Corriere dello Sport

L’Italia ha bisogno del suo sorriso

- di Andrea Di Consoli

Alex Zanardi è tornato in ospedale, e il Paese è ripiombato nell’angoscia per le sorti di questo campione che da quasi due decenni rappresent­a qualcosa di molto profondo per il popolo italiano. Più volte mi sono chiesto perché gli italiani abbiano un rapporto così intimo con Alex, e per quale motivo si sentano così sentimenta­lmente legati a lui, alla sua sorte.

Alex Zanardi è tornato in ospedale, e il Paese è ripiombato nell’angoscia per le sorti di questo campione che da quasi due decenni rappresent­a qualcosa di molto profondo per il popolo italiano. Più volte mi sono chiesto perché gli italiani abbiano un rapporto così intimo con Alex, e per quale motivo si sentano così sentimenta­lmente legati a lui, alla sua sorte. La risposta me la sono data ascoltando le persone giorno dopo giorno, osservando­le quando hanno un problema in famiglia, quando hanno difficoltà economiche, quando temono di non farcela. Siamo un Paese sfibrato, stanco, allarmato, e spesso abbiamo paura di non farcela. Troppe volte ci svegliamo al mattino e abbiamo pensieri neri, pensiamo di non farcela, di arrenderci. Siamo un Paese di combattent­i sfiancati, smarriti, che hanno bisogno di qualcuno che indichi con l’esempio concreto, e non a chiacchier­e, che anche nella notte più nera è possibile la speranza, l’ottimismo, la fiducia in una svolta positiva. Zanardi il dolore lo ha conosciuto per davvero. Eppure, nonostante il dolore, si è rimesso in gioco, ha lottato come un leone per non sprofondar­e nella resa, nel silenzio, nella depression­e, e ha inondato il nostro Paese intristito dalla stanchezza e dalla paura con un sorriso maturo, consapevol­e, che mette gioia di vivere.

“Se ce l’ha fatta Zanardi posso farcela anch’io”, questo abbiamo pensato migliaia di volte, soprattutt­o nei momenti più disperati. E anche ora che le sue condizioni di salute sono precarie e drammatica­mente ballerine, gli italiani sono certi che ce la farà ancora una volta, perché lui lo sa bene che non è soltanto un singolo, un essere umano che vive di sé e per sé, ma un simbolo, un esempio, un orizzonte morale e psicologic­o al quale tanti italiani guardano quando la vita picchia forte e ti fa sentire che stai per cadere, e che, se cadi, questa volta non ti rialzi più. La verità è che il corpo di Zanardi è un corpo-Nazione. Nelle terapie intensive in cui finisce dopo ogni ferita a morte non c’è soltanto un uomo in carne e ossa che si chiama Alex, ma l’emotività ferita e spaventata di un’intero Paese. E lui questa folla la sente, sa che lo veglia, è consapevol­e che ha bisogno di lui, del suo remare ostinato verso il futuro, verso la vita, anche se tutto sembra andare per il verso sbagliato, e la stessa vita sembra appesa a un filo. Ma quando un corpo s’identifica con una Nazione, la morte deve lottare molto, per vincere. Ecco perché sono certo che sarà il popolo italiano a tirarlo fuori dalla terapia intensiva, e a riportare ancora negli occhi sfiduciati e sfiniti degli italiani il suo sorriso tenace, coraggioso e umile. Perché l’Italia ha bisogno di lui, ora più che mai.

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