L’Italia ha bisogno del suo sorriso
Alex Zanardi è tornato in ospedale, e il Paese è ripiombato nell’angoscia per le sorti di questo campione che da quasi due decenni rappresenta qualcosa di molto profondo per il popolo italiano. Più volte mi sono chiesto perché gli italiani abbiano un rapporto così intimo con Alex, e per quale motivo si sentano così sentimentalmente legati a lui, alla sua sorte.
Alex Zanardi è tornato in ospedale, e il Paese è ripiombato nell’angoscia per le sorti di questo campione che da quasi due decenni rappresenta qualcosa di molto profondo per il popolo italiano. Più volte mi sono chiesto perché gli italiani abbiano un rapporto così intimo con Alex, e per quale motivo si sentano così sentimentalmente legati a lui, alla sua sorte. La risposta me la sono data ascoltando le persone giorno dopo giorno, osservandole quando hanno un problema in famiglia, quando hanno difficoltà economiche, quando temono di non farcela. Siamo un Paese sfibrato, stanco, allarmato, e spesso abbiamo paura di non farcela. Troppe volte ci svegliamo al mattino e abbiamo pensieri neri, pensiamo di non farcela, di arrenderci. Siamo un Paese di combattenti sfiancati, smarriti, che hanno bisogno di qualcuno che indichi con l’esempio concreto, e non a chiacchiere, che anche nella notte più nera è possibile la speranza, l’ottimismo, la fiducia in una svolta positiva. Zanardi il dolore lo ha conosciuto per davvero. Eppure, nonostante il dolore, si è rimesso in gioco, ha lottato come un leone per non sprofondare nella resa, nel silenzio, nella depressione, e ha inondato il nostro Paese intristito dalla stanchezza e dalla paura con un sorriso maturo, consapevole, che mette gioia di vivere.
“Se ce l’ha fatta Zanardi posso farcela anch’io”, questo abbiamo pensato migliaia di volte, soprattutto nei momenti più disperati. E anche ora che le sue condizioni di salute sono precarie e drammaticamente ballerine, gli italiani sono certi che ce la farà ancora una volta, perché lui lo sa bene che non è soltanto un singolo, un essere umano che vive di sé e per sé, ma un simbolo, un esempio, un orizzonte morale e psicologico al quale tanti italiani guardano quando la vita picchia forte e ti fa sentire che stai per cadere, e che, se cadi, questa volta non ti rialzi più. La verità è che il corpo di Zanardi è un corpo-Nazione. Nelle terapie intensive in cui finisce dopo ogni ferita a morte non c’è soltanto un uomo in carne e ossa che si chiama Alex, ma l’emotività ferita e spaventata di un’intero Paese. E lui questa folla la sente, sa che lo veglia, è consapevole che ha bisogno di lui, del suo remare ostinato verso il futuro, verso la vita, anche se tutto sembra andare per il verso sbagliato, e la stessa vita sembra appesa a un filo. Ma quando un corpo s’identifica con una Nazione, la morte deve lottare molto, per vincere. Ecco perché sono certo che sarà il popolo italiano a tirarlo fuori dalla terapia intensiva, e a riportare ancora negli occhi sfiduciati e sfiniti degli italiani il suo sorriso tenace, coraggioso e umile. Perché l’Italia ha bisogno di lui, ora più che mai.