Cittadinanza onoraria a Mihajlovic
APPROVATA LA DELIBERA CHE CONFERISCE L’ONORIFICENZA
Bologna ha un nuovo «figlio». Il Consiglio Comunale ha approvato ieri pomeriggio la delibera di conferimento della cittadinanza onoraria a Sinisa Mihajlovic. «Per me è motivo di grande orgoglio» ha commentato immediatamente l’allenatore rossoblù. Alle 15.41 si è conclusa la votazione: 26 voti favorevoli, compreso quello del sindaco Virginio Merola, e 3 contrari. «Questa è la seconda cittadinanza che ricevo dopo quella di Novi Sad, ma - ha aggiunto Mihajlovic - per me che sono serbo diventare cittadino di una città italiana è un grande onore. Bologna è un’eccellenza di questo Paese, una città universitaria e una delle più belle d’Italia. Spero di dare sempre il buon esempio e di onorare il nome di
Bologna in ogni momento».
Ed è proprio per l’esempio che Sinisa ha saputo dare nei mesi di lotta contro la malattia che Gian Marco De Biase ha avuto l’idea dell’onorificenza: «Mi ha colpito anche il fatto che Mihajlovic abbia detto di sentirsi figlio di Bologna, perché - ha spiegato - Bologna è proprio una mamma. Ti accoglie, ti accudisce, ti istruisce e ti cura mettendoti a disposizione il meglio della medicina internazionale». Il sindaco Merola consegnerà, presumibilmente a settembre, la pergamena che attesta la cittadinanza onoraria di Mihajlovic.
JUWARA. Intanto l’allenatore del Bologna ha voluto far sapere che Musa Juwara non è stato convocato contro il Lecce per pura scelta tecnica. Nessuna punizione per il ragazzo, solo un aumento delle rotazioni offensive dovuta al rientro di suoi compagni di reparto prima ai box per infortunio. Il 18enne gambiano si sta allenando bene e non si è montato la testa per il gol di San Siro contro l’Inter, ma dopo quella gara a Milano sono tornati a disposizione Skov Olsen, che Mihajlovic vuole valutare, e poi anche Santander. Sono dunque aumentate le rotazioni in attacco e per il classe 2001, ancora Primavera per età, il minutaggio si è azzerato.
«È un grande onore Bologna la sento mia e farò di tutto per esserne degno»