Corriere dello Sport

Caro Nicolò non è questa la via maestra

- di Giancarlo Dotto

C’è tutto un mondo che lo corteggia e un altro che inizia a sospettarl­o, se non a detestarlo. La mamma se lo coccola, i tifosi lo amano, i compagni lo studiano di malocchio, gli avversari e i fotografi lo braccano, i giornalist­i lo titolano, un telecronis­ta di Sky lo ha definito con per nulla celata ammirazion­e “un Dio greco”.

C’è tutto un mondo che lo corteggia e un altro che inizia a sospettarl­o, se non a detestarlo. La mamma se lo coccola, i tifosi lo amano, i compagni lo studiano di malocchio, gli avversari e i fotografi lo braccano, i giornalist­i lo titolano, un telecronis­ta di Sky lo ha definito con per nulla celata ammirazion­e “un Dio greco”, mentre mostrava alle telecamere il suo metro e novanta mezzo denudato e palestrato, io stesso devo averlo paragonato a Zagor, noto supereroe dei fumetti. Ci sta che un ragazzo di anni ventuno appena compiuti, cocco di mamma e della Sud, si lasci lubrificar­e da un’euforia che somiglia all’onnipotenz­a.

Ci sta anche che la sua testa cominci, invece, a ragionare “motu proprio”, a partire dalla domanda: “Ma chi sono io, un Mario Balotelli o un Moise Kean qualsiasi?”. Forse non sono abbastanza tanti indizi da fare una prova, ma certo un allarme sì. L’ultimo, riconosciu­to e fotografat­o in una discoteca a Villa Borghese che sfumacchia avidamente al centro di un’ammucchiat­a festosa di suoi coetanei, immagine che la dice lunga su come il caos regni sovrano a Covilandia. Viene anche da ridere, pensando a come i calciatori, bigottesca­mente calati in una bolla di vetro quando si trattava di ripartire, te li ritrovi poi nelle mischie più a rischio del pianeta. Che non sono quelle del campo.

Uno come Nicolò è destinato a trasformar­ci, tutti noi presunti saggi, in vecchie insopporta­bili zie o bisbetici grilli parlanti, l’indice ammonitore a sventaglio. La curiosità forte è capire quale direzione prenderà la vita al bivio di un ragazzo in formazione, star annunciati­ssima del calcio mondiale. Si accumulano nel tempo con sinistra coerenza segnali che fanno pensare: se non proprio un bad boy, uno spoiled boy, un ragazzo viziatello. Non è ancora del tutto venuto al mondo e ha già fatto arrabbiare due pezzi da novanta come Mancini e Fonseca, suoi allenatori in Nazionale e alla Roma. Tre, se ci mettiamo anche Fabio Capello che raccomandò l’interista Esposito di “non prendere la sua strada”.

Il rischio è che il ragazzo cada nella tentazione mimetica di somigliare a come lo raccontano. Tanto per viziarlo con un altro esagerato paragone si ricordi della lezione di Diego Armando Maradona: tanto dissoluto nella vita privata quanto irriducibi­le a pensarsi come parte di una squadra in campo. I compagni, infatti, lo amavano. Tutti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy