Corriere dello Sport

MOURINHO, DAVVERO TI BASTA FINIRE SESTO?

C’era una volta un allenatore che vinceva campionati e Champions League Dopo due esoneri nelle ultime quattro stagioni lui applaude la rimonta con il Tottenham ma non tutti la pensano così

- Di Gabriele Marcotti

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Josè Mourinho non ha dubbi. Il pareggio contro il Crystal Palace ha garantito al Tottenham un posto in Europea League. Ed è lo stesso Special One a ricordare a tutti il suo curriculum in quella competizio­ne: «Io ho giocato l'Europa League due volte, una con il Porto e una con il Manchester United. In entrambe le occasioni l'ho vinta. Quindi spero di vincerla pure con il Tottenham...». Mourinho ci tiene anche a sottolinea­re che quando ha preso in mano gli Spurs dopo l'esonero di Mauricio Pochettino a dicembre, il Tottenham era quattordic­esimo. Con lui è risalito fino al sesto posto. E questo nonostante la cessione di Eriksen a gennaio e gli infortuni di Son e Kane. Tutto vero. Vero anche però che il Tottenham ereditato da Pochettino era vicecampio­ne d'Europa e l'anno scorso aveva chiuso il campionato al quarto posto. Quanto ad Eriksen, finiva spesso in panchina sia con Pochettino come con Mourinho e lo Special One ha fatto poco per trattenerl­o. E il paradosso di Kane e Son è che proprio lo stop imposto dalla pandemia ha permesso ai due di tornare e di disputare le ultime nove gare di campionato, guarda caso proprio in coincidenz­a con il rilancio degli Spurs, che hanno colleziona­to 17 punti negli ultimi 9 turni.

LOCK DOWN. Inutile negarlo, la svolta è arrivata proprio dopo il lockdown. Appena prima dello stop il Tottenham aveva trscorso un mese senza vincere, venendo umiliato in casa e fuori dal Lipsia in Champions League e perdendo lo scontro diretto contro il Wolverhamp­ton. Va detto anche che, mentre molti colleghi hanno tenuto un profilo basso durante il lockdown, Mourinho si è fatto vedere tanto, allenandos­i nei parchi londinesi con vari giocatori (anche quando era vietato, e infatti è stato multato) fino a presentars­i in casa di Tanguy Ndombele, invitandol­o a fare jogging con lui (si sperava a questo punto che scoppiasse la pace tra i due, invece il rapporto ormai è rotto).

EFFETTO MOU. Effetto Mourinho oppure sempliceme­nte il rientro dei due migliori attaccanti? E' la solita discussion­e che divide i Mourinhian­i dagli anti-Mourinhian­i. Di certo, a livello di gioco, c’è stata un'involuzion­e rispetto agli anni di Pochettino. Gli Spurs targati Mourinho difendono più bassi, scavalcano spesso e volentieri il centrocamp­o con i lanci e si affidano di più alla velocità di Son e Lucas Moura e al peso di Kane. Detto ciò sono pure più concreti, più arcigni e più solidi in fase difensiva (non a caso nessuno in casa Spurs si è opposto alla cessione

Josè Mourinho di Eriksen...). Del resto lo stesso Mourinho aveva lanciato l'allarme a febbraio quando aveva dichiarato: «Questa non è ancora la mia squadra. Giudicate l'anno prossimo dopo una campagna acquisti estiva, dopo un vero precampion­ato. Sono molto entusiasta e non vedo che inizi. Il mio Tottenham partirà da lì». Frase più che legittima ma che però è un po' in contraddiz­ione con i meriti che il tecnico si prende adesso per il sesto posto. Ma, del resto, lo Special One è fatto così... prendere o lasciare.

«Ho trovato una squadra che non era la mia, adesso potrò scegliere i rinforzi»

«Ho vinto due volte l’Europa League a Londra sono pronto per fare il tris»

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POSTO 57 anni, nel novembre del 2019 ha sostituito Pochettino sulla panchina del Tottenham
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