MOURINHO, DAVVERO TI BASTA FINIRE SESTO?
C’era una volta un allenatore che vinceva campionati e Champions League Dopo due esoneri nelle ultime quattro stagioni lui applaude la rimonta con il Tottenham ma non tutti la pensano così
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Josè Mourinho non ha dubbi. Il pareggio contro il Crystal Palace ha garantito al Tottenham un posto in Europea League. Ed è lo stesso Special One a ricordare a tutti il suo curriculum in quella competizione: «Io ho giocato l'Europa League due volte, una con il Porto e una con il Manchester United. In entrambe le occasioni l'ho vinta. Quindi spero di vincerla pure con il Tottenham...». Mourinho ci tiene anche a sottolineare che quando ha preso in mano gli Spurs dopo l'esonero di Mauricio Pochettino a dicembre, il Tottenham era quattordicesimo. Con lui è risalito fino al sesto posto. E questo nonostante la cessione di Eriksen a gennaio e gli infortuni di Son e Kane. Tutto vero. Vero anche però che il Tottenham ereditato da Pochettino era vicecampione d'Europa e l'anno scorso aveva chiuso il campionato al quarto posto. Quanto ad Eriksen, finiva spesso in panchina sia con Pochettino come con Mourinho e lo Special One ha fatto poco per trattenerlo. E il paradosso di Kane e Son è che proprio lo stop imposto dalla pandemia ha permesso ai due di tornare e di disputare le ultime nove gare di campionato, guarda caso proprio in coincidenza con il rilancio degli Spurs, che hanno collezionato 17 punti negli ultimi 9 turni.
LOCK DOWN. Inutile negarlo, la svolta è arrivata proprio dopo il lockdown. Appena prima dello stop il Tottenham aveva trscorso un mese senza vincere, venendo umiliato in casa e fuori dal Lipsia in Champions League e perdendo lo scontro diretto contro il Wolverhampton. Va detto anche che, mentre molti colleghi hanno tenuto un profilo basso durante il lockdown, Mourinho si è fatto vedere tanto, allenandosi nei parchi londinesi con vari giocatori (anche quando era vietato, e infatti è stato multato) fino a presentarsi in casa di Tanguy Ndombele, invitandolo a fare jogging con lui (si sperava a questo punto che scoppiasse la pace tra i due, invece il rapporto ormai è rotto).
EFFETTO MOU. Effetto Mourinho oppure semplicemente il rientro dei due migliori attaccanti? E' la solita discussione che divide i Mourinhiani dagli anti-Mourinhiani. Di certo, a livello di gioco, c’è stata un'involuzione rispetto agli anni di Pochettino. Gli Spurs targati Mourinho difendono più bassi, scavalcano spesso e volentieri il centrocampo con i lanci e si affidano di più alla velocità di Son e Lucas Moura e al peso di Kane. Detto ciò sono pure più concreti, più arcigni e più solidi in fase difensiva (non a caso nessuno in casa Spurs si è opposto alla cessione
Josè Mourinho di Eriksen...). Del resto lo stesso Mourinho aveva lanciato l'allarme a febbraio quando aveva dichiarato: «Questa non è ancora la mia squadra. Giudicate l'anno prossimo dopo una campagna acquisti estiva, dopo un vero precampionato. Sono molto entusiasta e non vedo che inizi. Il mio Tottenham partirà da lì». Frase più che legittima ma che però è un po' in contraddizione con i meriti che il tecnico si prende adesso per il sesto posto. Ma, del resto, lo Special One è fatto così... prendere o lasciare.
«Ho trovato una squadra che non era la mia, adesso potrò scegliere i rinforzi»
«Ho vinto due volte l’Europa League a Londra sono pronto per fare il tris»