Il primo dei perdenti si ritrova un tesoro
Arrivare al secondo posto porta nelle casse di un club il 30% del gettito della Uefa. Poi ci sono i soldi per le vittorie E se la Juve sbanca, avrà in tasca ben 111 milioni
In attesa di rivedere il pubblico sugli spalti (aspetto strettamente collegato ai “ricavi da botteghino”), l’attenzione dei club italiani, interessati alle coppe europee, si concentra sui ricavi delle due competizioni a marchio Uefa. Conquistare la Champions a Lisbona o l’Europa League a Colonia, o anche soltanto accedervi, nella prossima stagione, significa mettere in sicurezza i conti societari, riuscendo così a navigare un po’ meno a vista, Covid-19 permettendo.
Sale pertanto la febbre da Champions, per la prima volta assegnata con la formula della Final eight (ad eliminazione diretta) nel prossimo mese di agosto (dal 12 al 23). Una macchina da soldi del valore di oltre 2 miliardi di euro per i 32 club iscritti in questa stagione.
Per l’esattezza il valore della torta “2020” è di 2,04 miliardi. Superata l’emergenza sanitaria questo tesoretto è destinato a crescere ulteriormente. Nell’ultimo biennio infatti si è entrati in una nuova fase. Sono stati modificati i pesi percentuali delle diverse voci di entrata.
Il primo fattore da prendere in considerazione è il “ranking storico” (vengono analizzati gli ultimi 10 anni sotto il profilo sportivo): vale circa 585 milioni di euro. A seguire i cosiddetti bonus fissi (488 milioni), suddivisi equamente tra le 32 squadre, e il “market pool” televisivo (altri 292 milioni). In quest’ultimo caso l’Uefa esamina i valori dei mercati televisivi dei diversi paesi rappresentati in seno alla competizione. La seconda metà dell’importo viene assegnato in base alla posizione conquistata al termine del campionato.
Se la classifica della Serie A venisse “cristallizzata” alla 36ª giornata, la Juventus, ad esempio, porterebbe a casa il 40% della quota destinata all’Italia, l’Inter il 30%, l’Atalanta il 20% e la Lazio il restante 10%. Le ultime due giornate, pertanto (ad eccezione della quota bianconera), saranno fondamentali per capire chi, tra Inter, Atalanta e Lazio, si presenterà, ai nastri della prossima Champions, forte, del 30% appena descritto. In gioco vi sono diversi milioni di euro che possono impattare positivamente sui bilanci di fine stagione. I restanti 675 milioni di euro sono collegati esclusivamente al percorso sportivo dei club nel corso del torneo. Ripartendo dall’analisi delle quote di “diritto”, le squadre, inserite nella fase a gironi, ricevono immediatamente 15,25 milioni di euro. In caso di vittoria ulteriori 2,7 milioni e 900 mila euro per ogni pareggio.
La filosofia del format Uefa è semplice: più si vince e si va avanti nella competizione, maggiori sono gli incassi dei club. Le squadre già qualificate agli ottavi riceveranno un bonus di 9,5 milioni. La Juventus, neo campione d’Italia, in caso di superamento del turno (ai danni del Lione), incasserà nei quarti ulteriori 10,5 milioni, per poi puntare al bottino delle semifinali (12 milioni) e ai 15 milioni (in caso di ingresso in finale). A queste cifre bisogna aggiungere l’assegno, pari a 4 milioni di euro, destinato soltanto alla squadra vincitrice. Sempre quest’ultima, poi, incassa altri 3,5 milioni per la sfida di Supercoppa Uefa (nel match contro la vincente di Europa League) ed eventualmente 1 milione di euro se alzerà al cielo anche questo trofeo. Secondo le ipotesi dell’organismo di Nyon, un club che dovesse vincere tutte le gare, fino alla conquista del trofeo, porterebbe a casa circa 82,5 milioni di euro (senza prendere in considerazione ranking e market pool). Nella fase a gironi non si può arrivare ad incassare più di 16 milioni di euro (nell’ipotesi di sei vittorie su sei). Mediamente un team vincente, che passa la prima fase del torneo, riceve un assegno tra i 10 e i 12 milioni di euro.
Dopo la formula dei gruppi, considerando tutte le diverse voci (fisse e variabili), la Juventus avrebbe già in pancia una dotazione economica superiore ai 70 milioni di euro, il Napoli circa 52 milioni e l’Atalanta una cifra vicina ai 35 milioni. I campioni d’Italia, in caso di superamento degli ottavi e della conquista finale del trofeo, incasserebbero ulteriori 41,5 milioni, sfondando il tetto storico dei 111 milioni di euro. Un risultato importantissimo anche in chiave economico-finanziaria.
Più stabile la classifica del ranking storico (un budget del valore di 585 milioni di euro, diviso sulla base delle “quote di coefficiente”). Al primo posto assoluto, quest’anno, c’è il Real Madrid (incasserà 35,46 milioni di euro). La Juventus
è al sesto posto (29,91 milioni), seguono Inter (16,62 milioni) e Napoli (15,51 milioni), rispettivamente al 18° e 19° posto. Ancora più defilata è la posizione dell’Atalanta, outsider di questo torneo, al 30° posto con 3,32 milioni di euro.
Il confronto Champions-Europa League parte proprio dai playoff del più importante format Uefa. Parteciparvi, pur non riuscendo ad entrare nella fase a gironi, spalanca comunque le porte del secondo evento paneuropeo per club. Oltre a ciò ogni società incassa 5 milioni di euro (in totale 50 milioni di euro destinati solo ai preliminari di Champions). Questi importi fanno parte di un budget (a marchio Europa League)
del valore complessivo di 560 milioni di euro. Praticamente poco più di 1/4 del valore globale della Champions. Già nella fase a gironi, la qualificazione, per ciascuno dei 48 club, non vale più di 2,92 milioni di euro. Poi si passa alla parte “premiante” (570mila euro per la vittoria, 190mila per il pareggio; 1 milione di euro per la squadra vincente del girone e 500mila per la seconda). Il gettone sale fino a 1,1 milioni per gli ottavi di finale, 1,5 milioni per i quarti, 2,4 milioni per le semifinali e 4,5 milioni per l’ingresso in finale. La vincente incassa infine ulteriori 4 milioni. Anche in Europa League c’è la classifica per coefficienti sulla base degli ultimi 10 anni (in totale 84 milioni da redistribuire tra i 48 team). La squadra più in basso in questa classifica riceverà appena 71.430 euro, la prima invece ben 3,42 milioni di euro.
C’è infine, anche in Europa League, il “market pool” (168 milioni). Metà di questo importo (84 milioni) viene diviso tra tutte le federazioni rappresentate (almeno da un club nella fase a gironi). Nell’ipotesi di due squadre, di cui una vincente in coppa (a livello nazionale), la quota spettante è pari al 60% per la prima e al 40% per l’altra squadra.
La parte restante del market pool viene spalmata attraverso uno schema percentuale a scalare. Il 40% per la fase a gironi (33,6 milioni) e il 4% per la finale (con 3,4 milioni di euro a disposizione delle due finaliste). Il calcolo di quanto viene redistribuito è oggetto di un’analisi complessa da parte della stessa Uefa. L’organismo elvetico prende in considerazione cinque diversi fattori, ma sempre e soltanto dopo la finale, quest’anno in programma a Colonia il prossimo 21 agosto.