L’ATLETICA ITALIANA SI RISCOPRE ROCK
Il salto della Iapichino, la sfida tra Tortu e Jacobs Re e i giovani leoni dei 400, tanti personaggi e atleti in crescita: sembra di rivivere gli anni 90
Il concetto l’ha introdotto Antonio La Torre: «Larissa è tra le nostre rockstar», ha detto il d.t. azzurro dopo il 6,80 della Iapichino a Savona. Ma la definizione merita di essere allargata. E’ tutta l’atletica italiana che si sta riscoprendo rock in questa estate post-lockdown. Sembra quasi che quei due mesi di domiciliari forzati non siamo mai esistiti. Da Rieti a Savona, da Formia a Castiglione della Pescaia, un fuoco di fila di belle gare, sfide accese, personali sgretolati. E tanti, tanti attori protagonisti. Sembra di essere tornati agli anni Novanta, o giù di lì. Ricordate? C’erano ancora la lira e le Torri gemelle, direbbe il ministro Spadafora, quando Fabrizio Mori e Laurent Ottoz si sfidavano, e si stuzzicavano, tra gli ostacoli bassi; Panetta, Lambruschini e Carosi erano i keniani bianchi delle siepi; Donato e Camossi duellavano a suon di record nel salto triplo (indimenticabile una notte all’Arena, il 7 giugno 2000); Benvenuti e D’Urso accendevano gli 800 in attesa di Longo. Eppoi Tilli e Di Napoli, Dal Soglio e Vizzoni, la 4x100 dei velocisti sardi e mamma Brunet, la Bevilacqua degli amuleti, la pantera Fiona May e il Dream Team della marcia femminile. Grandi interpreti, personaggi da copertina di un’atletica che continuava ad emozionare sull’onda lunga dell’età dell’oro di Mennea e della Simeoni, di Cova e di Antibo.
DAL BASSO. Ora il Millennium Bug che ha colpito il movimento all’alba del Duemila sembra finalmente sconfitto. I risultati degli ultimi anni, al vertice e soprattutto alla base, aprivano già squarci di sereno sul futuro. Sono caduti record storici: dai 100 ai 400, dai 10.000 alle due 4x100. Soprattutto, sono emersi personaggi capaci di uscire dall’anonimato. “Gimbo” Tamberi su tutti, poi Filippo Tortu. E le famose All Blacks della 4x400, per non limitarci al settore maschile. «Se ci riflettiamo bene, il compito dei
Tamberi, dei Tortu, dei Re, è anche quello di ispirare una generazione» ha sottolineato qualche giorno fa La Torre.
Così a Savona, nella riunione clou della ripartenza, abbiamo visto Vladimir Aceti ed Edoardo Scotti, 41 anni in due, mordere le caviglie a Re sui 400. Abbiamo riscoperto Elisa Di Lazzaro, 22 anni, promessa sinora non mantenuta dei 100 hs, arrivare spalla a spalla con Luminosa Bogliolo. Abbiamo registrato una Sara Fantini, 22 anni, figlia d’arte, stabile oltre i 70 metri nel martello. Soprattutto abbiamo visto Vittoria Fontana, 20 anni appena compiuti, aspirante nuova Levorato per velocità e stazza atletica, arrabbiata dopo la sconfitta sui 100 contro due veterane come Bongiorni e Siragusa («Un atteggiamento positivo» ha sottolineato il d.t.). Finita l’era della sfilata davanti ai microfoni della Rai felici per una sconfitta o impegnati a giustificare i propri fallimenti. Adesso chi perde s’incazza e riparte più carico di prima.
Come Marcell Jacobs. Aspettava da due anni la rivincita con
Tortu, sembrava favorito da condizione e mentale superiori, invece ha perso ancora. E non se ne faceva una ragione. «Nel Tortu di Savona si è rivisto il Tortu che agguanta la finale mondiale per un millesimo - ha evidenziato La Torre - Ai talenti riescono queste cose, quando alle spalle c’è l’allenamento: lui ne ha fatto tanto, e buono, e deve ancora uscir fuori. Con Jacobs, li vogliamo entrambi sotto i 10 secondi e l’auspicio è di rivederli scoppiettanti a Padova agli Assoluti di fine agosto e poi al Golden Gala del 17 settembre».
CONFRONTO CONTINUO. Ecco, Tortu-Jacobs è la più eclatante e scoppiettante, perché incardinata sulla distanza regina, delle ritrovate sfide che rendono rock l’atletica post-lockdown. Ma oltre a quelle già citate è già realtà Tamberi-Sottile nell’alto, dove Elisa Vallortigara potrebbe aver trovato una nuova rivale in Erika Furlani. Mentre tanti azzurri attendono un avversario nel salotto di casa - Larissa Iapichino (lungo) e Claudio Stecchi (asta), Yeman Crippa (fondista che ieri ha debuttato sui 1500 a Cles), Leonardo Fabbri (peso), Daisy Osakue (disco); e Filippo Randazzo (lungo) se troverà continuità - ma testimoniano già da soli la vitalità del movimento.
«Tutto ciò non è casuale - ha chiarito ancora La Torre - è il frutto di un lavoro continuo, che non si è mai fermato. Ogni atleta ha trovato dentro di sé i motivi per non rassegnarsi al Covid, ma anzi sfidarlo, spostare più in là il confine. E anche le centinaia di ore di confronto tra allenatori nei webinar su AtleticaViva Online sono servite e hanno trasformato una tragedia in un’opportunità». Perché l’atletica è anche confronto di idee, evoluzione di metodologie, cultura (quest’anno ricorrono i 50 anni del Centro Studi e della rivista relativa). Certo, per dirla con Celentano, ricordiamoci che se l’atletica italiana è rock quella mondiale, in condizioni di normalità, è tutt’altro che lenta. Ma questa è un’altra storia.
Emergono ragazzi con una mentalità nuova, che non si accontentano
La Torre: «Tamberi, Tortu e gli altri big devono trascinare una generazione»