌ VERTICE
Riunione della maggioranza per illustrare il testo variato La cancellazione del vincolo prevederà un indennizzo per le società che perdono gli atleti
Prende forma la versione definitiva del testo unico che rivoluzionerà lo sport italiano. Martedì è in programma una riunione di maggioranza durante la quale il ministro Vincenzo Spadafora illustrerà il testo con le modifiche suggerite dai partiti di governo. Il titolare del dicastero ha concluso il giro di consultazioni sulla bozza (lunedì l'ultimo meeting con Italia Viva) che tanto sta facendo discutere al punto da spingere il Coni a convocare una riunione informale, giovedì scorso, tra i 44 presidenti delle federazioni. Un incontro durato tre ore e mezza e definito "infuocato" da diversi testimoni. Ma Spadafora sta correndo come un treno verso l’approvazione. Il testo, presentato come “aperto” e suscettibile di aggiustamenti ha infatti subito delle variazioni. Ad esempio verrà esplicitato meglio che nonostante la volontà di equiparare il lavoro sportivo a quello dipendente (con aliquota al 10% e flat tax del 15% per redditi superiori a 10 mila euro annui), sarà ancora consentito il rimborso tipico del volontario. La cancellazione del vincolo, poi, prevederà un indennizzo per le società che perdono gli atleti. Non cambierà la sostanza - la norma verrà abrogata anche tra i dilettanti - ma la soluzione trovata sembra un compromesso tra la necessità di non restare legati vita natural durante a un club e un sostegno verso quelle realtà che puntano tutto sul settore giovanile.
MODIFICHE M5S E PD. I parlamentari del M5S chiedono chiarezza sulla nuova governance con il Dipartimento (una struttura amministrativa del governo) che porterà il bipolarismo Coni-Sport e Salute verso un triumvirato. Il M5S vorrebbe delegare il Coni all'esclusiva formazione degli atleti, passando i registri delle società e degli agenti sportivi alla struttura pubblica presieduta da Cozzoli, pensata fin dal principio come organismo finalizzato alla promozione di base. Il Partito Democratico la pensa diversamente e tende verso una ritrovata centralità del Comitato Olimpico. Va trovato un compromesso. I dem probabilmente vinceranno la partita dei mandati. Hanno già ottenuto che le cariche non saranno cumulabili: ad esempio, se un consigliere federale è stato eletto più di tre volte può comunque correre alla presidenza, e viceversa. Non è un caso che quando l’ex ministro Lotti (Pd) nel 2017 stabilì a tre il limite delle "legislature sportive" (con la possibilità di farne una quarta per chi era già in carica) il M5S si oppose, chiedendone solamente due e senza deroghe. Spadafora nel nuovo testo aveva stabilito che otto anni (2 mandati) erano sufficienti per il lavoro del presidente del Coni, riabbracciando la posizione originaria del suo partito, ma dopo gli incontri di questa settimana farà marcia indietro fornendo l'assist a Malagò per il prossimo quadriennio. Un discorso analogo vale per i presidenti federali. Chi rischia di essere spazzato via dalla riforma fa notare che la carica è prima di tutto elettiva (se sono al comando significa che i tesserati continuano a votarli) e che le medaglie conquistate negli anni dimostrano la bontà del lavoro svolto.
RISCHI. Ai partiti non piace che la distribuzione degli oltre 368 milioni destinati annualmente alle federazioni passi nelle mani del nuovo Dipartimento. «Vi è un accentramento verso un unico soggetto e un avvicinamento della politica allo sport che può essere lesivo» fanno notare dalla delegazione del M5S. C’è un ultimo aspetto che non va trascurato: se i decreti non sono in linea con la carta olimpica per il rischio di eccessiva ingerenza del governo nello sport, il Comitato Olimpico Internazionale potrebbe minacciare azioni contro l’Italia fino ad arrivare all’esclusione dai Giochi.