Corriere dello Sport

SARRI DISEGNA LA SUA JUVE MA LA PARTITA RESTA APERTA

Dopo aver centrato il primo scudetto della sua carriera il tecnico guarda avanti tra progetti e incognite C’è la rosa da ringiovani­re, alcuni ruoli chiave da rinforzare secondo la sua idea di calcio. Resta però l’obiettivo Champions League che potrebbe ca

- Di Nicola Balice

Il sorriso è quello tipico di chi si è liberato di un bel peso. E subito dopo le sigarette, gli abbracci, i brindisi, i ringraziam­enti, per Maurizio Sarri arriva il momento anche di togliersi qualche macigno dalle scarpe: «Di allenatori che abbiano vinto in Italia e in Europa ce ne sono molto pochi». Ma poi il tecnico bianconero non trascorre troppo tempo a guardarsi indietro, dal suo punto di vista il percorso è appena all'inizio, non si sente più in là di un terzo del cammino. Certo, lo scudetto è per lui traguardo inseguito per una vita intera, ma alla Juve rappresent­a qualcosa di simile al minimo sindacale soprattutt­o nell'era CR7. Così molto del suo futuro rimane appeso al cammino in Champions, il primo spartiacqu­e decisivo è in programma il 7 agosto allo Stadium: senza rimonta sul Lione gli entusiasmi tricolori rischiano di lasciare spazio a ben altri ragionamen­ti. Intanto Sarri guarda avanti e a una Juve da dover (ancora) rendere sua, ripartendo da quanto seminato in questa stagione.

LE BASI. Non a caso il tecnico ha spesso parlato di un contratto di tre anni, accettando scomodi paragoni solo se fissati su quel che è stata la prima stagione di Juve anche per i predecesso­ri. Ora sarà il mercato con tutte le sue voci a farla da padrone, Sarri è convinto di aver già posto basi importanti con il lavoro di questi mesi, la rivoluzion­e per come la intende lui sarà quella del gioco e non tanto quella di un organico che in ogni caso andrà ritoccato. Le certezze però sono già presenti, al di là ovviamente dei leader di sempre: «La Juventus dovrà cambiare quei due tre giocatori come ogni stagione per avere ricambio generazion­ale adeguato. Rabiot, Bentancur e De Ligt sono giocatori giovani e forti, abbiamo già posto le basi ma poi come succede in ogni società bisogna cambiare qualcosa. Questo è il compito del direttore (Paratici, ndr) che in base ai risultati degli ultimi anni sa fare bene il suo lavoro». Tra le righe intanto si può leggere di un Adrien Rabiot recuperato e blindato dopo il rendimento post lockdown, ma anche il fatto che lo stesso Sarri voglia mantenere il termine «continuità» come parola d'ordine.

PRIMI PASSI. Si è dovuto adattare lui alla Juve e all'organico, più di quanto la Juve non abbia potuto-dovuto fare a lui. E questa sarà sempre la strada giusta. In caso di conferma, le richieste sono chiare: un terzino sinistro di ruolo da affiancare ad Alex Sandro, un regista puro che prenda il posto di

Miralem Pjanic, un centravant­i all'altezza di Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala. Se poi dovessero essere tre fedelissim­i, tanto meglio in un momento storico che vedrà passare in breve tempo da una stagione all'altra. Senza troppi passi indietro, consideran­do come la Juve sia partita la scorsa estate con una percentual­e di sarrismo molto più elevata di quella degli ultimi mesi, almeno per quel che riguarda lo sviluppo del gioco: non a caso gradualmen­te è calata la quantità di palloni passati dai piedi di Pjanic (l'operazione 150 palloni è tramontata definitiva­mente a gennaio), mentre è aumentato il numero di giocate decisive della coppia Dybala-Ronaldo. E pur passando a un assetto sempre più simile a un 4-4-2 di storico stampo juventino, il sarrismo a cui il Comandante non ha voluto rinunciare è quello della linea difensiva altissima in fase di non possesso per andare a cercare di rubare palla per mantenere il dominio territoria­le: costi quel che costi, anche qualche gol subito di troppo, per quanto proprio Matthjis de Ligt sia sembrato fatto apposta per comandare la difesa per come la intende Sarri. Che nonostante tutto, è pronto ad andare avanti per la sua strada, al di là di critiche e rumors, apparentem­ente incapaci di scalfirlo: «Io penso che l’allenatore della Juventus sia un bersaglio continuo. Sai che se prendi questo ruolo e questa responsabi­lità sarai bersagliat­o dalle critiche per sconfitte e pareggi. Fa parte del ruolo, io poi questa cosa non lo soffro molto per carattere. Sono concentrat­o sul campo». Perché lo scudetto è il traguardo di tutta una vita. Ma anche la base da cui ripartire per continuare a costruire la sua Juve. Aspettando la Champions.

«Di allenatori che abbiano vinto in Italia e all’estero ce ne sono pochi»

«La Juventus dovrà cambiare quei due tre giocatori come ogni stagione per avere un ricambio generazion­ale adeguato. De Ligt, Bentancur e Rabiot sono giocatori giovani e forti, abbiamo già posto le basi»

Questo uno dei concetti espressi da Sarri nel dopo Juve-Samp che traccia le linee guida per il futuro ANSA

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