Diritti Tv, De Laurentiis lancia il modello-cinema
IL PIANO PIACE. ANCORA ASSENTE LA JUVE Il presidente, per la seconda volta, ha illustrato ai colleghi di A con più dettagli la sua idea e i suoi benefici
Aurelio De Laurentiis ha un piano: adattare il “modello cinema” - il suo mondo - ai diritti tv del calcio. Immaginando un sistema strutturato su tre soggetti: il produttore (la Lega calcio), il distributore (i tradizionali broadcaster o le nuove frontiere come Amazon, Timvision, Facebook, Netflix, Dazn) e la "sala", ossia televisore, smartphone o pc dove la partita può essere fruita dal consumatore finale. Ieri il patron Napoli ha illustrato la proposta per la seconda volta ai presidenti delle società, arricchendola di dettagli rispetto ai discorsi della settimana scorsa e presentando tutti i possibili benefici derivanti dal mercato internazionale. La strada è tracciata: la Lega creerà una “media company” per diventare padrona dei propri contenuti, in un progetto editoriale che punta all’autonomia sulla produzione di dirette, highlights, sintesi e interviste, per poi vendere il pacchetto ai clienti che a loro volta lo distribuiranno presso la platea di appassionati. La cordata De Laurentiis punta a liberarsi dal giogo delle emittenti televisive che nel prossimo bando (2021-24) sembrerebbero orientate a effettuare un gioco al ribasso pericoloso per le finanze dei club.
MEDIA COMPANY. Anche questa seconda la riunione era al St Regis, hotel nel centro di Roma: all’ora di pranzo si sono ritrovati i rappresentati di Lazio, Roma, Milan, Napoli, Verona, Udinese, Fiorentina, Sampdoria e Genoa. In video si sono collegate Inter, Spal, Parma, Torino, Sassuolo e Cagliari, assenti Juventus (per la seconda volta, un segnale?), Atalanta (Percassi ha perso l'aereo), Bologna, Lecce e Brescia. All’incontro hanno partecipato anche gli uomini della Nielsen che hanno condotto uno studio sul gradimento del calcio italiano nel mondo. Dalla ricerca è emerso che la Serie A ha 150 milioni di spettatori, di cui 46 milioni in Asia, 39 in centro America e America Latina, 13 in Africa e 11 negli Stati Uniti. La media company metterebbe in vendita il "pacchetto calcio" al costo di 36 euro mensili per i tifosi, concedendo un 10% di guadagno alle piattaforme (tv o web) che trasmetteranno l’evento. È la logica del botteghino, o se preferite dell'edicola con il sistema del reso: i distributori guadagnano su ciò che vendono, senza rimetterci nemmeno un euro sull'invenduto. I presidenti la vedono anche come "un'operazione simpatia" perché le persone avrebbero l'opportunità di comprare anche una singola partita, invece di essere obbligate a sottoscrivere onerosi abbonamenti annuali.
SCENARI. Il piano di ADL piace, ma diverge dalla proposta del presidente della Lega, Paolo Dal Pino, che inizialmente voleva i fondi d’investimento come soci del progetto. De Laurentiis preferisce farli salire a bordo in qualità di semplici finanziatori che prestino soldi a un tasso vantaggioso, facendo assumere alle 20 sorelle del campionato rischi e opportunità di un’impresa fatta in casa. A via Rosellini non si pongono il problema: che passi pure il lodo De Laurentiis, l'importante è fare la rivoluzione. La riunione è diventata un’occasione per creare un fronte compatto in vista dell’assemblea di giovedì a Milano, in cui la proposta sarà messa ai voti. Intanto, ieri è scaduto il termine per presentare le offerte vincolanti finalizzate a diventare partner nella media company. Anche qui, insieme all'advisor Lazard, si continua a ragionare sulle due opzioni: le proposte di Bain, Cvc e Advent riguardano una partnership attraverso l'acquisto di quote di minoranza (tra i 2 e i 2,5 miliardi), mentre Apollo, Fortress e Blackstone hanno elaborato offerte di finanziamento. Wanda (1,5 miliardi a stagione) e Mediapro si sono invece rivolte direttamente ai club, proponendo una partnership nella realizzazione del canale della Lega.